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Noterelle

ORFANI

EMILIO CORBETTA - 13/05/2022

orfaniUn mio parente, molto avanti con gli anni, ricorda che stava giocando in giardino sotto gli occhi della mamma quando dal vicino campanile si udirono tristi rintocchi. Suonò strano perché era un pomeriggio. «Mamma, perché suonano adesso le campane?» ricorda d’aver chiesto. «Enrico, è scoppiata la guerra».

Spesso ripete che gli ultimi anni della sua infanzia, quelli della adolescenza e della prima gioventù furono segnati dai tristi eventi della guerra, dal terribile clima ricco di odii della società d’allora, dalla mancanza di libertà di pensiero, dalla carestia, dagli annunci dei lutti, dal frequente ululare delle sirene degli allarmi.

In seguito, udendo alla radio la registrazione del discorso della dichiarazione di guerra, fatto dal balcone di palazzo Venezia, e gli urli della folla plaudente gli veniva spontaneo chiedersi quanti di quelli che allora applaudivano non videro la fine della disastrosa guerra durata troppi anni. Quanti figli si ritrovarono senza padre! Orfani con solo la possibilità di piangerne la scomparsa.

Chi ha ucciso mio papà? Mio papà dov’era quando morì? Su una nave da guerra che affondava? Vittima di un mitragliamento di un caccia nemico? Di un’esplosione in quella lunga trincea che divideva l’Italia d’allora (si parlava di linea Gotica)? Ucciso da una mina calpestata senza possibilità d’evitarla? Fucilato per vendetta dopo il settembre del ’43 o prigioniero in un campo di concentramento? O morto nel gelo invernale delle pianure Russe dove pure si è disperso il mio fratello maggiore? Ucciso nella guerriglia della Resistenza? Ha avuto il tempo di pensare alla mamma, a me, ai miei fratelli? O si è ritrovato morto nei convulsi momenti di una battaglia?

Mio papà era bello, forte, doveva difendermi, aiutarmi nella vita, ma me l’hanno ucciso, me l’hanno

portato via! La mamma, i miei fratelli ed io rimasti nella miseria, nella fame di quegli anni. E l’allarme dei bombardamenti suonava sempre più spesso e noi bimbi a tremare di paura. Le bombe non cadevano precise. Quando fu attaccata la aeronautica Macchi moltissime caddero fuori bersaglio. Una addirittura cadde su una casa in via Campigli, dietro la Questura (allora Casa del Fascio) e una famiglia intera fu annientata.

Ricordo ancora il terrore di quel bombardamento nel drammatico mezzogiorno di quella domenica di sole. Sereno il cielo ma terribili gli schianti, i sibili e il tremare dei muri del fragile rifugio. Gli adulti terrorizzati che mi facevano pregare, e poi i momenti della conta dei morti e il soccorrere i feriti. Già in tempo di pace la vita è incerta: tanti morti sul lavoro, tanti morti sulle strade, ma con la guerra la morte è addirittura buttata addosso a quelli chiamati nemici, ma spesso anche a quelli del tuo stesso sangue.

Guerra! Da quanti anni innumerevoli voci implorano la pace, invitano alla pace. Nonostante questo pregare, quanti conflitti insanguinano questo strano mondo folle. Qualcuno ha detto che si continua a fare guerre per sperimentare la tecnologia delle armi, per valutare se funzionano bene. Terribile: le armi funzionano bene se fanno vivere il male.

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