Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

NUOVO INIZIO DELLA CHIESA

GIAMPAOLO COTTINI - 03/11/2012

A messa nel deserto di Giuda

La conclusione del sinodo dei vescovi dedicato alla nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana lascia a tutta la Chiesa alcune fondamentali certezze ed indicazioni operative per proseguire nel cammino della storia in maniera decisa e nuovamente appassionata. Anzitutto è emerso chiaro che la nuova evangelizzazione riguarda tutta la vita della Chiesa e non solo la dimensione della missione ad gentes, perché per tutti è assolutamente indispensabile ritrovare l’incontro personale con Cristo, soprattutto se esso è sopito nell’abitudinarietà di una fede poco incisiva.

Contro ogni possibile equivoco, che riduce il Cristianesimo a dottrina ideologia o morale, si è riaffermato che il Vangelo è tutto identificato con la persona di Cristo, presente oggi anche nell’attuale condizione di radicale secolarizzazione, che potrebbe indurre a forme di pessimismo circa la possibilità che la fede abbia ancora qualcosa da dire all’uomo contemporaneo. Il Papa ha ricordato che viviamo come in una situazione di desertificazione, in cui la traversata del deserto del nichilismo chiede di recuperare ciò che è essenziale portare con sé, senza inutili lamentazioni o pessimismi, riscoprendo che anche il nostro orizzonte apparentemente così lontano dalla fede è amato da Dio come la dimora in cui siamo chiamati qui ed ora a sperimentare una nuova vita.

Come nell’incontro con la Samaritana, ogni uomo desidera poter trovare l’acqua viva che disseta il desiderio di infinito presente nel suo cuore, e questa sorgente di vita è solo la persona di Cristo incontrata oggi nella vita della Chiesa. Perciò la nuova evangelizzazione non è un ricominciare tutto daccapo, ma è un tornare alla fede nel rapporto personale con Cristo.

In particolar modo il sinodo ha sottolineato la bellezza di questa esperienza, recuperando la ricchezza dell’insegnamento del Concilio e rivivendo l’armonica unità di tutta la Chiesa in comunione con il Papa, introducendo così l’anno della fede non inteso come riflessione su delle strategie di comunicazione dei contenuti cristiani, ma piuttosto come ripresa della bellezza dell’essere cristiani in tutte le circostanze della vita. Per questo persino la condizione di ateismo e agnosticismo non è stata letta come obiezione, ma come un’occasione per recuperare le sorgenti della fede in risposta alla nostalgia di felicità che abita il cuore di ogni uomo. La nuova evangelizzazione passa, infatti, attraverso la certezza che tale domanda di infinito trova il suo compimento.

Comunicare questo è chiesto a tutti, secondo una responsabilità che impegna ogni singolo fedele in quanto battezzato a rendere testimonianza dell’incontro fatto in tutti gli ambiti e le condizioni della vita. Superando una visione solo organizzativa della Chiesa, viene così riproposta l’immagine della communio, cioè di una Chiesa che vive l’esperienza della fraternità nella pluriforme unità di manifestazioni diverse, recuperando sia il valore strutturale della parrocchia che la vitalità e il carisma dei movimenti e delle nuove comunità che si sono sviluppati soprattutto negli ultimi decenni.

Un particolare compito viene riconosciuto alla famiglia come primo luogo dalla comunicazione della fede, benché non ci si nasconda la difficoltà di situazioni familiari irregolari verso cui l’amore della comunità cristiana deve essere particolarmente intenso. La vita familiare è infatti il primo luogo in cui il Vangelo si incontra con l’ordinarietà della vita, trasfigurando l’esistenza nell’orizzonte dell’amore. Da queste premesse nasce anche il compito del dialogo con le culture e le altre religioni, per valorizzare ogni seme di verità presente in ogni espressione dell’umano.

Tutte le energie migliori sprigionate dall’esperienza del concilio sono state perciò riprese e rilanciate dal sinodo, e tocca ora ai singoli fedeli e alle comunità di mettersi in viaggio nei deserti dell’esistenza odierna, portando con sé solo l’essenziale per accogliere le sfide del presente, sapendo che – come ha ricordato Benedetto XVI – è “proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si scopre il valore di ciò che è essenziale per vivere”. Non si tratta di indulgere ad un facile ottimismo, ma di prendere coscienza che tutto è dato ed è permesso da Dio per la maturazione della persona e per la crescita della sua Chiesa, e che per questo è il tempo di varcare la porta della fede per andare incontro a chiunque. Solo non bisogna dimenticare di portare con sé l’essenziale nel viaggio che ci attende nei deserti del mondo di oggi: la compagnia di Gesù, la verità della sua parola, il pane eucaristico che ci nutre, la fraternità della comunione ecclesiale, lo slancio della carità.

La testimonianza di chi ha partecipato al sinodo ci guidi e ci accompagni, come ha iniziato a fare il nostro arcivescovo raccontando dal sito della diocesi quanto è accaduto a Roma in queste settimane.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login