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Attualità

LA CITTÀ DEL DOPPIO OSPEDALE

OVIDIO CAZZOLA - 08/03/2013

Il Consiglio comunale di martedì 4 marzo ha messo in evidenza la carenza culturale e politica degli interventi di alcuni consiglieri. Si è evidenziata una elevata dose di opportunismo, di mancanza di coraggio ad affrontare nuovamente con la razionalità e l’amore per questa nostra città, necessari in ogni amministratore pubblico, che dovrebbe anteporre l’interesse comune a qualsiasi altra considerazione.

Non nego la buona fede presente. Non nego che le opinioni espresse dal Comitato spontaneo per un unico ospedale meriterebbero approfondimenti comuni che certo non devono escludere gli aspetti finanziari della colossale operazione rifondativa del polo materno-infantile varesino.

Ma da ogni parte si guardi questa operazione, è del tutto evidente la sua irrazionalità, i costi, le incertezze, i tempi necessari per un risultato finale di alta qualità, la inaccettabile localizzazione del complesso sanitario previsto.

Dobbiamo ricordare tutte le negatività del progetto in piazza Biroldi. Si tratta di un’area lontana solo quattrocento metri dall’Ospedale di Circolo. Con una superficie, che risulterà totalmente edificata, di circa ottomila metri quadrati. Senza dotazione di adeguato parcheggio adiacente e connesso per un complesso di oltre duecento camere.

Disturbata da un intenso traffico. Senza adeguate aree verdi.

Ma il ‘sorriso’ sarà possibile a bambini e madri ospitati in questo purgatorio edificato?

L’eliporto per le drammatiche urgenze al Circolo (ma poi c’è l’ambulanza!). Con l’incertezza del raddoppio a breve distanza delle apparecchiature esistenti al Circolo e del personale specializzato sempre, e non saltuariamente presente.

I sostenitori del polo materno infantile distinto dal Circolo affermano che i finanziamenti concessi sono mirati a quest’opera e sarebbero perduti in caso di cambiamento dei programmi. Che troppo tardi si fanno delle proposte alternative. Ma non si conosce l’entità di questi finanziamenti né le condizioni poste per la loro disponibilità.

Non si conosce quali siano le opere che potrebbero sostenere: e i tempi di questa disponibilità.

Ma occorre anche porre in evidenza gli aspetti localizzativi del progetto ‘Ponte del Sorriso’.

Forse è eccessivo immaginare un ‘Ponte del Sorriso’ immerso in un’area verde e piantumata che l’attuale progettazione al Del Ponte nega totalmente? Che l’Ospedale di Circolo, nonostante alcuni scempi recenti, potrebbe consentire con operazioni delicate di architettura e di bellezza verde?

Quella bellezza che era stata curata agli inizi del ‘900 dalla direzione sanitaria di allora, che si era recata anche a Belfast per studiare l’organizzazione ospedaliera irlandese.

L’Ospedale è un luogo di accoglienza, di assistenza, di cura e non può essere ridotto a puro contenitore di letti. La cura è sostenuta dalla bellezza e non solo dai volumi edificati.

Il ritorno del polo materno – infantile al Circolo potrebbe essere progressivo con il contenimento della spesa, con l’utilizzo anche transitorio di alcuni padiglioni disponibili interrompendo la prassi colpevole delle demolizioni sbrigative.

L’attuale Del Ponte potrà assumere nuove funzioni con particolare attenzione a compiti di riabilitazione e di accoglienza per persone non più autosufficienti anche per anzianità. Evitando la realizzazione di una volumetria eccessiva come quella prevista. Offensiva del panorama cittadino e del contesto circostante.

Il rendering che qui si presenta è sufficientemente esplicito al riguardo.

Le ingenti spese che si dovrebbero complessivamente sostenere, la irrazionalità e la invasività della previsione insufficientemente considerata del polo ospedaliero materno – infantile al Del Ponte, la permanente e incidente eredità negativa per la nostra città, se venisse realizzata la nuova edificazione, richiedono assolutamente una considerazione seria e coraggiosa di un programma nuovo e ragionevole, unitario, all’interno dell’area dell’Ospedale di Circolo con gli oneri che dovessero essere eventualmente sostenuti per l’interruzione e la modifica dei contratti in corso e la nuova programmazione necessaria.

Continuo a ritenere che il sistema sanitario regionale e locale sia stato reticente al riguardo, che la sua ‘politica’ sia stata più attenta alle ‘opportunità’ che alla razionalità delle scelte da compiere.

L’amore che portiamo a questa nostra città, il lascito che consegniamo a chi ci seguirà, ci obbliga ineludibilmente a rivedere decisioni e percorsi che appaiono con ogni evidenza errati. Intelligenza e sensibilità non hanno paura di riconsiderare decisioni prese, magari in buona fede, nel passato.

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