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Artemixia

GRADINI STORICI

LUISA NEGRI - 03/02/2023

odessastepsSulla terra di Nuoro, ‘sulle sue grandi vallate basse, ondeggianti e uniformi, chiazzate d’ombra’,  così descritte da Grazia Deledda, s’inseguono i riflessi del mare d’Odessa. Chi sarà a Nuoro agli inizi di marzo capirà il perché.

Città ucraina fonte di meraviglie, ma ora anche luogo di guerra e disperazione, Odessa (dedicata a Ulisse) è nota ai turisti per la sua scenografica scalinata, un capolavoro dell’architettura dell’Ottocento, cerniera tra terra e mare,  ribattezzata dalla cultura popolare Scalinata Pötemkin, dopo la diffusione del famoso film di Sergej Michajlovič  Èizenštejn.

Realizzato nel 1925, dedicato all’ammutinamento dei marinai dell’incrociatore corazzato nel 1905, il film divenne celebre anche per la drammatica scena della carrozzina -sfuggita a una  madre brutalmente ferita dai cosacchi- che precipita, lungo la scalinata verso il mare, con il prezioso carico del bambino.

Oggi quell’architettonica meraviglia è avvicinabile sotto il controllo dei soldati ucraini, che raccomandano ai visitatori di procedere, spalle al mare, con cautela e attenzione, badando bene di non puntare i telefonini o le macchine fotografiche verso il porto.

Da quando la guerra ha avuto il sopravvento sulla quiete quotidiana, e la paura scuote il mondo ucraino e la morte spadroneggia ovunque, sono scese lunghe ombre anche su quel mare, sui ricordi di una storia passata che ha tanto da raccontare  e ricordare.

È nel cuore di molti, italiani in prima fila, proprio quella scalinata che sfila elevandosi tra acqua e cielo. A progettarla erano stati, negli anni Trenta del diciottesimo secolo, gli architetti Avraam Mel’nikov e Francesco Carlo Boffo (1796-1857). Quest’ultimo, architetto e urbanista comunale di Odessa dal 1822 al 1844,  ha lasciato qui un esempio di alta scuola di classicità.

La costruzione fu poi realizzata tra il 1837 e il 1841. I primi 200 gradini in marmo bianco e verde provenivano da Trieste, poi sostituiti da gradini in marmo rosa di Ucraina.

Il panorama attorno, e lungo la passeggiata a mare, è mutato a causa della recente invasione russa. La famosa statua della Zarina Caterina II è stata rimossa, in segno di protesta contro una prepotenza reiterata. Mentre iI monumento del duca di Richelieu, comandante di Odessa dal 1803 al 1814, appare sommerso sotto sacchi di sabbia, a protezione dagli scempi di eventuali attacchi.

Su quel ricordo filmico entrato negli annali del cinema, e sull’importanza della scalinata di Odessa, storia che nessuno può cancellare, neanche le mosse predatorie di un nemico che si fa beffa di tutto, si leva il faro di una mostra che si aprirà a Marzo. Promossa dal MAN di Nuoro, la rassegna intitolata ODESSA STEPS si snoderà  tra il racconto delle belle architetture, molte di mano italiana, e la narrazione cinematografica riferita al grande film di Èizenstein. Disegni e planimetrie sono già state fornite dagli archivi di Odessa, di Torino e Firenze (Biblioteca Centrale) accanto alla ricostruzione di altri disegni e di un modello in scala dovuto alla collaborazione con le Università di Agrigento e Palermo.

Ma non mancheranno particolari opere d’arte, come una marina in tempesta, opera romantica   del 1897 proveniente dal Museo Nazionale di Varsavia, di Ivan Konstantinovič Ajvazovskij, e    una pittura del 1885 con il grande porto di Odessa di Rufim Gavrilovitš Sudkovski,  dal Kunstimuseum di Tallin, in Estonia. La mostra consentirà inoltre, grazie a recenti scoperte d’archivio, di fare completa chiarezza sulla biografia di Boffo -fino ad ora in bilico tra tradizione orale, che lo voleva nato in  Sardegna, e documenti che lo legano alla Svizzera.

Bello sapere che a dirigere il museo MAN di Nuoro è stata chiamata la ‘nostra’ Chiara Gatti, esperta di arte, nota per le sue collaborazioni anche a palazzo Verbania di Luino, e che la curatela della mostra è affidata, oltre che a Giovanni Francesco Tuzzolino e Paolo De Marco,  a Federico Crimi.

Crimi è a sua volta studioso e scrittore luinese, già custode delle carte di Piero Chiara e Vittorio Sereni, e attuale curatore del museo di Maccagno, che vale più di una visita, anche per la sua attraente sede. Un altro gioiello architettonico italiano, questa volta di Maurizio Sacripanti, collocato a cavallo delle acque del fiume Giona, sulle rive del Lago Maggiore. Luogo a sua volta magico, dove acqua e cielo si incontrano in un gioioso abbraccio, a consolazione di tutti gli uomini di buona volontà.

ODESSA STEPS
La Scalinata Potëmkin
tra cinema e architettura
3 marzo/25 giugno 2023
Nuoro, Museo Man

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