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Società

PRIGIONIERA DEL SILENZIO

don ERNESTO MANDELLI - 07/06/2013

Il tuo corpo paralizzato,
braccia e gambe inerti,
le dita immobili,
la testa reclinata sul fianco,
sei prigioniera del tuo corpo.

 

Persone ti assistono,
lo fanno con amore:
con gesto garbato
ti lavano e profumano
ravviano i tuoi capelli.

 

I tuoi occhi vedono,
le palpebre annuiscono,
sono le tue parole.
La luce dei tuoi occhi
è richiamo irresistibile.

 

Nel tuo corpo statico
vive un cuore:
ne sentiamo i battiti,
certi che ci ascolta,
quando ci parlerà?

 

Non si può star lontani,
ci richiami alla vita vera,
purifichi i nostri sentimenti,
disperdi sogni vuoti
davanti a te siamo piccoli.

 

Un trauma improvviso,
un destino crudele
ti ha fermato la vita
nel pieno degli anni
spegnendo i tuoi sogni.

 

Non conosciamo
la dura tragedia
che stai attraversando.
incapaci di penetrare
Il tuo forzato silenzio.

 

Fatichiamo a trovare
parole e gesti
per lenire il tuo cuore,
mentre ti avvolge
un alone di tenerezza.

 

Osiamo interpretare
i tuoi pensieri,
i tuoi sentimenti,
ma resta forte il dubbio:
sapremo ascoltarti?

 

Ci soccorra la fede,
pregando chiediamo:
non venga meno la fiducia
in quell’Alleato fedele,
che non abbandona.

 ***

Al “Molina” di Varese c’è un reparto di persone in coma,la maggior parte in stato vegetativo,alcune con minima coscienza. Una donna di trentasei anni, moldava, colpita da emorragia a ventotto anni, è affetta da paralisi completa dell’organismo che rende impossibile qualsiasi movimento,lasciando intatte le facoltà intellettive; muove solo le palpebre,dicendo sì quando le alza,no quando le abbassa. È madre di due bimbe che vivono in Moldavia con la nonna, il marito è sparito.

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