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Artemixia

CAPPELLE DI LUCE

LUISA NEGRI - 07/04/2023

L’opera di Jene Highstein installata a Villa Panza

L’opera di Jene Highstein installata a Villa Panza

La luce al centro di uno speciale disegno: creare un nuovo cammino d’arte, di alta condivisione di valori artistici e spirituali insieme, che leghi Villa Panza di Biumo Superiore, sede varesina della collezione Guggenheim, al Viale delle Cappelle del Sacro Monte.

Quel cammino tracciato dall’architetto Bernascone, e voluto dall’Aguggiari all’inizio del diciassettesimo secolo, oggi è ancora lì, monumento di fede e di arte, di cultura e storia dedicato ai misteri del Rosario. Dove si va a meditare, pregare o chiedere grazie alla Madonna del Monte. Succede da centinaia di anni, un miracolo raccontato nella cronaca del buon Tatto, tradotto in una narrazione di significati diversi, che ogni giorno si rinnova nella devozione della gente.

La proposta -in occasione della ricorrenza, il 23 marzo, dei cento anni dalla nascita di Giuseppe Panza- per bocca del Presidente Fai Marco Magnifico è di nuovo rimbalzata nel salone neoclassico della villa biumense. Era presente anche la terza generazione della famiglia, che -per volontà della moglie Giovanna e dei figli del fondatore- ha donato di recente 108 nuove opere alla collezione varesina, divenuta dunque seconda del circuito Guggenheim per importanza. Ultima opera è Twelve Part Vertical Pipe Piece di Jene Highstein (1942-2013) installata ufficialmente lo stesso giorno nel parco (alcune sono presenti fino al primo ottobre nell’attuale rassegna Ex Natura)

Ci piace parlare della riproposizione di nuove opere d’arte -si parla di cinque cappelle- sulla nostra montagna, sostenuta anche dal sottosegretario Vittorio Sgarbi, perché, accanto all’interesse artistico e culturale che il progetto potrebbe rivestire, c’è un più alto disegno. Riagganciare cioè il senso del cammino esemplare di un’esistenza che ha fortemente inseguito nell’arte un credo di vita e sposato il collezionismo come cammino spirituale. Scoprire la luce nell’arte era missione per il conte Panza, lo era sostenere e accendere l’anima, il cuore e la mente di tanti artisti.

Se non avessero incontrato lui, non sarebbero forse stati gli stessi, né lui senza di loro.

Andava, il nostro, nelle città e persino nei deserti d’America in cerca non di pepite d’oro, ma di quelle opere minimaliste che erano fatte di niente e di tutto: come le erbe volatili di Kristiane Löre, le foglie di Emil Lukas. O le luci di Dan Flavin. Che ti penetrano dentro e ti avvolgono, mentre entri nel Varese Corridor o infili per esempio la sala rossa, dedicata al fratello morto in Vietnam. Se hai vissuto quegli anni, i tuoi anni giovani, lì dentro-provare per credere- te li senti di nuovo addosso. Nella loro ostinata crudeltà, nell’assurdo, interminabile conflitto pagato, anche allora, con il sangue di migliaia di innocenti sacrificati alla guerra.

Oggi, grazie a un’idea lontana del nostro collezionista, stiamo di nuovo pensando alla Luce, a un percorso d’arte firmato dai migliori rappresentanti dell’arte contemporanea alle Pizzelle. Un cammino che prosegue dunque elevandosi verso la montagna e il Campo dei Fiori. Là dove già il grande ‘Pugliaghin’, il sommo Pogliaghi, artista e raffinato collezionista a sua volta -si veda la bella Casa Pogliaghi, in cima al Viale sacromontino- aveva collocato una sua croce, baluginante sciabolate di luce, dall’alto, nella parte di superficie specchiata.

La nostra montagna è luogo di devozione, ma anche Patrimonio dell’Umanità. Panza aveva ‘pre-visto’ tutto. Si avvererà anche questa voglia di nuovi artisti, dopo gli altri che, come il Morazzone, hanno lasciato la loro arte nelle cappelle del Rosario?

Il Sacro Monte è luogo di devozione, ma anche uno scrigno d’arte. E chissà, i Lumen di Panza forse arriveranno davvero. Molto di quello che aveva sognato -e ideato- dopo aver a lungo atteso, è oggi realtà. Un uomo fortunato?Certamente uno pervicace, che guardava avanti, verso la luce.

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