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Presente storico

SEMBRA IERI

ENZO R. LAFORGIA - 15/10/2021

Manifestazione fascista a Varese (fonte: Luce)

Manifestazione fascista a Varese (fonte: Luce)

A Varese iniziò così… Era il 30 gennaio del 1921. Una domenica.

Quel giorno, presso il Salone municipale di via Sacco si svolse il Convegno interprovinciale metallurgico, indetto dal Segretariato interprovinciale, che aveva sede in città. Tra congressisti e pubblico si contarono un centinaio di persone. Terminati i lavori della mattina, alle 15 prese il via, dalla sede della Camera del Lavoro, un corteo, che attraversò il centro cittadino per raggiungere la zona delle Bettole, dove era in costruzione la sede della cooperativa dei metallurgici.

Dopo i discorsi di rito, il corteo ritornò verso il Palazzo di Città. Discorsi e canti conclusero i lavori della giornata. I dimostranti raccolsero le bandiere e si diressero verso le rispettive sezioni per riporle. Il Segretariato Metallurgico aveva la propria sede in piazza Monte Grappa.

Altri partecipanti alla manifestazione si indirizzarono invece verso Corso Roma. All’imbocco del Corso, sotto i portici, sostavano una quindicina di giovani con «un distintivo smaltato tricolore» all’occhiello. Non si seppe mai chi avesse lanciato le prime sfide e le prime provocazioni, ma è certo che, mentre alcuni inneggiavano al socialismo, altri gridavano «Viva il Fascio!». I due gruppi passarono in fretta dalle parole urlate allo scontro fisico: si affrontarono con bastoni ed aste di bandiera. Qualcuno fu ferito alla testa e cadde. Alcuni misero mano alle pistole. Vennero esplosi dei colpi. La Pubblica Sicurezza accorse per sedare gli animi, mentre i commercianti, impauriti dai tumulti, abbassavano le saracinesche delle loro botteghe. Secondo la breve cronaca proposta il giorno dopo dal «Popolo d’Italia», furono i fascisti, dopo il ferimento di uno di loro, a fare ricorso alle armi da fuoco.

Intanto, un gruppo di dimostranti aveva intercettato sul Corso un fascista che aveva partecipato poco prima allo scontro: aveva ventisei anni, si chiama Luigi Fornigoni ed era venuto a Varese da Milano. L’«Avanti!» riferì che si trattava del segretario di una organizzazione giovanile del Fascio milanese, giunto a Varese, insieme ad altri, con l’intento di provocare scontri in occasione della manifestazione sindacale. Fornigoni fu immediatamente afferrato dai socialisti, che, tra percosse e spintoni, lo sospinsero verso via Como, verso la stazione delle Ferrovie Nord, con l’intento di farlo salire su un treno per Milano. Arrivati presso la stazione ferroviaria, il giovane fu soccorso dalla forza pubblica. Rifiutato il ricovero in ospedale, riprese il treno per tornare a casa.

Pochi giorni dopo questo episodio, il 2 febbraio, si costituì ufficialmente anche a Varese il Fascio di Combattimento. Era giunto per l’occasione da Milano l’avvocato Michele Terzaghi, del Comitato centrale dei Fasci di combattimento. Terzaghi era un massone, come molti dei fascisti della prima ora. Anch’egli, come Benito Mussolini, proveniva dalle file del Partito socialista. In seguito, il fascismo lo avrebbe messo alla porta.

È singolare il fatto che cento anni fa, a Varese, il fascismo si sia manifestato inviando da Milano dei professionisti della violenza, con l’intento di provocare i sindacalisti riuniti a convegno. In una città in cui forte e bene organizzata era la classe operaia e dove pochi mesi prima, il 10 ottobre dell’anno precedente, i socialisti avevano stravinto le elezioni amministrative, conquistando 24 consiglieri su 30.

Di lì a qualche anno, la Camera del Lavoro di Varese avrebbe subito ripetute aggressioni, sino alla completa distruzione.

È accaduto un secolo fa. Eppure, incredibilmente, sembra ieri.

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