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Politica

FATTORINO DEI SINDACI

DEDO ROSSI - 17/09/2021

pio-alessandriniAncora oggi, a venticinque anni dalla sua morte avvenuta a Barasso il 3 marzo 1996, il ricordo del senatore Pio Alessandrini, uomo di profonda fede e di grande impegno politico, soprattutto nella sua Luino resta vivo. Nato a Trento nel 1906, era arrivato a Luino nel 1939, per acquistare la Villa Crivelli Serbelloni (poi diventata Villa Fonteviva), sul lungolago, per conto della Compagnia di San Paolo. che intendeva utilizzare questa struttura come casa per ritiri spirituali. E a Pio Alessandrini, già allora figura di spicco all’interno dei “paolini”, era stata affidata l’intera operazione, dall’acquisto alla successiva gestione.

Appena ventenne aveva fatto suo il carisma della Compagnia di San Paolo con il motto: “Ci proponiamo di elevare umanamente e di animare di spirito evangelico la vita, ricercando concretamente la volontà di Dio nei segni dei tempi”. E, seguendo i “segni dei tempi”, a Luino aveva man mano trasformato la Villa Fonteviva, nel 1943, da casa per esercizi spirituali in luogo per lo sfollamento dalla città e insieme in sede di raccolta per perseguitati ebrei o renitenti alla leva, organizzandone l’espatrio verso la Svizzera.

Aldo Mongodi, che fu giornalista del Giornale di Varese, così aveva raccontato in una intervista televisiva a Claudio Perozzo corrispondente del Giorno e della Prealpina: “Alessandrini è stato luinese con i luinesi e ha dato un esempio di grande generosità, di silenziosità, di riservatezza, schivo d’ogni riconoscimento, ha rischiato la vita per salvare gli ebrei proprio nella sua Villa Fonteviva che aveva trasformato poi in una specie di manicomio. Quando arrivavano i tedeschi per controllare gli ospiti di Villa Fonteviva le “paoline” vestivano la casacca delle infermiere e dicevano che stavano assistendo i malati di mente. In questo modo, Alessandrini ha salvato centinaia di ebrei”. Prosegue Mongodi: “È stato un umile servitore della città prima come impiegato, era ragioniere della ditta Ratti di cui era diventato poi presidente del consiglio di amministrazione quando contese interne tra i vari rami delle famiglie Ratti avevano bisogno di un arbitro”. Ecco, era uomo di mediazione, uomo di accordo. Nel 1946 eletto consigliere comunale per la Democrazia Cristiana, raccolse sincera stima anche tra gli avversari politici. Sempre Mongodi, che gli fu amico e collaboratore, prosegue: “Allora Luino aveva una amministrazione social-comunista. Tanta era però la considerazione che avevano di Alessandrini che il sindaco Castagneri non prendeva una decisione di giunta se non era presente Alessandrini, capo della minoranza. Poi i democristiani luinesi l’hanno candidato con la forza alle politiche del 1948 con l’appoggio di Livio Labor, presidente nazionale delle ACLI. Labor arrivò a Luino con una jeep che aveva ricevuto in regalo da Pio XII proprio perché venisse in provincia di Varese, Como e Sondrio a fare propaganda elettorale per Alessandrini”. Nel 1948 non venne eletto, fu il primo degli esclusi. Sei mesi dopo morì Luigi Gasparoli, deputato di Cassano Magnago e Alessandrini ne prese il posto rimanendo in Parlamento fino al 1975/76.

A Roma fu deputato dalla prima alla quarta legislatura e poi senatore nella quinta e sesta. Nel 1969/70 fu sottosegretario ai lavori pubblici nel secondo governo Rumor, con ministro Lorenzo Natali. Per la provincia di Varese fu una figura di riferimento. Era chiamato il “fattorino dei sindaci di Varese”. Andava a Roma il lunedì sera con un valigione pieno di carte. Riceveva il lunedì mattina a Varese i sindaci e portava a Roma tutte le pratiche.

Il suo impegno sociale, da politico e da “paolino”, lo portò a dedicarsi soprattutto ai ragazzi e agli anziani: fondò delle colonie estive marine a Lavagna, a Igea Marina, a Cesenatico. Comprò mezza montagna del Lema per fare una colonia montana, ora abbandonata, a Prà Galet, nel comune di Dumenza. Nel 1984 a Barasso, l’Opera Cardinal Ferrari aveva aperto una casa albergo, poi diventata negli anni Casa di riposo (Fondazione Gioventù Nova, Villa Rovera Molina). Alessandrini ne fu, anche in questo caso, l’anima e qui terminò i suoi giorni, con qualche doloroso travaglio negli ultimi rapporti con la “sua” Compagna di San Paolo.

 

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