Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

IL SEME DELLA VIOLENZA

LILIANO FRATTINI - 04/10/2013

“Mamma, aiutami, ti prego”: sono le ultime parole di una ragazza ventenne, Ilaria, uccisa dal fidanzato che lei amava “alla follia” e che lui usava come un punching ball. Le botte sono state fatali l’ultima volta che si sono incontrati, spappolando i reni e annientando così una giovane esistenza, progetti, sogni, speranze. Tutto ciò in nome dell’ ”amore”!

La giovane giustificava i ricorrenti lividi su tutto il corpo sostenendo che era “caduta dalle scale”, una giustificazione che è comune a tantissime altre donne maltrattate dagli individui che loro amano e rispettano. Una legge non scritta, un comandamento che bestemmia avvalora l’opinione, la convinzione che si deve sopportare, per amore, la furia distruttiva di esseri che negano ogni valore, negano il rispetto, la tolleranza, il garbo, la gentilezza, la comprensione.

Non sono” pazzi” ma sono criminali, persone prive di ogni freno inibitorio, liberticidi, cresciuti considerando la donna, la loro donna, in primis, un oggetto di piacere a loro disposizione, piacere accresciuto dalla violenza più distruttiva a significare il loro potere illimitato, sadico, disumano.

Qualcuno sapeva che il fidanzato di Ilaria era un soggetto pericoloso, aggressivo ma nessuno era intervenuto a proteggerla, a segnalarne la pericolosità, a provocare un intervento di carabinieri o poliziotti. La madre era sola, sola nella sua vedovanza e sola nella sua disperazione. Sollecitava, pregava la figlia di lasciarlo, di smettere un rapporto che era devastante perché la figlia cambiava in peggio ogni giorno di più soggiogata, “stregata” dall’ ”amato” che non cessava di pestarla.

Sapeva la madre che la persona che frequentava sua figlia era crudele tanto da indurre la ragazza a cacciarla di casa, a costringerla a dormire in macchina; ma per starle il più vicino possibile a Ilaria aveva ripiegato sul lavoro di badante, lei che gestiva una lavanderia e che era pronta a vendere, dopo aver pagato i debiti, per tornare al paese di origine con lei. Ma non è riuscita a salvarla.

Follia, perversione, rabbia, frustrazione, disagio? Sono un ventaglio di lemmi, di termini da enciclopedia medica non sufficiente per classificare una categoria che ha sedimenti costitutivi privi di elementari segni di regole comportamentali capaci di orientare un individuo. Diciamocelo francamente: il ruolo delle famiglie, madre e padre, quanto è spesso inesistente nell’educazione del figlio, dei figli, svuotato di ogni carattere gerarchico, dove la mamma è una sorella, il padre un fratello e il nucleo una somma di dissociati in competizione fra di loro.

Certo si può dire che in alcuni è prepotente il germe della violenza, ma ritengo che la famiglia e la scuola possano e debbano assolvere a un compito primario che è quello di educare (come dice il dizionario:” guidare e formare i giovani affinandone e sviluppandone le facoltà intellettuali e le qualità morali in base a determinati principi”) e sollecitare nel giovane valori indefettibili che oggi vengono considerati vecchie chincaglierie.

Nel profilo Facebook del bruto si parla spesso di morte e di Satana. Forse a qualche lettore la “storia del diavolo” fa sorridere perché una deteriore letteratura, anche religiosa, lo ha descritta deformandone la reale consistenza solo per terrorizzare” povere anime” ripiegate sulle giaculatorie. Ma il male esiste, è l’opposto del bene e ha in Satana il demiurgo, il suo dio.

L’infelice mamma ha ripetuto che il perdono non esiste. Non tocca a noi decidere in un senso o nell’altro sulla sua affermazione, quello che ci interessa da vicino è che il problema del femminicidio, della bestiale violenza venga affrontato dalle istituzioni, dal Parlamento e dalla giustizia. Occorre che le denuncia di donne perseguitate da mariti, fidanzati, amanti (con annessi ex) vengano accolte come segnali di inderogabile intervento da parte di carabinieri, polizia, magistrati: il problema è gravissimo. Si pensi che nel mondo le donne uccise dal proprio partner è del 13%. In Italia del 44%.

Val la pena di riflettere?

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login