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Attualità

LA “GUERRA UMANITARIA”

VINCENZO CIARAFFA - 06/09/2013

2009: Obama riceve il Nobel per la pace

«Una mattina il presidente Obama si è svegliato e ha scoperto che il regime di Assad sta usando armi di distruzione di massa contro i rivoltosi […] e istituisce una no fly zone al confine tra la Siria e la Giordania dove, comunque, ha già fatto dislocare alcune batterie di missili Patriot e squadriglie di aerei da caccia F-16».

Per parlare della drôle de guerre che, a proposito della Siria, si sta combattendo nelle cancellerie di mezzo mondo in questi giorni, ci è piaciuto partire da cosa scrivemmo su questo giornale il 21 giugno scorso a proposito dell’ennesima “guerra umanitaria” che si profila in Medio Oriente. Le guerre dichiarate sono già un tremendo flagello per i popoli che le devono combattere ma quelle che nascono come figlie di n.n. possono trasformarsi in un disastro d’incalcolabile portata per umanità.

Sì, perché le guerre che non hanno un padre e una madre certi non hanno a dirigerle neppure delle menti direttive univoche capaci, in ogni momento, di valutare fin dove si può arrivare. Sennò, come dicevamo prima il disastro, è dietro l’angolo. L’ecatombe che fu la Prima Guerra Mondiale fu originata, infatti, da un’errata valutazione dell’Austria che, dopo l’attentato di Sarajevo nel 1914, immaginava di combattere una guerra circoscritta con la Serbia e la Russia, e invece s’innescò un conflitto mondiale che avrebbe provocato sedici milioni di morti. La stessa cosa avvenne nel 1939 quando Hitler invase la Polonia, convinto che Inghilterra e Francia avrebbero “abbozzato” come alla conferenza di Monaco dell’anno prima, dove esse avevano accettato che una parte della Cecoslovacchia fosse annessa dalla Germania: e invece fu l’inizio di quella Seconda Guerra Mondiale che terminerà a Hiroshima e Nagasaki dopo aver fatto circa settanta milioni di morti.

A tale proposito preoccupa l’affollamento di naviglio da guerra russo, americano, cinese e francese nel Mediterraneo orientale perché la possibilità di un incidente dalle conseguenze imprevedibili è direttamente proporzionale al numero delle navi e dei cannoni presenti in un’area, anche se al momento sembra che chi vuole la guerra non sia disposto ad assumersene le responsabilità in prima persona. Ad esempio il premier britannico Cameron, il più fedele alleato degli Stati Uniti in Europa era favorevole all’intervento in Siria ma ha pensato bene (anche se non ne aveva l’obbligo) di scaricare la responsabilità della decisione sui Comuni che hanno pienamente bocciato l’ipotesi di un coinvolgimento britannico. Alla Merkel, neppure dispiacerebbe se Obama desse un calcio nel didietro ad Assad per riuscire, poi, a ridisegnare nuovi rapporti commerciali con i suoi successori, ma si mantiene prudentemente a distanza dal problema per non compromettere il risultato delle prossime elezioni federali per il Bundenstag. Neppure all’Italia dispiacerebbe che gli USA dessero una lezione al dittatore siriano sperando che, così, decada l’embargo che l’Unione Europea ha imposto ai Paesi membri e che hanno azzerato il nostro scambio commerciale con la Siria. Enrico Letta, però, si è affrettato a dichiarare urbi et orbi che senza il mandato dell’ONU lui non ci sta, ben sapendo (l’infingardo) che un tale mandato non ci sarà mai perché vi si oppongono tenacemente Russia e Cina.

Il padre di tutti gli assurdi è che lo stesso Barack Obama, l’iniziatore della crociata anti-Assad, colui che aveva promesso di fare un “sedere così” al dittatore siriano col vezzo dei gas tossici, alla fine ha demandato (pur non avendone l’obbligo costituzionale neppure lui), la decisione al Congresso dove il risultato favorevole all’azione contro la Siria non è per nulla scontato. E, forse, questo è esattamente ciò che lui spera perché una cosa è coniare slogan accattivanti, altra è sapersi assumere le responsabilità di “Comandante in Capo” del più forte esercito del mondo. La vacuità di Obama di questi giorni lo fa rassomigliare sempre di più al presidente con il quale si ritiene sia iniziato il declino politico degli USA, Jimmy Carter. Come dicevamo all’inizio, quella con la Siria sarà sicuramente una drôle de guerre perché tutti quelli che la vogliono sperano, poi, che a decidere in proposito, ad a farla, siano altri. L’unico Paese che non la vorrebbe questa ennesima “guerra umanitaria” è Israele che, invece, temiamo, sarà costretta a combatterla perché non appena il primo missile americano cadrà su Damasco, il territorio israeliano diverrà il bersaglio di attacchi provenienti dal Libano, dai territori palestinesi e dalla stessa Siria. A differenza della prima guerra del Golfo, quando Bush padre riuscì a impedire la risposta israeliana agli attacchi missilistici provenienti dall’Iraq, stavolta la reazione israeliana potrebbe arrivare fino in Iran. E, a quel punto, ogni tipo di scenario diverrebbe possibile.

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