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Spettacoli

EDOARDO, IL RE DELL’ESTATE

MANIGLIO BOTTI - 28/06/2013

Alle celebrazioni degli anni Sessanta, e anche alle commemorazioni, perché ormai da quell’epoca gloriosa è passato mezzo secolo e purtroppo ogni tanto capita di fare anche qualche saluto, non manca mai. Oltre che un dominus della canzonetta Edoardo Vianello da Roma era il re dell’estate, e non a caso. Se si va a guardare la sua carta di identità, infatti, si scopre che re Edoardo è nato il 24 giugno del 1938, nel giorno di San Giovanni Battista, la festa del grande santo precursore e anche del solstizio d’estate, appunto.

Egli stesso, sempre presente, specie nei salotti rievocativi gestiti da Bruno Vespa, sottolinea questo fatto di essere stato un cantante della bella stagione, della vacanza al mare o in montagna. Oggi sfoggia di norma rigorosi gessati grigi o blu e un’irrimediabile pelata che lo fa assomigliare al tenente Theo Kojak: non che sia disdicevole, o malinconico e serioso, perché ha mantenuto una verve tutto sommato ilare, ma negli anni lontani del grande successo, quando la capigliatura era ancora mora e fitta, il nostro rappresentava più e meglio di ogni altro interprete il ritratto gradevole della spensieratezza vacanziera. Nel 1961 la sua canzone “Pinne, fucile ed occhiali” rimase in classifica dieci settimane toccando il secondo posto; “Guarda come dondolo” – immarcescibile twist del ’62 – raggiunse la vetta della hit parade e fu in nota per quattordici settimane; nel 1963 Edoardo replicò con un brano famosissimo, “Abbronzatissima”, primo posto in classifica e una permanenza di dieci settimane, primo posto che raggiunse di nuovo nel ’64 con “O mio Signore”; e poi “I Watussi (’63), “La tremarella “ (’64); ancora un twist del 1965 “Il peperone”, che è un vero manifesto estivo: “Da quando tu prendi / tu prendi il solleone / sei rossa spellata / sei come un peperone… “. E poi: “Bagnata dall’acqua / dall’acqua di sale / baciata dal vento / che viene dal mare / accanto alla riva / pian piano di lasci / bruciare dal sol… “. Il juke-box collocato nel baretto vicino alla spiaggia dettava l’agenda della giornata, e Vianello con le sue erre sempre ben pronunciate “Abb… rronzatissima”; “Brr… uciare dal sol” era un bardo vincitore. C’era il mare e anche la montagna: si veda la canzone “Sul cucuzzolo” (1963), passata in seguito a Rita Pavone.

Alcune antologie oggi lo incasellano tra i protagonisti della scuola romana, che ebbe poi tra i suoi più ragguardevoli esponenti Califano, Minghi, Baglioni, Venditti e De Gregori. Di certo insieme con gli amici Gianni Meccia, che è di Ferrara ed è del 1931, e con Jimmy Fontana (Camerino, 1934) fu un anticipatore, vagamente disincantato ma non irrilevante o figura di secondo piano.

 Si può dire, tuttavia, che Edoardo Vianello non è stato soltanto il “cantante dell’estate” (la canzone che presentò in controtendenza nel 1961 all’invernale Festival di Sanremo – “Che freddo!”, in coppia con Luciano Rondinella – non la ricorda più nessuno), ma rappresentò un’intera stagione, un modo di essere e di vivere. Troppo superficiale, svagato e fuori misura, forse – gli anni successivi ce l’avrebbero fatta pagare con gli interessi –, ma pur sempre interessante e indimenticabile. Quando nel 1961/62 Dino Risi girò il suo film-capolavoro, “Il sorpasso”, emblema di quell’era fin troppo distratta, e indirettamente presagio di sventure, sottolineò con alcuni brani del Vianello-cantante-dell’estate i momenti topici del racconto: il protagonista, Bruno Cortona (un magistrale e non ancora quarantenne Vittorio Gassman) intrattiene sulla spiaggia gli amici della sua figlia adolescente (Catherine Spaak), intanto il juke-box diffonde le canzonette di “re Edoardo”, “Guarda come dondolo” e “Pinne fucile ed occhiali” su tutte.

All’inizio degli anni Settanta – conclusa l’epoca felice – Edoardo Vianello aprì un altro ciclo insieme con la moglie Wilma Goich, dando vita a un duo (I Vianella) che propose una sequenza di brani di una rinnovata tradizione romanesca. Tra i successi “Semo gente de borgata”, canzone scritta per loro da Franco Califano.

I Vianella sopravvissero qualche anno, poi il duo concluse la sua storia professionale e di vita.

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