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Noterelle

ESSELUNA

EMILIO CORBETTA - 06/05/2022

lavoroEsco dalla porta a vetri (che è un poco sgangherata per cui resta semiaperta… ma forse questo è voluto così meno persone toccano la maniglia e meno mani diffondono il Covid) e mi trovo davanti una autoambulanza. Normale vederla qui: siamo in Ospedale e l’ambulanza ha trasportato sofferenti, ma quello che mi colpisce è una frase scritta su una fiancata: “Il dizionario è l’unico posto dove la parola successo viene prima della parola sudore”.

Probabile che la frase sia stata scritta per giustificare la fatica per mettere assieme i soldi per l’acquisto del mezzo donato poi ai volontari che lo usano? È un’ipotesi, non essendo io stato presente quando fu donato e ora non mi è possibile indagare, sia per motivi personali che per liberare lo stipatissimo posteggio usato dai pazienti.

Comunque la frase è lì, capace di suscitare molti pensieri: nella nostra società parecchio superficiale, troppi vogliono il successo facile, ma purtroppo (e per fortuna) non funziona così perché il successo non ti viene addosso come la pioggia.

Per ottenere successo, oltre ad avere parecchie doti, devi sudare. Non è questione di fortuna: “Vedrai che prima o poi mi capiterà …” Certamente le probabilità ci devono essere ma tu devi a tutti I costi metterci del tuo. E qui viene il bello: devi metterci la fatica! ….. Poi non tutti sono come quel mio amico che diceva: “Qualunque cosa io faccia, deve essere fatta molto bene. Esempio: anche solo lavare la macchina: la mia deve essere la più pulita”. Ci vuole ambizione, ma averla con tanta intelligenza, sagacia, buona volontà, fatica e lavoro. Bisogna anche saper schiacciare i piedi altrui!? E no! Chi ha scritto quella frase sulla autolettiga non intendeva questo: se c’è intelligenza questa impedisce la cattiveria di dominare sulle lacrime degli altri, che prima o poi oltre tutto potrebbero fartela pagare. Il successo vero deve essere positivo per tutti.

Attualmente nella nostra società non c’è molta ambizione in questo senso: Impera in modo molto diffuso il detto: “chi me lo fa fare?” ed abbiamo molti giovani che né studiano né lavorano. Incapacità ad adattarsi? Forse! Alcuni esempi: attualmente il lavoro di pizzaiolo, italiano per tradizione, da noi è fatto in maggioranza da egiziani; e ancora posti che richiedono una certa intelligenza sono elusi e poi si chiede di avere liberi i week-end, di non fare le notti, di avere le ferie giuste e altro.

Recentemente un vecchio avvocato mi ha raccontato di ricordare il padre, di professione contabile, che alla sera teneva i conti di alcune ditte, “per farmi studiare” aggiungeva.

Quindi il successo vuole senso del dovere, fatica e tanta passione: quanti ricercatori non hanno orario e studiano a casa, fuori dal laboratorio. Quanti artisti, anche in arti definite minori, passano ore e ore nei loro studi.

Sono veramente numerosi i pensieri originati da quella frase che, a mio giudizio, andrebbe ripetuta nelle nostre scuole in cui fortunatamente talvolta troviamo sì il genietto di successo ma, se indaghiamo un poco, dietro di lui troviamo bravi insegnanti che educano con passione. Loro sono qualificabili “di successo” per le tante fatiche consumate con i ragazzi e le tante ore di studio e aggiornamento continuo.

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