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Incontri

UNA VITA SULLA BRECCIA

GUIDO BONOLDI - 15/03/2013

La notte tra il 4 ed il 5 marzo è spirato un caro amico, del quale sento il dovere di scrivere in questa mia rubrica per raccontare, come mi è possibile, solo alcune tra le tante vicende di una lunga ed intensa esistenza, vissuta fino all’ultimo sempre “sulla breccia”.

Ho conosciuto Teodoro Piatti detto Rino, varesino verace, classe 1926, a metà degli anni novanta, all’Ospedale di Cittiglio, quando lui fu ricoverato per un problema cardiaco nel mio reparto: era stato amico di gioventù dei miei genitori ed io ero amico di suo figlio Alberto, con il quale condividevo la stessa appartenenza al movimento ecclesiale di Comunione e liberazione, appartenenza che il Rino, a quanto mi risulta, aveva in precedenza fortemente osteggiato.

Me lo trovai lì una mattina in uno dei nostri letti monitorizzati e cercai di fare del mio meglio per assisterlo, così come facevo del resto con tutti i miei pazienti. Teodoro era una persona che osservava con attenzione la realtà intorno a sé ed era capace di giudicare con nettezza coloro che incontrava, sulla scorta dell’esperienza maturata in tanti anni di lavoro come dirigente alla Bassani Ticino.

Guadagnai in poco tempo al sua più completa fiducia ed anche la sua amicizia. Negli anni seguenti partecipò con me ad alcuni gesti di CL, come la via crucis del sabato santo al Sacro Monte o il Meeting di Rimini, sotto lo sguardo “incredulo” di suo figlio Alberto. Riallacciò anche l’antica amicizia con mio padre Giancarlo e mia mamma Marisa e quando in seguito, prima una e poi l’altro si ammalarono, Teodoro Piatti fu sempre assiduo nell’andarli a trovare, e si rivelò, senza dubbio, come il loro amico più fedele di questi ultimi anni.

Di carattere forte e di fisico robusto, Rino aveva soprattutto una mente così vivace, che le idee gli si accavallavano nella testa e quando conversava apriva nel suo discorrere parentesi tonde, quadre e graffe, che poi faceva fatica a chiudere. Abitava in una casa di legno a Laveno Mombello, la sua dacia, come la chiamava, e anche dopo avere già compiuto gli ottant’anni, non rinunciava a circolare in moto. Amava comunicare, anche attraverso i nuovi mezzi informatici e da qualche anno aveva aperto la sua pagina su Facebook.

Teodoro Piatti detto Rino se n’è andato lasciando un vuoto in tante persone che gli hanno voluto bene, ma lasciando soprattutto l’esempio di un animo indomito e appassionato.

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