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Società

L’ULTIMO NEMICO

CAMILLO MASSIMO FIORI - 02/06/2012

Beato Angelico, Resurrezione, 1450

I nostri contemporanei non hanno più, come i loro predecessori, il coraggio di guardare in faccia a un evento naturale totalmente diverso da tutti gli altri: la morte. La sua terribile verità consiste nella fine a cui va incontro inesorabilmente tutto ciò che ha vita sulla terra, non sono le persone ma anche gli animali: come muoiono questi così muoiono quelli. La morte viene addomesticata, resa amica e pertanto non deve incutere paura perché “dopo ci sarà il nulla”.

Durante una recente trasmissione televisiva uno scienziato ha confessato: “Io sono ateo e questo significa che la vita sulla terra è nata per caso e che la mia esistenza non ha senso… La mia pochezza mi spinge alla solidarietà con gli altri, perché siamo tutti nella stessa barca”.

Questa posizione ha una sua dignità in quanto è sostenuta da un impegno morale, ma altri non si rassegnano a pensare che “la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa” anche se gli animali non si porranno mai il problema del perché esistono e qual è il senso della vita.

A questa naturalità della morte si oppone la Bibbia che insegna invece che la morte non è affatto qualcosa di “naturale” ma è la conseguenza del rifiuto di Dio. Qoèlet afferma che “la prima parola è di Dio e così l’ultima parola sarà sempre di Dio”(Qo 12, 13) ma l’autore biblico non va oltre e l’Antico Testamento non è superiore a tutte le altre religioni e filosofie, nessuna delle quali ha saputo indicare una soluzione alla fine dell’esistenza umana; solo il giudaismo tardivo professerà la credenza della resurrezione dei morti alla fine della storia.

La Bibbia ci ha rivelato l’“alterità” di Dio rispetto al mondo: il cosmo non è divino, il sole e gli astri non sono divinità ma creature; questo mondo non è eterno ma finirà; anche l’uomo è una creatura dotata di libero arbitrio ma la sua esistenza è stata compromessa da un’esplicita disobbedienza che si può risolvere ristabilendo il rapporto con Dio.

Ma come? Osservando i suoi comandamenti e nella comunione con lui. La religione ebraica dà la più bella definizione di Dio come “colui che è” ma anch’essa si ferma davanti al muro della morte.

La risposta è venuta da Gesù Cristo. Gesù è un profeta comparso in Galilea intorno all’anno trenta dell’era volgare che predicava la venuta del regno di Dio sulla terra. Era lui il Messia atteso dagli ebrei?

La sua predicazione suscitò consenso per il suo alto messaggio morale ma anche ostilità per la sua difformità dalla tradizione. Per questo suo anticonformismo fu arrestato e processato; interrogato se fosse lui il Messia, figlio di Dio, diede una risposta che fu considerata bestemmia; perciò fu condannato a morte e la sua esecuzione fu affidata ai romani che occupavano la Palestina e che applicarono il supplizio della croce.

Dopo la sua morte fu effettuata la sepoltura nell’imminenza della Pasqua; ai discepoli smarriti e impauriti giunse improvvisamente la notizia che il cadavere era scomparso e che Gesù era stato visto da alcune donne che si erano recate al sepolcro ma l’avevano trovato vuoto. Gesù comparve svariate volte davanti ai suoi discepoli; era ritornato in vita non per morire di nuovo ma in una dimensione diversa di quella di prima. Fu un’invenzione o un’allucinazione ?

I discepoli si saranno certamente posti queste domande, ma poi dovettero arrendersi all’evidenza del fatto unico ma reale: Gesù si è mostrato risorto (anche di fronte a cinquecento persone, precisa San Paolo) e anche la gente si convinse di questo evento soprannaturale: ciò che non è nell’ordine naturale è divenuto possibile per la potenza di Dio che ha creato il cosmo e l’umanità.

La fede in Gesù travalica i popoli e le generazioni per giungere fino a noi. Perché c’è stata questa diffusione straordinariamente rapida della fede? Il “fatto” avvenuto in quella lontana provincia dell’Impero romano, nella piena luce della storia, apre gli occhi di molti: Gesù è il Messia annunciato, il figlio di Dio; allora si capisce tutta la storia della salvezza, si capiscono i discorsi dei profeti, si comprendono i dolori e le sofferenze del mondo e si avverano le promesse di Dio.

L’enigma dell’esistenza è risolto; l’ultimo nemico, la morte, è stato vinto. Il sepolcro vuoto era un indizio, non una prova; una volta accertato che non si trattava né di una sottrazione né di un trucco restava aperta la porta che soltanto l’apparizione di Gesù risorto poteva oltrepassare.

I Vangeli annunciano la “buona notizia”: la resurrezione di Cristo è la sola vera risposta al problema dell’esistenza e del fine della vita. Dice Paolo: “Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti” (1 Ts 4, 14).

Da oltre duemila anni i cristiani vivono in questa certezza e con il loro impegno e la loro testimonianza contribuiscono a rinnovare il mondo. Uno dei testi più antichi del cristianesimo primitivo, la lettera a Diogneto, afferma: “I cristiani testimoniano un metodo di vita mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria ma sono come forestieri, partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Dimorano nella terra ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite e con la loro vita superano le leggi”-

Gli uomini sono risuscitati da Dio insieme con Cristo, per mezzo della sua morte, il che significa che Dio non può essere che il Padre del Signore nostro Gesù Cristo.

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