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Società

I RIONI E LA LORO ANIMA

LUISA OPRANDI - 31/05/2013

La dismessa scuola De Amicis, a Valle Olona

I rioni di una città non sono appendici periferiche del centro, ma altrettanti centri residenziali, culturali, storici e paesaggistici. Varese vanta una tradizione urbana distribuita in castellanze e in borghi rionali, ciascuno con una propria anima, se così si può dire.

Ognuno di essi ha un passato, che in più occasioni gli abitanti hanno volontariamente raccolto in interessanti e preziose opere documentarie e che i cittadini cercano di non disperdere e di riportare alla bellezza della memoria collettiva.

Indipendentemente dalla loro storia, tutti i rioni hanno uguale dignità e costruiscono l’insieme della nostra tradizione e vicenda collettiva, sia quelli che erano persino Comuni indipendenti prima della costituzione della città di Varese, sia quelli sorti solo nel secolo scorso. I volti di questi angoli cittadini sono nel tempo poi cambiati: i grandi prati e campi coltivati sono divenuti agglomerati di ville e giardini, palazzine e condomini, centri di servizi collettivi.

La maggioranza della popolazione cittadina oggi, proprio come tempo addietro, vive comunque in un rione: da un lato ciò richiede un salto di qualità culturale che porti sempre più a pensare Varese come città policentrica, distribuendo equamente attenzioni, cure, desiderio di valorizzare al meglio i luoghi dove la popolazione vive.

Una interessante promozione turistica di carattere ambientale, essendo questa la nostra indiscutibile ricchezza e particolarità, ma anche artistica, architettonica potrebbe davvero fare di Varese uno splendido museo all’aperto, quasi che ogni quartiere potesse rappresentare, se curato e valorizzato nella sua peculiare bellezza, una sala tematica a sé stante.

Se questa è l’ottica dalla quale guardare la bellezza della nostra città, ecco che quando un quartiere viene, per tante ragioni, impoverito di una sua parte essenziale, la città inevitabilmente si adopera in qualche modo per restituire a quel territorio occasioni di rinascita, affinché si ricreino tutte le condizioni che consentano al singolo quartiere di essere parte attiva al dialogo culturale, sociale, ambientale della città stessa.

Un caso recente e significativo a proposito, ma non certo l’unico, è rappresentato dal rione di Valle Olona, collocato tra Biumo inferiore e San Fermo. Sede per decenni di importanti insediamenti industriali poi dismessi, il quartiere è andato progressivamente configurandosi come luogo residenziale tra il verde, aumentando anche il dato demografico dei suoi residenti.

Dallo scorso anno scolastico però è stata chiusa la scuola elementare, che assieme alla parrocchia era stata punto di riferimento formativo e luogo di relazione, come sa esserlo ogni scuola di quartiere. L’edifico è ora inutilizzato, senza che sia accennata alcuna destinazione, se non quella di bene alienabile allo scopo di fare cassa.

Ora, già era stato chiesto all’Amministrazione di continuare a mantenerne la funzione educativa e sociale a carattere pubblico. A distanza di tempo, senza che della ex scuola De Amicis mai si sia parlato, ritorniamo sulla questione con una proposta concreta fatta alla Giunta e agli Assessorati preposti dei Servizi educativi, alla Cultura e alle Pari Opportunità. Con una mozione dei giorni scorsi si chiede infatti di destinare l’edifico a “Casa delle associazioni, della cultura e della socialità”, anche prevedendo ad una contenuta compartecipazione economica da parte delle associazioni o dei gruppi che, per scopi formativi, educativi, sociali, culturali, artistici usufruiscano degli spazi, con una ordinata calendarizzazione e condivisione delle strutture. L’ampio parcheggio antistante l’edificio, la possibilità di raggiungerlo facilmente con il mezzo pubblico urbano ne consentirebbero l’accesso anche a persone anziane o in difficoltà, a giovani, a studenti. Sarebbe bello pensare che quella che è stata la scuola per intere generazioni, possa tornare ad essere un luogo dove ancora si possa respirare l’aria fresca della cultura, dell’arte, della musica, del teatro, della solidarietà.

Così un rione che ha perso un pezzo importante della propria storia collettiva ritroverebbe una vocazione collettiva e l’opportunità di essere uno dei tanti “centri”cittadini che fanno la bellezza della nostra città e del nostro stare assieme.

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