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Ambiente

GUIDA AI PRODOTTI MADE IN VARESE

ARTURO BORTOLUZZI - 22/03/2013

Il sindaco, a maggior ragione quello di una città capoluogo come Varese, ha secondo me il compito di dare impulso alle aziende locali ancor più se queste portano all’affermazione prodotti che hanno origine nel nostro territorio, celebrando le specialità della tradizione enogastronomica lombarda.

Dopo avere letto, nei giorni scorsi, dell’iniziativa assunta dall’Agenda 21 Laghi, che ha promosso una guida dei prodotti tipici locali, ho scritto al sindaco del comune di Varese e gli ho chiesto di riproporla nell’area varesina a sostegno dei produttori, dei consumatori che vogliono un prodotto di qualità (e possibilmente a kilometro zero) e dello stesso turismo nel territorio varesino. Una iniziativa alla base della quale c’è anche una intuitiva ragione di tutela dell’ambiente.

Gli ho proposto così di convocare una riunione operativa, magari per il prossimo mese di aprile, invitando a parteciparvi, per iniziare, i Presidenti di Varese di Confagricoltura, di Coldiretti, di Cia di Cciaa, ma anche il presidente dell’Agenzia turistica varesina, il dirigente scolastico provinciale e il Presidente dell’associazione Ecomuseo.

Mangiare a kilometro zero significa anche risparmiare e combattere l’inflazione con prezzi che non debbono comprendere costi di imballaggio trasporto e distribuzione. Consumare prodotti tipici aiuta l’economia locale a superare la crisi che imperversa in tutto il mondo sui più disparati settori, compreso l’agro-alimentare.

Una maniera per risolvere la difficoltà di acquisto in questo specifico campo spesso si identifica con la diminuzione degli acquisti alimentari di qualità, privilegiando quindi la convenienza economica a discapito della genuinità del cibo. Niente di più sbagliato.

Attraverso l’acquisto di prodotti tipici abbiamo la garanzia di genuinità delle materie prime, di basso impatto ambientale data la loro provenienza locale, di salvaguardia di pratiche tradizionali di lavorazione, e compiamo anche una buona azione verso noi stessi e verso l’economia locale. La crisi economica non può risolversi abbassando la qualità dei nostri acquisti alimentari, a dispetto della nostra salute e di quella della biodiversità dei nostri territori. La crisi economica ha prodotto allora la crisi dei consumi, ma proprio dalla ‘crisi’ si è generata la ‘criticità’: il consumo critico. Basta vedere internet per accorgersi che, in termini di promozione, molto è stato fatto.

Caldeggio dunque un’iniziativa nuova, sistemica e specificatamente improntata al 2015 in cui gli organizzatori ambiscono a far venire sul territorio migliaia di visitatori per l’Expo. Propongo così che venga realizzata un’innovativa e accattivante guida dei prodotti tipici varesini, oltreché dei ristoranti dove gustarli, degli alberghi in cui soggiornare, degli itinerari e dei sistemi di movimento per arrivare ai diversi luoghi di loro produzione e di loro degustazione. Una pubblicazione di questo genere oltre ad avere un’importanza dal punto di vista pubblicitario, di quello educativo oltre che di quello ambientale (che ho già detto), sarebbe anche un biglietto da visita per presentarsi alla prossima Expo 2015.

Il nostro territorio può vantare dolci che sembrano brutti e che… sono tremendamente buoni, altri che portano il nome stesso di Varese. Accanto alla bellezza naturale di montagne e laghi si vanno a riscoprire i prodotti tipici della nostra terra. Ci sono zone dove si coltivano asparagi, altre dove troviamo le pesche.

Ci sono aziende davvero uniche nella produzione di formaggi, miele, latte e derivati, insaccati, altre specializzate nella realizzazione di liquori. Attorno al lago sono fiorite attività come la ceramica, al confine con Milano e Como è stato inventato un amaretto imitato da molti. Il sud della provincia di Varese ha visto fiorire le industrie del tessile, accanto ad altre che producevano bilance, affilatrici, antifurti.

Sono informato, poi, che la Provincia di Como ha pure messo a disposizione dei cittadini un opuscolo in cui trovare le aziende che mettono in vendita le specialità agricole e ittiche lariane.

Le prelibatezze tipiche del Comasco sono, quindi, in una guida a portata di mano, in modo da valorizzare la produzione locale e favorire la sana alimentazione. Nell’ambito del Progetto Filiera Corta il settore agricoltura della Provincia di Como ha, quindi, pubblicato la prima “Guida alle specialità comasche. Vendita diretta dei prodotti agricoli ed ittici”. Si tratta di un utilissimo vademecum in cui il consumatore potrà trovare un elenco completo di tutte le “eccellenze” agricole e ittiche che offrono le aziende comasche, con indicazione degli orari e di tutte le altre informazione utili e necessarie per raggiungerle o contattarle. Per agevolare il consumatore, la guida contiene una mappa in grande formato dove si possono individuare le aziende più vicine alla propria abitazione o al proprio lavoro.

Con questa agile ma esauriente guida i promotori dell’iniziativa hanno ritenuto di aver colmato un vuoto di informazione e di aver messo in migliore luce i prodotti e le offerte dell’agricoltura. Nell’opuscolo, infatti, si possono avere esaurienti informazioni su una vasta gamma di prodotti.

Tra questi, una serie di prelibatezze che spaziano da formaggi vaccini e caprini freschi e stagionati, primo sale, zincarlin, formaggi magri, semigrassi e grassi, semuda, casoretta, formaggella e molti altri. E, poi, carne bovina, ovi-caprina, suina, avicola e salumi.

L’elenco prosegue con ortaggi freschi e conservati, patate, frutta di stagione, confetture, sciroppi, succhi di frutta, piccoli frutti e castagne, miele, latte crudo, yogurt, uova, olio extravergine. Spazio anche ai prodotti del lago: trote, missoltini, pesce fresco, ravioli di pesce, paté di lago, squartoni, filetti di pesce fresco ed essiccato e altri prodotti.

Concludo dicendo che promuovere e curare una nuova guida e, soprattutto, seguirla nei minimi dettagli in termini di promozione politica, sarebbe un invito perché i varesini, soprattutto i più piccoli, imparino sempre a guardare in avanti tenendo in conto le tradizioni e la storia del territorio. Anzi più che guardare in avanti ambirei che si guardi in alto, dove volano i sogni.

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