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Attualità

DIVENTARE ADULTI DI COLPO

LUISA OPRANDI - 29/06/2012

E gli scritti li abbiamo finiti! Eh sì, quando si è nominati membro interno e si accompagna la propria quinta agli esami finali, si finisce senza dubbio col partecipare ancora di più al tour de force emotivo dei ragazzi che affrontano la maturità . Nel mio caso direi che è stata tosta la vicenda.

Infatti i venti alunni della 5BL del Linguistico Manzoni hanno sostenuto, oltre ai tre scritti canonici, anche una quarta e quinta prova in lingua francese, rispettivamente di letteratura e di storia contemporanea. È la seconda classe (la prima ha sostenuto l’esame lo scorso anno) del liceo varesino di lingue che affronta l’ESABAC, un corso triennale specifico, che porta al conseguimento del doppio diploma finale: l’Esame di Stato riconosciuto dal Ministero italiano e il Baccalauréat, riconosciuto da quello francese. Per un triennio gli studenti svolgono lezioni di letteratura e di storia in lingua francese e affrontano, alla fine del quinquennio, due prove scritte in più che, se positive, entrano nel computo della media attribuita alla fatidica terza prova d’esame.

Sono tre gli istituti della provincia che hanno attivato questo specifico percorso di studi: il Linguistico Manzoni, il Classico Cairoli e il Tosi di Busto.

E così martedì scorso ecco i giovani della classe del Manzoni chini per quattro ore sulle sudate carte di una analisi di testo o di un saggio breve su tematiche di letteratura francese (tipologie del resto del tutto simili come difficoltà a quelle di letteratura o di cultura assegnate per la prima prova ministeriale) e, dopo solo mezz’ora di riposo, altre due ore per affrontare una composizione o uno studio di documenti storici.

Ma al di là dei casi specifici, forse per ogni studente, lo spauracchio degli scritti è pur sempre la variegata terza prova, che lascia fino al momento di effettuarla, dubbi sulle quattro o cinque materie sulle quali verteranno le domande poste. E quando il plico composto dalla commissione, che predispone la prova solo prima dell’inizio, viene dato in copia a ciascuno, senti qualche sospiro di sollievo, che significa “erano proprio le materie che mi aspettavo” oppure vedi qualche volto sbiancare perchè magari, di quella determinata materia, è stato posto un quesito su quell’argomento che proprio sembra sfuggirti totalmente ora che lo devi affrontare.

Non so se sia solo un’impressione personale, che si rafforza ogni anno, ma tutti gli alunni, di qualsiasi corso di studi, che siano quelli della tua classe o quelli di altre scuole in cui si viene inviati come esaminatori, in occasione della maturità sembrano quasi diventati adulti di colpo.

Li osservavo in questi giorni afosi: testa bassa e sul banco fogli sudaticci di fatica, che qualche ventilatore sistemato nei corridoi faceva debolmente svolazzare, la bottiglietta dell’acqua sempre a portata di mano, attorno niente del normale chiassoso vociare cui ci hanno abituati a familiarizzare per i precedenti cinque anni.

Sarà la consapevolezza che qualcosa sta cambiando nella loro vita, ma pare proprio di vederli diversi.

Certo, ci rendono partecipi delle ansie, dei timori, dei dimagrimenti perché “prof, mi si è chiuso lo stomaco”, delle rituali domande sulla “bontà d’animo” della commissione. “Mi sembra simpatica quella di matematica….” sentenzia qualcuno nel cortile della scuola: è bastato un passaggio sorridente tra i banchi ad incutere sicurezza di disponibilità. Il toto-presidente poi è ancora più avvolto dal mistero fin dalle settimane precedenti: a lei o lui i ragazzi sentono affidate le sorti del loro destino scolastico.

E tu intanto vagli a spiegare che ogni docente che è lì ad esaminarli, col pensiero è sicuramente ai propri alunni, che da un’altra parte stanno affrontando le stesse fatiche. E che tra pochi giorni tutto sarà solo un ricordo. Prova a convincerli che, solo tra qualche mese, ritorneranno a trovarti a scuola, e “con aria ormai vissuta” racconteranno di avere dato due semestrali e un pezzo di un altro esame, o di studiarne tre contemporaneamente….e tutto sembrerà loro così normale.

Allora, certamente, lo sarà, ma non ora.

Questo è il tempo di un passaggio iniziatico che si soffre fino in fondo, perché demarca la storia personale. Poi i “maturati”si sentiranno liberi e adulti, ma qualcuno un pianto riuscirà anche a farselo, una volta che anche l’orale sarà finito. E chissà se sarà solo liberatorio o forse maschererà un saluto faticoso a una scuola, che è stata “casa” per tanti e tanti giorni, e a tutti quei compagni di viaggio, coetanei o adulti che quel pezzo di strada l’hanno percorso camminando di fianco uno all’altro.

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