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Opinioni

NUOVO PGT NEI FATTI

VALERIO CRUGNOLA - 25/06/2021

pgtLa settimana scorsa Rocco Cordì, storico attivista della sinistra, ha rivolto all’amministrazione Galimberti alcune critiche: non accuse, nulla di gridato, nessuna polemica, solo rilievi utili che meritano risposta. L’articolo evidenzia come anche dei veterani della politica non abbiano ben còlto il nesso tra le migliaia di interventi, piccoli o grandi, intrapresi dalla giunta di centrosinistra. Voglio dimostrare il contrario. Bisogna osservare bene.

La svolta è in corso ma, come per una nave da carico, esige tempo e ampi margini di manovra. E non è mancato un disegno. Lo si leggerà chiaramente quando i grandi progetti in corso o ancora da varare saranno stati portati a compimento, sempre che gli elettori consentano a Galimberti la necessaria continuità. Cordì ammette l’uscita dal deprimente immobilismo dei quasi cinque lustri leghisti e le tante cose fatte, ma non coglie la visione che le ha tenute insieme.

Per tanti anni amministratore pubblico, Rocco non nota i mutamenti nel bilancio: non ritocchi alla bisogna, ma una politica severa di uscita dal deficit ereditato dalle giunte di destra, accompagnata da redistribuzioni sostanziali a favore della riqualificazione urbanistica, dei servizi sociali, delle scuole, delle famiglie, del risparmio energetico, degli impianti sportivi e della cultura. Quintino Sella non avrebbe fatto molto meglio dell’assessore Cristina Buzzetti. Come il primo pose le basi dello Stato unitario con il suo rigore orientato ad affrontare le necessità, così Cristina ha posto le basi per la ripresa della capacità del Comune di Varese di attrarre finanziamenti e di riformulare l’allocazione delle risorse per spendere bene, in modo orientato ai bisogni.

Le strategie di bilancio hanno fornito la cornice di molti disegni strategici. Muoviamo da quelli urbanistici: il rifacimento dell’area tra le tre stazioni (quelle ferroviarie e quella degli autobus extraurbani), da ricucire al resto della città, di cui erano un corpo estraneo e un vuoto senza senso e senza vita; il rifacimento del grande comparto tra piazza della Repubblica e piazza XX Settembre, con i poli culturali del Politeama, area destinata a un teatro auditorium di qualità e di nuova concezione, e della Caserma, spazio multifunzionale destinato eminentemente allo studio; il ritorno del mercato in piazza Repubblica; il grande piano della mobilità che, partito da viale Europa da e per il centro e da e per il quartiere di Bizzozzero verso Lozza, si è poi esteso a largo Flaiano, risolvendo così il nodo dello strozzamento della città in connessione con l’uscita da o l’accesso in autostrada e l’intersezione di linee di spostamento urbano da e verso Bizzozzero, Giubiano, Bustecche, Bosto e il centro città; il Piano urbano della mobilità sostenibile, che sta per venire approvato, con le incentivazioni alla pedonalizzazione (una vera e propria pioggia d’oro per il turismo, la vivibilità urbana e il commercio), alla ciclabilità, con l’interscambio tra trasporto pubblico e trasporto privato e il potenziamento delle linee di autobus urbani ed extraurbani, il progetto del tram-treno e i collegamenti veloci con Milano e il Ticino. Nessun cenno da parte sua ad altri tre punti di interesse: il masterplan relativo al comparto Biumo Inferiore, Belforte e Giubiano, una grande area occupata da edifici degradati, poco attraente e strozzata sul piano della mobilità; la derubricazione dai vincoli del PGT binelliano di migliaia di edifici privi di qualità, per facilitare gli investitori e risanare, rinnovandole, aree degradate; la riqualificazione di edifici destinati a studentati per portare giovani in una città che ha stretto con Galimberti, finalmente, organici rapporti con l’università; infine, la strategia degli inneschi di poli di rigenerazioni nei diversi quartieri.

