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Noterelle

UNITI NELLA GUERRA

EMILIO CORBETTA - 16/04/2021

tuttiAnche i varesini vivono certi momenti della vita così drammatici da far passare in secondo piano l’interesse personale o quello di una sola parte della popolazione. I bisogni dei singoli non scompaiono, ma gli eventi definiti universali prevalgono su tutto e tutti per cui il buon senso invita l’intera popolazione ad essere unita per tendere alla risoluzione del dramma globale. Succede appunto che le parti, i particolarismi, gli interessi di una frazione, pur non dimenticabili, vanno in secondo piano.

Gli eventi, definiti grandi disgrazie nel linguaggio comune, che richiedono l’unità di una comunità sono purtroppo molti: coinvolgono la sanità e l’economia, sono spesso gravi eventi atmosferici, in Italia frequenti movimenti tellurici, in Medio Oriente eterne azioni belliche, in altre terre del mondo carestie e così via. Non stiamo sottolineando una novità, anzi facciamo una affermazione molto ovvia. Eppure molti non sanno vedere questa necessità e addirittura remano contro.

Prendiamo in considerazione la necessità della salute: è un problema di tutta la nostra umanità e la comunità di ogni nazione dovrebbe saper provvedere unita, con decisioni univoche, a conservare questo bene unico, ma anche i vari organismi sovranazionali devono procedere in sintonia tra di loro perché le patologie, se trascurate, evolvono facilmente in pandemie, come l’esperienza insegna.

Nella storia umana la scoperta dei virus è recente, ma nel proseguo degli studi sugli stessi e sulla loro diffusione si vide la necessità di assicurare prevenzione e capacità di dominio degli eventi definiti genericamente influenzali; quindi nel 2006 fu legiferato che sia il governo centrale che quelli delle regioni avrebbero dovuto elaborare piani in tal senso. Non fu così! Anzi la sanità nei bilanci nazionali venne sempre più penalizzata ed in certe Regioni l’eccessivo favore dato alla Sanità privata aumentò la debolezza della sanità stessa nei confronti di certe patologie.

È luogo comune definire il mondo villaggio globale e questa globalità si realizza in particolare sotto la spinta delle necessità economiche, capaci di spostare ricchezze e povertà travalicando i confini, viaggiando su internet. Ma anche le merci, gli uomini si spostano con velocità, diffondendo patologie. Esperienza recente il giungere a noi di insetti ignoti che mettono in crisi le culture autoctone. Se si diffondono facilmente loro, visibili, figuriamoci i microbi e i virus ben nascosti ai nostri sensi fin quando non mostrano i loro drammatici effetti.

La capacità di agire all’unisono tra di noi c’è veramente? I recenti eventi delle vaccinazioni confermano delusione al riguardo. Le statistiche hanno rivelato che un numero veramente grande di “amici” non sono stati capaci di rispettare le regole, fissate non per motivi politici ma scientifici, per meglio dominare la pandemia. Sono stati scavalcati migliaia di soggetti deboli che avrebbero dovuto essere difesi dalla vaccinazione. Per queste manovre ci sono scappati dei morti? Probabile, anche se non facile calcolarli. Morti anche per la disorganizzazione di certe Regioni.

Il semplice cittadino non può vedere il quadro completo della situazione: le regole devono essere suggerite dall’esperienza scientifica degli epidemiologi, che conoscono molto bene i lati deboli di una popolazione (non dimentichiamo poi lo scambio di esperienze tra le varie scuole) ed elaborano di conseguenza quei principi molto importanti da rispettare in unità. Come detto purtroppo gli egoismi hanno prevalso e non c’è stata questa capacità.

Il prevalere degli interessi di parte rompe gli equilibri progettati, ma vien da chiederci: “e se gli scienziati sbagliano?”. L’ipotesi è valida (nessuna scienza ha la verità assoluta, nessuna scienza è esatta), ma la possibilità che chi ha più sapere indichi strade valide, più vicine al giusto, è maggiore.

Ma io, furbetto, creo veramente danno? Anche a me stesso? Eh sì. I soggetti deboli ammalati richiedono subito intensità di cure ed energie maggiori, mentre i più giovani hanno più capacità di difesa tanto che spesso guariscono senza ricovero ospedaliero e certi, particolarmente dotati, anche con minime cure. I soggetti deboli diventano serbatoi notevoli di virus che acquistano maggiore capacità di mutazioni.

Consideriamo anche il lato economico contingente alla patologia: ogni giorno di ricovero ospedaliero costa alla comunità almeno 2000 euro se non di più. Vaccinando i deboli, si aumentano le possibilità di riduzione della spesa con vantaggio di tutti, si abbatte il numero dei pazienti purtroppo più costosi e più pericolosi dal punto di vista epidemiologico, con conseguente minor impegno sociale che può essere riversato su altri componenti della società. Lo scavalcare le file distrae energie e rallenta il raggiungimento degli scopi più concreti e validi.

Qualcuno dice che ci troviamo in una situazione analoga ad uno stato di guerra. Forse; senz’altro è una situazione grave ed atipica. La coerenza di tutti aumenta la forza e la capacità di difesa nei confronti di questa grande crisi. Quando calpestiamo questo, le statistiche peggiorano subito ed aumentano i casi e i morti. Ma da tempo la nostra politica si basa sulla esistenza dei partiti, delle parti! Che fare? Necessaria una riforma? Ce ne rendiamo veramente conto e soprattutto la sapremo realizzare?

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