Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

VILLA MYLIUS: SÌ, MA

LUISA OPRANDI - 22/11/2013

Il destino di Villa Mylius, gioiello architettonico e ambientale della città, è da quasi tre anni “sballottato” tra le onde di un progetto culturale ambizioso: destinare a sede della “Accademia del gusto” la splendida dimora settecentesca, costruita dalla nobile famiglia Torelli, diventata poi ai primi del Novecento abitazione del conte Mylius ed in seguito della famiglia Babini Cattaneo, che sei anni fa l’ha definitivamente donata al Comune.

L’Accademia del gusto, che fa riferimento alla Fondazione Gualtiero Marchesi, si prefigge di promuovere la valorizzazione e riscoperta della bellezza attraverso le arti della musica o del teatro, fino ovviamente all’alta cucina.

Un progetto di assoluto rilievo se non ci fossero una serie di “ma”, che non possono essere nascosti come polvere sotto il tappeto.

Proviamo anzitutto a ricostruire la vicenda, a partire dal 2011, allorché il Comune di Varese rese nota l’intenzione di abbinare la Villa al nome del grande chef: la Fondazione Marchesi si era infatti allora dichiarata disponibile a coprire tutti i costi di ristrutturazione della villa con esplicita richiesta di insediarvi anche un auditorium, necessario alla realizzazione delle attività previste dalla “Accademia del gusto” che lì avrebbe avuto la propria sede. Fu il veto della Sopraintendenza ai beni culturali a bloccare allora qualsiasi passo in tale direzione, negando proprio la costruzione dell’auditorium.

Il progetto è restato silente sino a pochi mesi fa quando la questione è tornata improvvisamente alla ribalta, per la decisione del Comune, presa senza peraltro alcun passaggio informativo in Consiglio comunale, di proporsi come partner di Fondazione Marchesi nella partecipazione a un bando della Fondazione Cariplo, che prevede lo stanziamento di sette milioni di euro da distribuire tra Varese e Como per progetti di eccellenza.

In questo caso la ristrutturazione della villa sarebbe coperta da Fondazione Cariplo, il Comune di Varese stanzierebbe cinquecentomila euro, il resto sarebbe a carico della Fondazione Marchesi, che ne avrebbe così la gestione per trentacinque anni, collocandovi la sede della Accademia.

E veniamo ai “ma”. Il primo è di natura economica: il bilancio comunale, stretto nelle maglie del patto di stabilità, fa costantemente i conti con un doveroso “tirare la cinghia” che, a rigor di logica, indurrebbe a distribuire le risorse secondo inevitabili parametri di priorità, che non prevedono certo un esborso di mezzo milione di euro per un progetto non essenziale. Del resto pesano ancora nella memoria dei cittadini gli oltre due milioni di euro investiti per l’acquisto della caserma Garibaldi, ancora tutta lì da vedere nella sua estrema incertezza di stabilità e di destinazione.

Non basta dire che il Comune contribuirà al progetto su Villa Mylius solo se questo risulterà vincitore del bando e avrà la certezza delle coperture finanziarie previste da parte di Fondazione Cariplo e di Fondazione Marchesi. Le forti perplessità sono a monte, vale a dire nella scelta di porre l’Accademia del Gusto tra le priorità in un periodo di “vacche magre”, soprattutto in ragione delle azioni di contenimento delle spese messe in atto da tutte le forze politiche negli ultimi due anni, nonché dai costanti moniti in tale direzione che risuonano chiari e forti nell’opinione pubblica.

C’è anche un “ma” di carattere istituzionale: ancora una volta le funzioni del Consiglio comunale, dove siedono tutti gli amministratori che i cittadini hanno chiamato a rappresentarli, vengono snaturate da scelte prese unicamente all’interno della Giunta. Quindi il destino di Villa Mylius risulta sostanzialmente privato di una riflessione condivisa, oltre che di qualsiasi riferimento al parere dei cittadini, mai coinvolti realmente nelle decisioni sul futuro della città e la gestione della cosa pubblica.

L’Amministrazione inoltre non ha reso espliciti i rapporti tra la futura Accademia del Gusto e le tante qualificate realtà artistico-musicali già operanti sul territorio, tanto che il progetto pare svincolato da possibili letture d’insieme della fisionomia culturale, ambientale, urbanistica della città per i prossimi decenni.

Se quindi è sempre stata lontana da questa Amministrazione l’ipotesi di applicare la chiarezza del “bilancio sociale” che avrebbe portato ad assumere modalità di significativa e consapevole partecipazione dei cittadini, è però utile richiamare al bisogno di maggiore trasparenza e condivisione degli obiettivi e degli interventi economici, che consentirebbero ai cittadini di avere almeno a disposizione tutti gli strumenti interpretativi per valutare la opportunità delle scelte operate.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login