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Spettacoli

CANZONI DELL’ESTATE, CANZONI DEL CUORE

MANIGLIO BOTTI - 26/07/2013

Parte da molto lontano la simbiosi tra le canzonette e l’estate: almeno, per quanto ci riguarda, dall’inizio degli anni Sessanta con le famose performance di Edoardo Vianello (Abbronzatissima, Pinne fucile ed occhiali, i Watussi), per continuare, sempre in quegli anni mitici, con i Marcellos Ferial (Sei diventata nera, Cuando calienta el sol, Angelita di Anzio) o con Franco I e Franco IV (Ho scritto t’amo sulla sabbia) o poco dopo con i Righeira (Vamos a la playa, L’estate sta finendo, No tengo dinero) o poi ancora con Giuni Russo (Un’estate al mare, Alghero). I juke box e gli altoparlanti della Publiphono diffondevano in tutto il litorale adriatico il motivo-tormentone dell’anno, quello che talvolta sarebbe rimasto anche scritto nella storia di una vita, oltre che sulla sabbia della spiaggia e della vacanza.

La canzone è per sua natura svago e spensieratezza. Meglio ancora se ha qualche richiamo sentimentale, perché mai a nessuno di un anno o di un periodo rimangono in mente solo gli appunti negativi.

Il 1967, per esempio, fu l’anno del beat, un momento rivoluzionario nella musica, dicono. Eppure – e anche questa è storia – in nessuno dei titoli dei dischi singoli più venduti di quell’anno si trovano spunti di cambiamento (A chi di Fausto Leali, Il tema di Lara dal film il Dottor Zivago, Cuore matto di Little Tony, Nel sole di Al Bano, La coppia più bella mondo di Adriano Celentano e Claudia Mori, Parole, di Nico e i Gabbiani, Un Mondo d’amore di Gianni Morandi, Mama di Dalida, A Whiter shade of pale dei Procol Harum, Poesia di Don Backy… ). E si potrebbe continuare fino al novantottesimo, al novantanovesimo e al centesimo posto di una lista di cento (Non mi dire mai goodbye di Tony Renis, Little man di Sonny and Cher, La Pelle nera di Nino Ferrer… ).

Pur essendo alla vigilia del Sessantotto – ma s’è già visto che anche in seguito nonostante gli aneliti rivoluzionari le cose non subirono cambiamenti – erano amore e sentimenti a dettare legge. Ognuno sceglieva la “sua” canzone (non necessariamente la prima della classifica). La canzone che avrebbe segnato l’anno, e la vita. È il caso di Parole, di Nico e i Gabbiani, un complesso beat (o sentimental-beat) il cui leader – Nico Tirone di Agrigento – ci ha lasciati un anno e mezzo fa all’età di sessantasei anni. Alle case popolari di via Cantoreggio di Masnago, in quella bella estate del ’67, le ragazzine lasciavano le finestre aperte mentre il mangiadischi suonava: “Parole, / non son altro che parole, / che tu dici / per convincere me…”. E il refrain: “Ma non sai che tu / sei nel mio destino, / ed il mio cuore / è sempre a te vicino / Perciò ti prego / fidati di me, / il mio amore / è tutto per te…”.

In quella magnifica estate girava un’altra canzonetta. Adesso scopriamo che il disco risultò al 91° posto dei venduti e che in classifica non riuscì a salire oltre il 42°. Ma anche questa canzonetta faceva breccia nei cuori, e quando capita di riascoltarla (Radio Italia Anni ’60 su tutte) non manca un fremito di emozione: “Occhi di sole” dei Bisonti. Stavolta il gruppo era milanesissimo, e dietro il nome del “capo” – Bruno Castiglia, voce e chitarra –, si nascondeva molto probabilmente lo stralombardo cognome Castiglioni: “I tuoi occhi di sole / sono i più belli del mondo / occhi così non ne ho visti mai / mai mai…”. Un tocco di romanticismo-pop nel momento più forte del beat.

Il Sessantotto, come si è visto, andò come andò. E non è detto che all’agitata temperie corrispondesse una altrettanto sentita e impegnata vicenda musicale. Fu così anche nel ’69 e nel ’70. Nel 1971 le finestre delle case del Cantoreggio si riaprirono per dare voce ai… Profeti (altro gruppo milanese) e a “Era bella”. Era passato qualche anno, ma il genere rimaneva lo stesso, tenero e un po’ lacrimevole: “Camminando una notte d’estate, / ho sentito una voce lassù… / ‘Sono sola’ diceva / ‘Più sola di te / te ne prego vieni da me… ‘ / L’ho guardata ma c’era del buio, / mi sembrava più bella che mai, / ho salito le scale, il cuore batteva, / la sua porta si è aperta per me…”.

Era un esplicito invito: “Era bella, era bella, / era bella… / era bello restare con lei; / era giusto esser liberi / ed amare così, / che c’importa del mondo, / che importa la gente…”. Nel 1971, e anche dopo forse, non si poteva chiedere né avere di più.

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