Tutti questi interventi hanno picconato il vecchio PGT, fino a demolirlo di fatto. Non a caso il consigliere Binelli non perde occasione per lamentare lo smantellamento di quello che considera (ille solus!) il suo capolavoro. Non c’è stato un nuovo PGT, è vero, ma le iniziative intraprese per correggere il vecchio ne hanno sveltito e anticipato la sua prefigurazione, guadagnando tempo evitando lungaggini burocratiche. Il PGT arriverà, ma a motore riavviato e con le esperienze maturate nel primo quinquennio.

Non vi è un disegno organico, ma l’osservatore attento può immaginarlo dalle linee già profilate. Possiamo promettere che il nuovo PGT avrà un forte taglio ambientalista, e la presenza dei verdi, dei 5S e di Progetto Concittadino farà da stimolo e da garante. La vivibilità, già al centro degli interventi di questo quinquennio (anche grazie all’impulso dato a molte attività sportive), diverrà un focus cruciale, e qui il ruolo di stimolo e di controllo spetterà soprattutto alla lista di Praticittà, che viene costruendosi in modo autonomo dal sindaco (una novità non da poco), mettendo al centro la qualità della vita: le donne, le famiglie, i bambini, l’integrazione dei residenti stranieri.

Sulla scuola si è fatto moltissimo: l’assessore Di Maggio, poco versata per la retorica, ha lavorato in silenzio coinvolgendo i lavori pubblici, i genitori, il terzo settore, i centri estivi (oratori inclusi), i nuovi organismi (perfettibili) di decentramento. Purtroppo il silenzio non attira gli sguardi distratti. Anche l’azione dei Servizi Sociali a contrasto o contenimento delle povertà vecchie e nuove ha allargato il suo raggio, e Molinari non è certo stato a guardare durante il Covid. Grande è stato anche il lavoro svolto dalla assessore Perusin a sostegno alle attività produttive e nei “tavoli” di confronto tra le diverse componenti del mondo economico e del lavoro. Note positive anche sul turismo. L’attenzione alle periferie, forse non rimarchevole, è stata costante. Riportare vitalità in una città spappolata e disuguale non è semplice e non è immediato: si sono mossi i primi passi, alcune linee si sono intraviste, l’agenda del nuovo quinquennio ne terrà conto. Insomma, la città è diventata più moderna, più accogliente, più inclusiva: non quanto basta, non a misura degli ideali, ma si è mossa.

L’impegno profuso per delineare gli interventi varesini del Recovery Plan è stato notevole, e i progetti in gioco sono molto ambizioni. Se le proposte verranno accolte, persone come me e Rocco godranno la loro terza età in una città molto diversa.

Cordì invoca una svolta nell’agire politico, nello stile, nell’ascolto dei cittadini. La conquista del consenso non nasce da manovre e “operazioni”, ma dalla capacità di includere pezzi di società, di storie e di strati sociali. L’apporto amico dei cittadini, la continuità e l’assemblearità del lavoro dei candidati delle diverse liste, la comune saggezza potranno migliorare non solo la produttività, giù elevata, della giunta e del Consiglio. ma altresì lo stile nell’agire, nel comunicare e nell’interagire con la città. Possiamo e dobbiamo ancora migliorare: stiamo imparando facendo.

Le nomine spettanti al sindaco sono state parte di un notevole cambiamento. La Fondazione Molina è un caso esemplare. Ne ho esperienza diretta e sapere che ci sono persone come Bonoldi, Rinaldi e Belli accanto a un personale generoso e capace, mi rassicura e mi rende orgoglioso di Varese.

La giunta e i consiglieri hanno maturato una forte coesione. Si è appreso a lavorare in gruppo, a confrontarsi lealmente, ciascuno per la propria parte. Questo patrimonio di esperienza costituisce un punto di partenza, che permetterà di integrare i nuovi apporti, prevenire tensioni e superare incomprensioni. Le alleanze locali possono non risentire di tensioni nazionali. Il ruolo propositivo delle commissioni e del Consiglio andrà incentivato. Senza sabotatori la navigazione della giunta Galimberti bis sarà molto più tranquilla e ancor più proficua.

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