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Attualità

ANTICHI COLLEGI UNIVERSITARI

LIVIO GHIRINGHELLI - 14/06/2013

Il collegio Ghislieri

L’Università dell’Insubria dopo laboriosa gestazione e l’impegno illuminato profuso da amministratori, politici e docenti ha raggiunto la sua autonomia e nonostante le difficoltà d’ordine finanziario in questi momenti di crisi sta procedendo a consolidare le sue strutture. Allo scadere del Rettorato del professor Renzo Dionigi si è potuta anche inaugurare l’apertura di un collegio nell’area di Bizzozero, destinato a risolvere non certo in termini definitivi, ma comunque di felice prospettiva, il problema residenziale dei giovani di talento e provenienti da ceti economicamente non fortunati, che possano nel tempo offrire una cifra di qualità al destino dell’istituzione.

La sua fortuna infatti dipende sia dagli spazi e iniziative che s’aprono alla ricerca (ce ne sono alcune premesse), sia dalla presenza d’alunni che per talento e impegno si avviino nei vari campi specialistici a carriere di prestigio.

Si vuole proporre all’attenzione, pur rispettando la diversità di condizioni in cui si è sviluppata la sua storia secolare, l’esempio di un collegio quale è (con il Borromeo) il Ghislieri di Pavia. Nacque per volontà di Pio V (Michele Ghislieri) nel 1567 da una prima idea concepita l’anno precedente. La bolla di fondazione del 10 gennaio1569 (Copiosus in misericordia Dominus) recita: Sapientia cum probitate morum coniuncta humanae mentis perfectio. A un progetto intellettuale di studio e di ricerca si accompagnava quello di riforma dei costumi, in funzione del rinnovamento religioso in tutta la sua dimensione sociale. Alla tradizione filosofica scolastica si aggiungevano l’apertura umanistica e la sensibilità alle scienze della natura. Doveva offrire abitazione a ventiquattro giovani studenti dell’Università di Pavia di povera condizione (paupertate laborantes), originari delle zone di Bosco Marengo (luogo di nascita del Pontefice), Alessandria con il contado, Tortona, Pavia, Vigevano, territori per lo più rurali in grado di garantire più facile probità di costumi in gente semplice, frugale, schietta e rincalzi freschi per il rinnovamento delle classi dirigenti. Erano sottoposti a un esame in tutte “le parti dell’umanità” davanti a una commissione integrata da prelati. Nella dotazione della Biblioteca: la Vulgata latina, i Padri della Chiesa, filosofi e teologi della Scolastica, ma anche un ricco elenco della classicità greca e latina e di umanisti della corrente cristiana.

Pensato e ideato secondo criteri al tutto personali il Collegio veniva dotato di autonomia economica grazie al confluire di beni della soppressa Abbazia di San Pietro in Ciel d’oro (Bolla 1 settembre 1569 In supereminenti Sedis Apostolicae). Il Collegio non doveva essere ecclesiastico, ma laicale e in esso dovevano dimorare ed educarsi scolari laici e soggetti alla giurisdizione secolare (profanum et mere laicale futurum). Dipendenza diretta dal Pontefice, il patronato riservato ai più anziani della sua famiglia. Loro prerogativa era quella di nominare il Prefetto con ogni potere in Collegio.

La presentazione degli studenti era affidata alle autorità ecclesiastiche dei luoghi di provenienza. Condizioni: avere diciott’anni, essere nati da un matrimonio legittimo, la messa da frequentare ogni giorno, durata massima dell’alunnato sette anni, lingua corrente il latino. La costruzione dell’edificio riservato al Collegio, solida, funzionale, ma non fastosa, è da riferire a un progetto dell’architetto Pellegrino Pellegrini (lo stesso del Borromeo pressoché contemporaneo). Esaurito il Patronato della famiglia Ghslieri verso la metà del ‘700, questo passò alla Casa d’Austria. In base alle idee diffuse dal Settecento il Collegio si andò laicizzando.

Nei secoli successivi si è caratterizzato per autonomia di pensiero e di coscienza, libertà e tolleranza, rigore di ricerca scientifica, impegno per la giustizia in termini di responsabilità sociale. Oggi l’ingresso avviene in virtù della quotazione di otto decimi su cento in sede d’esami di maturità, in base a una prova scritta e due orali dinanzi a una Commissione presieduta dal Rettore dell’Università di Pavia e composta di docenti dell’Ateneo per le discipline che ineriscono alla scelta di Facoltà; deve essere mantenuta lungo il curriculum la media di 27/30 negli esami (nessuno comunque con quotazione inferiore ai 24/30). Alcuni posti sono gratuiti, altri comportano una parziale, ma contenuta rifusione delle spese. Molti personaggi illustri nel campo della cultura, della politica, delle professioni e dell’economia si sono formati alla severa scuola del Collegio.

Certo il Ghislieri gode ancora d’autonomia nell’ambito finanziario e questo ha sempre garantito la sua felice sopravvivenza. Per un Collegio in terra varesina questo è uno dei problemi di non facile soluzione.

Con un articolo successivo varrà la pena di indugiare sulla figura controversa di San Pio V, grande Pontefice della restaurazione cattolica, sulla sua cultura inquisitoriale, sulla sua sensibilità sociale (promosse ad esempio manifatture di lana e seta per avviare il popolo all’industria); larghe le sue provvidenze nei confronti dei ceti diseredati.

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