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Attualità

L’ASSESSORATO GENTILE

SANDRO FRIGERIO - 08/03/2024

Rossella Dimaggio

Rossella Dimaggio

Sono le cose che fanno la differenza. Anche se si finisce spesso per darle per scontate. In un panorama che negli ultimi tre anni ha visto pandemia, crescita dei costi delle costruzioni e dell’inflazione e strette nei trasferimenti statali ai Comuni, c’è ancora un isola che “tiene” a Varese ed è quella dei Servizi Educativi. Se sul versante dei servizi sociali, che devono gestire patate bollenti come il disagio abitativo, l’emarginazione e povertà estrema, il sostegno agli anziani e alla disabilità, le difficoltà sono palpabili, quando si parla di nidi, età pre-scolare, di sostegno alle situazioni di difficoltà solare, la barca tiene la rotta anche se in mezzo a onde sempre più alte.

Rossella Dimaggio, una maestra che ha diviso la precedente attività tra l’insegnamento a scuola e il lavoro all’Ufficio Scolastico Provinciale (l’ex Provveditorato), riesce ancora a trovare il sorriso, come confessa lei stessa, quando è in visita nei vari istituti e plessi scolastici del territorio comunale. «E non sono pochi, perché ce ne sono 42», dice a proposito di uno degli assessorati che, per motivi comprensibili, maggiormente incidono sul budget comunale. La sola istruzione prescolastica, quindi asili nido e scuole dell’infanzia (0-6 anni) assorbe annualmente 4,4 milioni di spesa corrente, di cui 1,8 alle scuole paritarie. È circa la metà della spesa complessiva dell’assessorato che copre inoltre interventi per il sostegno scolastico e le attività ausiliarie, dalle mense ai trasporti e servizi parascolastici. E grazie al PNRR sono arrivati anche fondi importanti, come quelli per il rinnovato polo scolastico di San Fermo.

«C’è un bisogno crescente, da parte degli alunni e delle famiglie», conferma l’assessora. La conferma è anche – ma è solo la punta di un iceberg – in un fatto di cronaca finito per su tutti i telegiornali: l’accoltellamento a Varese di una docente di un istituto professionale: “Conosco e apprezzo l’insegnante le cui prime parole dopo il grave fatto sono state di preoccupazione per l’alunno, in evidente stato di disagio psico-sociale. Né la scuola, che è di competenza regionale, né l’alunno sono nella nostra area di intervento, ma sono davvero molti i casi che il Comune segue in modo personalizzato attraverso educatori di sostegno». Numeri importanti e in salita che riguardano in primis scuole dell’infanzia, elementari e medie. «Nel 2003 erano 496 ore settimanali per 48 alunni, con una media di 10 ore settimanali. In questo anno scolastico le ore sono diventate 1631 alla settimana per 283 alunni cui si aggiungono altre 595 ore per 83 studenti nelle superiori, che sono a coordinamento comunale ma a carico della Regione». Numeri che sono ancora più significativi in una popolazione che si contrae: «In 20 anni la popolazione dei 5 istituti comprensivi, quindi infanzia, primaria e secondaria di primo grado è scesa da 6300 a 4700 alunni, segno di un disagio che si estende. Abbiamo ormai casi di handicap certificato in alcuni casi già al nido».

Nel complesso, degli alunni seguiti, 13 sono nella scuola dell’infanzia, 137 alla primaria e altri 97 nella scuola media. Il resto, una trentina, sono residenti varesini che per una serie di motivi frequentano altre suole di Comuni vicini e sono comunque in carico. Solo per questo tipo di sostegno, la spesa per l’amministrazione è di 1,6 milioni l’anno. Sollecitazioni che aumentano anche per i nuovi flussi: è il caso del centro NAI, oggi alla Parini, che si preoccupa dell’alfabetizzazione dei “Neo Arrivati in Italia”: un servizio di successo che dalla sua istituzione nel 2010 ha istruito oltre 600 bambini stranieri facilitandone l’integrazione.

A parte naturalmente l’impegno per gli edifici scolastici, la loro manutenzione e dotazione, che è a carico del Comune, é soprattutto nei nidi comunali (meno di 3 anni) e nelle scuole d’infanzia (3-6 anni) che si manifesta lo sforzo maggiore, tenuto anche conto che occorre provvedere alle esigenze non solo delle quattro scuole d’infanzia comunali ma anche di altrettante scuole parificate e di una “sezione primavera”. «Oggi il nido a Varese è gratuito, mentre la scuola dell’infanzia ha comunque un costo molto contenuto da 12 a 125 euro al mese, ma la soglia massima difficilmente è raggiunta e si tratta per lo più di 50-70 euro. Sono valori che ci distinguono da molti altri comuni e sono frutto di una scelta. Fare politica vuol dire compiere delle scelte e questa è una di quelle qualificanti, perché viene incontro alle famiglie, dare la possibilità alle madri di non dover scegliere tra la cura dei figli e il lavoro. Rientrano in questa logica anche i servizi di pre e doposcuola, dalle 7 alle 17.30 e ora in opzione anche fino alle 18. Il solo doposcuola ci costa 800 mila euro. In qualche misura abbiamo dovuto ovviare al fatto che nelle scuole varesine il tempo pieno è praticamente assente. Ce la facciamo? Si, stringendo i denti».

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