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Cultura

PER UN 2024 FELIX

RENATA BALLERIO - 12/01/2024

2024Il 2024, anno bisesto, cioè funesto secondo un detto, sarà per i Cinesi l’anno del Drago verde di legno, che porterebbe fortuna e prosperità. Come sarà lo sapremo soltanto al prossimo 31 dicembre. Di doman non c’ è certezza. E questo vale per ogni giorno e per ogni anno. Anche se – forse – abbiamo imparato la lezione di Leopardi, che risponde con saggio pessimismo al venditore di almanacchi, il quale augura inutilmente un anno migliore, abbiamo comunque bisogno di speranza e di qualche certezza.

Sarà per questo che, al di là di previsioni e pronostici, pensiamo agli anniversari che certamente ci offre il nuovo anno.

Si renderà omaggio alla musica, sintesi di canto e timbro armonico, di Giacomo Puccini nel centenario della sua morte. Si rifletterà su un altro centenario, l’assassinio dell’antifascista Giacomo Matteotti. Si penserà a quanta strada hanno fatto le telecomunicazioni iniziate da Guglielmo Marconi, nato centocinquanta anni fa. O ci si interrogherà sui viaggi di Marco Polo, cittadino e mercante veneziano, morto l’8 gennaio del 1324? L’elenco di ricorrenze è molto più lungo e l’occasioni di riflessioni non mancheranno.

Ci verrà voglia di rileggere due bellissimi romanzi pubblicati nel 1964, Male oscuro di Giuseppe Berto e La battaglia soda del grossetano Luciano Bianciardi, che tanto fece per il fermento culturale degli anni Sessanta. O ripensare alla vita di Madeleine Delbrêl, scrittrice francese convertitasi al cristianesimo? Le ricorrenze, anche quelle meno celebrate, dovrebbero far emergere dall’oblio colpevole autori e opere. Per non farci rinunciare alla necessità di interrogarci. Il che significa rendere viva la conoscenza e la comprensione dei tempi che siamo chiamati a vivere.

In fondo le date, al di là di retoriche celebrative e sterile nozionismo, sono porte di accesso ad interpellanze profonde. Prendiamo ad esempio il 15 gennaio. Nel 1945 venne fondata, in forma cooperativa, l’agenzia nazionale stampa associata. L’Ansa voleva fornire all’Italia un’informazione indipendente. Possiamo dimenticare la data in sé ma non il senso di quella scelta voluta da alcuni quotidiani dell’Italia liberata.

E perché non interrogarci di come sia cambiato l’approccio alla conoscenza informativa con quella immensa e dinamica enciclopedia on line che è Wikipedia, lanciata il 15 gennaio del 2001? Nel 2021 per colpa delle restrizioni imposte per il covid non si effettuarono convegni e giornate di studio dedicate a questa innegabile rivoluzione conoscitiva, le cui conseguenze non sono sempre adeguatamente indagate né a livello personale né sociale.

A dicembre del 2023 a Wikipedia italiana risultavano registrati quasi due milioni e cinquecentomila utenti. E in aumento sono le voci consultabili. A livello mondiale più di 400 milioni di visitatori al mese. Certamente ci poniamo domande su come vengano controllate le fonti o su come citarla in una bibliografia rigorosa, visto che per lo più gli autori sono sconosciuti e che occorre indicare l’ora di consultazione visto il rapidissimo aggiornamento. Di fatto la consultiamo e pensiamo di avere accesso con facilità alla conoscenza. Magari ci dimentichiamo di dove e come viene censurata e di quando per protesta contro una direttiva in discussione presso il Parlamento Europeo sul copyright venne momentaneamente oscurata in Italia nel 2018.

Wikipedia è una realtà quasi scontata, ma da conoscere. Non sarà un caso che l’Università di Padova anche nel 2023 ha organizzato un corso su Wikipedia per chi lavora con la cultura. Ma tutti dovremmo chiederci di come sia cambiato il nostro modo di ricercare e di conoscere e se davvero si sia realizzato un accesso democratico con una modalità collaborativa di costruire la conoscenza secondo il motto di Jimmy Wales e del filosofo Larry Sanger, fondatori di Wikipedia.

Forse sono domande pleonastiche. Ma ogni tanto non sarebbe male ricordare l’etimologia della parola enciclopedia, “istruzione circolare, insieme di dottrine che formano un’educazione completa”.

Anche in questo 2024 sarà felix, cioè fortunato, qui potuit rerum cognoscere causas? Noi siamo davvero capaci di conoscere le cause di quanto succede? L’affermazione di Virgilio è per noi una grande domanda.

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