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Attualità

UNIVERSITÀ, CAPIRSI E COLLABORARE

LUISA OPRANDI - 01/02/2013

Il prossimo 14 febbraio Varese festeggerà un anniversario che, per la maggior parte dei cittadini, rischia però di passare sotto silenzio: ricorrono infatti quindici anni da che il Ministero dell’Università ha sancito con decreto l’istituzione dell’Università dell’Insubria, con sedi in Varese e Como.

Quella del nostro capoluogo e del suo Ateneo è in realtà una storia ben più lunga, che ebbe inizio oltre quarant’anni fa quando, nel 1972, vennero gemmati dalla Università degli Studi di Pavia i corsi della Facoltà di Medicina e Chirurgia. A distanza di una ventina d’anni, nel 1990, furono poi attivati anche quelli di Economia e Commercio, e Scienze biologiche, emanazione rispettivamente dagli Atenei statali di Pavia e Milano.

Attualmente nella nostra città sono attivi i corsi in Economia, Giurisprudenza, Scienze matematiche, fisiche e naturali e Medicina e chirurgia. Ciascuno di essi apre poi al proprio interno un ventaglio di proposte formative, che vanno dall’informatica, all’ ingegneria per la sicurezza del lavoro e dell’ambiente, alla biologia e ricerca biomedicale, alle scienze della comunicazione, alla mediazione interlinguistica, alle scienze motorie, sino a Management delle imprese internazionali e dei mercati finanziari e all’Economia dell’innovazione.

Una panoramica veloce, che vale la pena approfondire sul portale dell’Università, ma che consente di capire quanto sia indispensabile che Varese sappia leggere e interpretare la ricchezza culturale, scientifica e di ricerca che l’Ateneo insubre offre e come, a propria volta, l’Università non possa prescindere dal sentirsi in costante rapporto dialogico e propositivo con l’Amministrazione locale e la vita cittadina.

Varese infatti non riesce a vivere la dimensione di città universitaria e le ragioni potrebbero essere diverse tra loro, alcune delle quali annidate nel tempo, nei rapporti istituzionali pregressi non sempre collaborativi e in una sorta di distanza da una parte e solipsismo culturale dall’altra.

Una sede universitaria è in realtà uno stimolo forte e ineguagliabile per la comunità in cui sorge, un valore che va riconosciuto e radicato anche nel cuore della gente, nel sistema politico amministrativo e nella varietà della proposta culturale cittadina, attraverso un percorso di cultura sociale che Amministrazione e Università devono condividere. La prima perché chiamata a potenziare e avere a cuore la sorte di ogni realtà territoriale e di ogni persona e, tra questi, i giovani. L’Ateneo poiché, come ogni realtà formativa che offra servizio pubblico, è a disposizione della collettività.

Dovrebbe essere perciò nella norma il fatto che gli studenti varesini, della provincia, di altre città italiane o d’oltralpe che studiano nel nostro capoluogo possano avere normalmente dei servizi utili a favorire la loro presenza in città, attraverso incentivi per gli alloggi, i trasporti, la consumazione dei pasti e il divertimento. Così come ritenere che il parcheggio dell’Università, perennemente sterrato e abbandonato a se stesso, non può essere oggetto di propaganda a ogni campagna elettorale e poi cacciato nel dimenticatoio come se non interessasse più a nessuno.

Ma altrettanto normale dovrebbe che docenti e studenti della nostra Università fossero tra gli attori principali della cultura locale: sarebbe così fuori luogo vedere qualche professore o studente tenere incontri, conferenze, seminari, ad esempio, in un rione cittadino? Fuori dalle mura della cittadella degli studi e in mezzo alla gente?

Uno Stato, ma anche una città che vogliano guardare avanti e implementare la propria crescita e qualità di vita devono investire sull’istruzione e sulla formazione, a tutti i livelli: da quella professionale, a quella continua nel mondo lavorativo, al sistema formativo dell’obbligo, fino all’Università, se ha la fortuna di averne una sul proprio territorio di competenza. Per capirsi e collaborare è però necessario conoscersi: da qui l’ordine del giorno che la sottoscritta ha proposto alla Giunta cittadina perché il Neo Rettore, professore Coen, fosse presente in una prossima seduta di Consiglio Comunale interamente dedicata all’Università dell’Insubria. Ordine del giorno condiviso dalle varie forze politiche, accolto dall’Amministrazione e dall’Università e messo a calendario per il prossimo 7 marzo.

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