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Attualità

I CATTOLICI E L’IMPEGNO IN POLITICA

LIVIO GHIRINGHELLI - 11/02/2013

Il Cardinal Bagnasco

I valori fondamentali per il cristiano nel doveroso impegno politico sono quelli radicati nella natura dell’essere umano, non riconducibili al processo di secolarizzazione e relativizzazione, in un contesto caratterizzato però da diverse visioni della vita, da valori indubbiamente da mediare al fine di un consenso sociale il più largo possibile.

Nella dottrina sociale della Chiesa costante è il riferimento al diritto naturale, alla natura delle cose. Qui si scorge una derivazione diretta dalla volontà di Dio rispetto alle stesse definizioni dogmatiche, queste sì irreformabili. E si tratta di un diritto naturale calato nella storia, per cui, proclamata come legittima l’autonomia dei laici (Deus caritas est, 29) nella dialettica fra le varie tesi va perseguito non certo il bene minore, bensì quello maggiore realisticamente conseguibile. Così Giovanni Paolo II (Evangelium vitae, 73) a proposito della depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza invitava a offrire il proprio sostegno a tutte quelle proposte che fossero mirate a limitare i danni di una tale legge. Se l’art. 29 della Costituzione sancisce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio (tra uomo e donna), non vanno comunque escluse forme di regolazione di rapporti di convivenza, che si pongano fuori del matrimonio. Questo nello spirito di tolleranza di modelli diversi pur nella riaffermazione decisa delle ragioni di fondo.
Ci deve essere una ricerca paziente delle migliori risoluzioni pratiche, bisogna rendere vivi e appetibili i principi della fede anche per gli altri nella civiltà del dialogo, tenendo conto che la gradualità è condizionata dall’evoluzione del consenso e del costume della gente. Non ogni lentezza nel percorso è da ritenere di necessità un cedimento, il bene comune è quello concretamente possibile in una determinata situazione; i principi etici assoluti non trovano spesso realizzazione immediata. Certo la verifica della verità di un valore non va affidata al criterio della maggioranza.
L’autonomia dei laici nell’agone politico (Gaudium et spes, 36) non è comunque assoluta, ma l’agire del credente in questa dimensione non deve essere eterodiretto. Il tutto in un fecondo dialogo con la gerarchia. Nel discorso di Verona Benedetto XVI ha giustamente asserito che la Chiesa non è e non intende essere agente politico. Ai fedeli laici sotto la loro propria responsabilità sta la fatica della mediazione.
Il cardinale Bagnasco ha spesso invitato a purificare l’aria, perché le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate. Il monito quello di reagire con freschezza di visione e nuovo entusiasmo, di nutrire speranza senza essere ingenui. Monti ha permesso all’Italia di riacquistare credibilità europea e internazionale, ma la via del riscatto è ancora lunga e difficile e doloroso risulta avvertire la crescita continua delle disuguaglianze, mentre va arginato lo strapotere della finanza e della speculazione.
La nuova frontiera della politica sta tra democrazia autentica e populismo; le vecchie categorie ideologiche destra-sinistra appaiono ormai inadeguate, peggiore ancora si manifesta il qualunquismo autolesionistico dell’antipolitica. Purtroppo certe premesse in chiave prepolitica ed eminentemente culturale poste a Todi non sono approdate a un’ispirazione sostanzialmente comune sul piano strettamente politico. Ormai l’appartenenza cattolica risulta più un elemento del curriculum individuale, che non il riferimento a un’anima collettiva. La gerarchia, dopo un primo plauso all’azione di Prodi e alla sua agenda, si è prudentemente ritratta da un impegno diretto di sostegno.
Rimangono irrisolte molte questioni eticamente rilevanti concernenti la sacralità della vita, la disciplina del matrimonio, le esigenze della famiglia, la libertà di educazione, la sessualità, la solidarietà sociale ecc. in una società eminentemente individualistica e permissiva, che poco rispetta i valori fondamentali della persona umana, onde il richiamo a tutti i cattolici impegnati in politica, a prescindere dalla collocazione nelle varie formazioni, nel segno di un’autonomia responsabile senza inutili chiusure.
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