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Il letto di Procuste

QUESTIONE DI TEMPO

LUIGI FASOLINO - 27/09/2013

Avere a che fare con la morte non è un’esperienza trascurabile, soprattutto quando si è bambini di sette anni. Il nonno materno se n’era andato senza preavviso, mentre dormiva. Vedendolo per l’ultima volta, nella sua orizzontale immobilità, ero rimasto colpito da un vago accenno di sorriso sotto i baffi candidi e dall’asimmetria di una palpebra non del tutto chiusa: una fessura che lasciava intravedere un debole lucore, come se dietro la cupola trasparente della cornea qualcosa fosse ancora in funzione (ma era solo il riflesso della lampada a stelo accanto al letto).

Mentre lo guardavo non avevo potuto fare a meno di chiedermi se quel corpo disteso era davvero il nonno e che cosa gli era successo, come mai fino alla sera prima poteva parlare, ridere e muoversi con quella sua eleganza ponderata e rapace da ballerino di tango e adesso inspiegabilmente giaceva inerte e non sembrava affatto lui. Si vedeva bene che non era sveglio, ma anche che non stava dormendo, e forse per questo il suo volto aveva quell’espressione così strana e distante.

Era un uomo talmente preso dalla vita che, se ci fosse ancora, sarebbe incuriosito dai progressi della crionica. In sostanza, si tratta di farsi congelare subito dopo la morte clinica per poi risvegliarsi qualche tempo dopo. Sembra che un migliaio di persone abbiano già scelto questa possibilità di prolungamento dell’esistenza. È piuttosto semplice: subito dopo che te ne sei andato ti refrigerano, sostituiscono il sangue con del liquido antigelo, ti sistemano in un recipiente pieno di azoto liquido e ti lasciano lì in stand-by. Certo, è un’opzione a cui devi credere. Decidere di diventare un ghiacciolo non è come fissare un appuntamento dal dentista, devi sperare fortemente che un giorno qualche scienziato riesca a scongelarti senza conseguenze, al massimo con un raffreddore. Bentornato, ti direbbe il tipo in camice bianco mentre ti spazzola la brina dalle chiappe, adesso si rivesta e butti giù queste pillole, sta tremando come una foglia. Forse non sarà proprio così, ma un giorno succederà, è solo questione di tempo. Le tecniche miglioreranno e la cosa diventerà normale come un’appendicectomia laparoscopica. Forse ci penserà la mutua a coprire i costi. Vuole rivivere per la diciottesima volta? Bene, la mettiamo in lista, torni fra una settimana per gli esami. E porti la tessera sanitaria.

Una stranezza? Una follia? Una delle tante cose considerate “contro natura”? Non si vede il perché, visto che qualcosa di simile ci succede “secondo natura” ogni mattina: siamo così abituati a svegliarci e trovarci vivi che neanche ci facciamo caso.

***

“”Ricordati che devi morire!”
“Come?”
“Ricordati che devi morire!”
“Va bene”.
“Ricordati che devi morire!”
“Sì, sì. Mo’ me lo segno”.

(Un frate e Massimo Troisi in Non ci resta che piangere).

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