Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Società

LA LEZIONE DI MONTESQUIEU, ANCORA ATTUALE

ROBERTO GERVASINI - 12/10/2012

“Quando diversi corpi legislativi si susseguono gli uni agli altri, il popolo, che ha cattiva opinione del corpo legislativo attuale, trasferisce, con ragione, le proprie speranze su quello che succederà. Ma se si trattasse sempre dello stesso corpo, il popolo, una volta vistolo corrotto, non spererebbe più niente dalle sue leggi, s’infurierebbe o cadrebbe nell’apatia”.

Lo ha detto Grillo? Di Pietro? Bonino?

Certamente no, è nel libro XI di Lo spirito delle Leggi, di Montesquieu, scritto nella prima metà del 1700. Formalizzando la teoria della separazione dei poteri dello Stato Montesquieu aggiunge: “Siccome tutte le cose umane hanno una fine, lo Stato di cui parliamo perderà la sua libertà, perirà. Roma, Sparta e Cartagine sono pur perite. Perirà quando il potere legislativo sarà più corrotto di quello esecutivo”.

Di che Roma parliamo oggi? Quando il potere legislativo è più corrotto di quello esecutivo?

Il popolo italiano non s’infuria e non s’indigna. Cercando in internet si trovano foto di piazze e strade colme di manifestanti ad Atene, a Madrid, a Lisbona. In Italia, dove alla crisi finanziaria si aggiunge quella etica, il popolo si accalca fino a notte fonda ma davanti alle vetrine dei negozi per i novelli Smartphone HTC 5 pollici, rateizzato come Equitalia. Siamo ancora ricchi, quindi?

Le possibilità per il popolo, secondo Montesquieu, sono solo due: s’infuria o cade nell’apatia.

La seconda ipotesi, per noi italiani tutti (celti, longobardi, liguri, saraceni, arabi, normanni, mediorientali…) è la strada più comoda e preferita sempre, quella dell’ignavia e dell’apatia, in politica, anche se le percentuali nostrane di astensionismo in sede di votazioni politiche non si discostano da quelle di alcuni paesi dove la democrazia è ben radicata nell’animo della gente ma i meccanismi per esprimere il voto son laboriosi.

Astensionismo è una forma di apatia e in termini pratici non produce che sterile protesta, inutile.

Che i politici e i partiti siano tutti uguali non è neppure vero e comunque alle forze politiche, ai partiti ed ai movimenti, che la gente vada o non vada a votare importa un fico secco.

Perché? Per una questione aritmetica, di posti a sedere e di euro da spartire. Nel 2008, prima della crisi, su cinquanta milioni di italiani aventi diritto al voto, andarono a votare trentanove milioni. Il numero dei deputati non cambiò e neppure i soldi dei rimborsi perché i milioni di euro da spartire tra le forze politiche, partiti e movimenti, sono stabiliti secondo il numero dei votanti, gli aventi diritto. Che votino dieci o venti o trenta milioni di italiani, la situazione non cambia. Tutto viene ripartito secondo le percentuali di voti validi e solo su quelli. Non è difficile trovare in rete l’art. 3 della L. 3 giugno 1999 n. 157, come la L. 2 del 2 gennaio 1997, per non parlare della legge burla del 1974 dopo il referendum voluto dai radicali contro il finanziamento pubblico dei partiti, passato col 90% dei voti a favore. Il meccanismo dei rimborsi elettorali è diabolico, lo stiamo scoprendo tutti. Proprio perché non tutti i politici ed i partiti sono uguali, in aprile di quest’anno, firmatario l’onorevole Fioroni, lontano anni luce dalle posizioni di chi scrive, ha fatto una proposta di legge che darebbe senso pratico e politico alle astensioni rendendo facilissimo e chiarissimo il calcolo del nefando rimborso elettorale ai partiti. La proposta è semplice: cinquanta centesimi per ogni voto realmente ottenuto, di fatto. Sparirebbe il monte milioni sul totale degli aventi diritto al voto, avrebbe quindi senso l’astensione, la scheda bianca, la scheda nulla, con o senza la fetta di salame. È probabile che venga modificata la legge elettorale per le elezioni politiche, ma sui rimborsi elettorali non cambierà nulla.

Il modesto parere per chi vuole astenersi dal voto è di turarsi il naso e votare il meno peggio. Astenersi o annullare la scheda non servirà a nulla e nulla andrà a modificare. C’è sempre una bella percentuale di italiani onesti che vuol fare e credere, a destra e a sinistra. C’è sempre comunque una bella percentuale di italiani che di partitismo vive. Ritirarsi sull’Aventino non è scelta razionale.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login