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Il Mohicano

“PENSIERI LUNGHI”

ROCCO CORDI' - 27/05/2022

berlinguerLa brutale aggressione russa all’Ucraina e le sue devastanti implicazioni nello scenario mondiale avrebbero dovuto essere una occasione per riflettere su come fermare la guerra e come assicurare un futuro di pace e cooperazione in Europa e ovunque.

Purtroppo le domande di fondo restano senza risposta: come è possibile che la guerra sia tornata in Europa? Perché nel terzo millennio, nonostante le esperienze tragiche del Novecento, è ancora la guerra a farla da padrona? Da dove viene il nazionalismo che dilaga nel mondo? Che fare per garantire sicurezza e autodeterminazione dei popoli?

In compenso dilaga un dibattito scemato nel gorgo delle tifoserie. Un confronto spesso aspro in cui la complessità e la drammaticità dei problemi posti da questa guerra (e dalle altre 20 in corso, spesso dimenticate), si esaurisce nel gioco banale del con chi stai? Tifi per Putin o per Zelenski, sei per la Nato o contro? E come se tutto ciò non bastasse dobbiamo pure fare i conti con gli storici un tanto al chilo e i loro assurdi parallelismi, oltre che con gli esperti dalla citazione facile.

Qui, per brevità, mi soffermo solo sul patetico tentativo di arruolare tra i fans della Nato persino Enrico Berlinguer, giusto nel centenario della nascita. Allo scopo è stata rispolverata una sua intervista rilasciata nel lontano 1976 (poi dicono che siamo un Paese senza memoria!) in cui affermava che si sentiva più sicuro stando di qua, sotto l’ombrello della Nato, che di là nel Patto di Varsavia. Citare però una frase estrapolandola da un testo complesso oltre che dal contesto in cui venne pronunciata, è solo un furbesco escamotage per mettere a tacere i critici dell’atlantismo e della corsa al riarmo.

In realtà quella affermazione fece scalpore perché pronunciata dal segretario del più grande partito comunista dell’Occidente e perché rappresentava di fatto una rilevante svolta strategica nella linea del PCI non riducibile in alcun modo ad una sorta di adesione supina alla Nato. C’era la convinzione, tutt’altro che infondata, che una uscita unilaterale potesse generare il rischio di guerra, in anni in cui invece in Europa si viveva una stagione di speranze di pace, con gli accordi di Helsinki del 1975. In sintesi non si chiedeva più l’uscita dell’Italia dalla Nato, ma tale scelta era parte integrante di una strategia volta al superamento di entrambi i blocchi (figli della divisione del mondo sancita nel 1945 dalla Conferenza di Yalta), fortemente critica del ruolo dominante assunto da Urss e Usa, estremamente contraria all’equilibrio del terrore da loro instaurato con la rincorsa al riarmo nucleare.

Non si spiegherebbe altrimenti la dura battaglia condotta dal PCI in quegli stessi anni contro l’installazione, da entrambe le parti, degli “euromissili”, né le sue posizioni contro l’espansionismo imperialista degli Usa (dalla guerra del Vietnam alle “ingerenze” sanguinose in America latina), oltre che la forte rivendicazione per l’Italia e per l’Europa di decidere in modo autonomo il proprio destino. Non a caso al giornalista che gli chiedeva se non temesse che Mosca gli facesse fare la fine della “primavera di Praga” ideata dal leader comunista Alexander Dubcek, Berlinguer risponde dicendo: “Di là, all’Est, forse, vorrebbero che noi costruissimo il socialismo come piace a loro. Ma di qua, all’Ovest, alcuni non vorrebbero neppure lasciarci cominciare a farlo, anche nella libertà”.

Io che ho avuto la fortuna di vivere dall’interno del PCI l’evolversi del pensiero berlingueriano (dal 1968 invasione della Cecoslovacchia, alla sua morte 1984) ricordo le condivisioni di gran parte della sinistra europea (non comunista) e le forti opposizioni dentro e fuori i confini nazionali. Tuttavia essa ha segnato un punto di svolta irreversibile. Sarebbe utile per tutti riscoprire seriamente e organicamente quei “pensieri lunghi” ancora attuali e utili a interpretare le dinamiche mondiali e le soluzioni possibili alle tragedie del nostro tempo. Un modo anche per rendere un omaggio sincero a Enrico Berlinguer, di cui il prossimo 25 maggio ricorre il centenario della nascita.

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