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Politica

AUTOGOL

GIUSEPPE ADAMOLI - 09/06/2023

calderoliTemo che un risultato il progetto di riforma Calderoli sull’autonomia regionale differenziata l’abbia già ottenuto: quello di far crescere la simpatia per il centralismo romano.

Per un convinto regionalista come me si tratta di un autogol che la Lega poteva e doveva risparmiarsi. C’è bisogno di mettere mano all’ordinamento regionale prevedendo qualche forma di autonomia in più, certamente, ma in un senso molto diverso e ben più efficiente ed equilibrato.

Parto da una premessa politica che mi sta a cuore: molto meglio, quando possibile, la responsabilità affidata ad amministratori eletti piuttosto che a ministeri lontani. Bisogna però ammetterlo: le relazioni Stato-Regioni riformate nel 2001 sotto il Titolo V della Costituzione vanno riordinate e in parte ridimensionate.

Questo famoso Titolo V contempla ben 23 materie su cui si potrebbe far scattare una maggiore autonomia per le Regioni, con le carte in regola, che ne facessero richiesta. Fra queste le grandi reti di comunicazione; la produzione e il trasporto dell’energia; porti e aeroporti civili. L’esperienza dice che vanno tolte dalla lista e riassegnate allo Stato con la richiesta di confronto obbligatorio con le Regioni coinvolte.

L’esempio evidente e positivo è quello dell’aeroporto di Malpensa. Il parere regionale fu decisivo per far modificare il piano prefigurato da Roma della “Grande Malpensa” con una riduzione di un terzo dell’area occupata. Non c’è nessuno che non abbia riconosciuto la validità di quella scelta regionale poi rispettata da Roma.

Anche il capitolo Sanità va modificato. Giusto lasciare le competenze ordinarie alle Regioni ma la guida nelle pandemie e la decisione e il controllo sul rapporto fra medicina pubblica e privata andrebbero attribuiti allo Stato in modo esplicito e permanente.

Un altro esempio è la scuola: bene la competenza regionale per la formazione professionale ma non ci possono essere venti sistemi scolastici. Sarebbe la fine, o quasi, di un cardine intorno al quale si costruisce la comune coscienza civile di un Paese.

Penso che su questi cambiamenti di buon senso istituzionale si potrebbe trovare un’intesa larga che renderebbe molto più agevole la successiva attuazione dell’autonomia differenziata per le materie rimanenti che sarebbero tutt’altro che insignificanti.

Tutto ciò spronerebbe le Regioni a presentare progetti di autonomia misurati sulle loro autentiche necessità territoriali. Quelle del centro Sud sentirebbero la spinta a spezzare il filo clientelare con Roma che tarpa le ali prima di tutto a loro e alle loro società.

Una cosa non può che essere dirimente: i LEP — “Livelli Essenziali delle Prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”, come prescrive la Costituzione – vanno stabiliti insieme con l’autonomia differenziata. Non ha senso dire, come fa il progetto Calderoli, che prima si approva la legge e poi, entro dodici mesi, verranno i LEP.

In caso contrario si legittimerebbero gli orientamenti contrari di chi teme che si possano avvantaggiare le Regioni più forti indebolendo quelle che sono fragili per mille motivi.

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