Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Società

ABBATTERE LE BARRIERE NELLA MENTE

CARLA TOCCHETTI - 25/01/2013

“C’era un ragazzo, una volta bambino, ma che ora è un uomo, più uomo di chiunque altro, un uomo che sta facendo un viaggio, non solo per sé stesso, ma anche per amici e parenti, e per tutti quelli che sono un po’ più sfortunati: è un simbolo, una bandiera e sta compiendo una sfida. Una sfida non contro nemici o ideali, ma contro sé stesso, contro le difficoltà…”.

È arrivato così, con il tam tam via internet, l’intenso commento di uno dei tanti pellegrini che hanno incontrato Pietro Scidurlo lungo il Camino di Santiago. Un ragazzo di trentatre anni, da Somma Lombardo, diversamente abile, che l’estate scorsa ha percorso su una handbike i novecento chilometri che separano i Pirenei da Santiago de Compostela. Niente ha potuto fermarlo, né le difficoltà di un percorso tutto saliscendi, sole cocente e vento terribile, né la sete, né le pedalate lunghe anche dieci ore né la spartanità degli alloggi di notte.

L’idea di un “viaggio di formazione” si fa largo nella mente di Pietro nel momento in cui realizza che, amareggiato dalla fortuita disabilità che lo ha colpito, la sua vita tracima rabbia e risentimento al punto di deteriorare i rapporti con le persone più care e rendere sterile la vita stessa. Convinto che intorno al concetto di diversità sono costruite troppe barriere fisiche e mentali, Pietro lavora intensamente al suo sogno di sempre, il Camino de Santiago: riuscirà a partire grazie ad una serie di incontri quasi predestinati. Dimostrerà a se stesso, e agli altri, che “tutti ce la possono fare, le barriere sono solo nella mente, la disabilità è una delle tante caratteristiche umane, come il colore degli occhi”. A distanza di tempo, Pietro ricorda quanto siano state importanti le persone che lo hanno supportato senza condizioni verso il suo obiettivo. Il papà e la mamma innanzitutto, che non lo hanno lasciato mai un solo minuto, la sorella, e poi il coach ed il fido compagno di allenamento, il patron del circolo sommese Veloclub, alcuni sponsors, i fratelli pellegrini che lungo il Camino gli auguravano “Ultreya” (“vai oltre!”), e i tantissimi che hanno seguito l’evento via Facebook, sul blog, o attraverso il reality televisivo “ Romanzo Familiare”. Il loro sostegno ha sospinto Pietro verso una meta condivisa e ideologicamente importante per tutti.

“Quando rimetti al centro le cose importanti della tua vita”, spiega Pietro, “vedi tutto come un dono per cui essere grato, come una fontana che non speri di trovare quando la sete ti assale. Tutto dipende da come vuoi essere. Ogni pellegrino sul Camino di Santiago ha una sua motivazione, chi vuole ringraziare, chi pregare per una persona cara, io ero alla ricerca di qualcosa; giunto in fondo, ho capito il significato della mia esperienza era portare un messaggio diventato fondamentale per me ad altri giovani disabili che vivono ancora gli ostacoli della diversità.”

Pietro ha le idee chiare, molto ora. Sta pensando ad un nuovo simbolico pellegrinaggio sulle orme della storia, questa volta in Italia: vuole attirare l’attenzione sulla necessità di rimuovere le barriere sociali, psicologiche e fisiche, nei confronti della disabilità. Ha creato l’associazione no profit “Free Wheels” per strutturare aiuti concreti, libri, guide e informazioni per i giovani diversamente abili che vogliano provare l’esperienza di Santiago. “Vi chiedo anche un semplice “Mi piace” sulla pagina Facebook di Freewheels: è importante per catturare l’attenzione di futuri sostenitori. E se saremo in tanti a crederci, potremo fare grandi cose”. Non c’è dubbio, le barriere sono solo nella mente: alla prossima, Pietro.

Per informazioni:
Associazione Onlus Free Wheels
http://www.freewheels.it
https://www.facebook.com/freewheelsonlus
Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login