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Cultura

LEGNANINO A VARESE

ROSALBA FERRERO - 13/12/2013

Stefano Maria Legnani di Ambrogio fu detto il Legnanino per distinguerlo dal padre, pittore di ritratti, dal quale ‘ebbe li principi del disegno’….e fu ben introdotto … ‘nei circuiti della committenza delle Confraternite, in particolare Francescane’. Già nel 1687 ricevette il primo incarico importante, grazie alle conoscenze paterne: decorare l’arcone trionfale della chiesa di Sant’Angelo di Milano, di proprietà dei frati minori. In pochi anni la sua fama e il suo prestigio personali crebbero a tal punto che nel 1692 fu chiamato a realizzare per Cosimo III Medici un autoritratto collocato nella ‘sala dei pittori’ del Granduca e nel 1691 i fabbriceri della basilica novarese di San Gaudenzio lo scelsero per la decorazione dello scurolo, preferendolo ad Andrea Lanzani, pittore al tempo già affermato; l’apice del successo nella sua carriera di pittore fu la chiamata a Torino per decorare a fresco Palazzo Carignano.

La scelta fu motivata così da Ardicino della Porta ‘…Le loro opere … egualmente sono lodate… ma quelle del Legnani… respirano qualche maggior vivezza ne’colori e nobiltà nel pensiero’. Nel medesimo anno Laura Sfrondati, Contessa della Riviera scrisse: ‘delle opere sue due sono le peculiarità … disegno e colorito’- tanto apprezzato da far – ‘…porre vaghezza a cittadini e nobili di possedere un suo dipinto’. In un solo decennio il Legnanino era divenuto, soprattutto nel campo dei soggetti sacri, pittore molto stimato, apprezzato per il sapiente uso della tavolozza cromatica e per la dolcezza nella resa dei soggetti, derivatagli dalla frequentazione dei maestri emiliani: Correggio, Canuti, Cignani, Santi.

Insieme all’uso sapiente della tavolozza cromatica, altri due elementi costituiscono il leit-motiv della sua pittura: la luce e la capacità di organizzazione dello spazio. Sia negli affreschi che nelle tele il Legnanino usa fiotti di luce sapientemente dosati, secondo un modus operandi ormai barocco, avvolge i particolari essenziali, li isola tra chiaroscuro e buio nella scena: organizza lo spazio fondendo elementi architettonici preesistenti con i soggetti della sua pittura, o creando finte architetture che accrescono il senso della profondità fisica e insieme il senso del distacco tra terreno e ultraterreno, come ad esempio nell’ambito dei soffitti dipinti ove da prova di capacità quasi illusionistica: da finte balaustre si affacciano angeli e santi ad ammirare la scena sottostante, come nella cappella di san Gaudenzio a Novara o nelle cappelle del Duomo di Monza.

Il colore vivo, brillante, intenso del Legnanino, l’uso della luce, l’impostazione teatrale, la dolcezza del disegno sono presenti nel Sogno di San Giuseppe e nel Transito di San Giuseppe, due opere di proprietà dei Musei Civici di Novara, esposte alla Sala Veratti, .

Le due tele facevano parte del complesso pittorico della cappella dedicata a San Giuseppe nel Duomo di Novara, quando nel 1860 la cattedrale fu demolita per far spazio a una basilica più spaziosa, furono ricoverate in un magazzino e nel 1913 entrarono a far parte della collezione del Museo Civico cittadino.

Nella tela il Sogno di Giuseppe Legnanino propone un episodio narrato nel Vangelo di San Matteo proiettandolo nell’atmosfera domestica dolce e tranquillizzante della notte: con una stesura pittorica raffinata e delicata utilizza ‘finissime variazioni delle gamme chiaroscurali e cromatiche’ per rendere la morbidezza del volto del Santo e l’eterea trasparenza lunare di un Angelo che sussurra all’orecchio di Giuseppe; la Madonna maternamente china sul piccolo Gesù è illuminata da una candela: intorno attrezzi da falegname. Il piccolo ambiente domestico della composizione è avvalorato dal taglio ravvicinato della scena.

Nella tela dedicata al Transito di San Giuseppe l’impianto compositivo adotta una conduzione pittorica più accademica: il chiaroscuro è più accentuato; i tratti del volto di Giuseppe rendono tutta la sofferenza e la fatica del trapasso, i volti di Cristo e della Vergine sono note di mesto colore, gli angeli rompono la soffusa mestizia umana e la luce che li plasma ha funzione di illuminazione spirituale.

Il percorso della mostra prosegue idealmente al Sacro Monte, ove Legnanino fu attivo a più riprese. Nel 1693 dipinse il Commiato di Gesù dalla Madre, pala d’altare della cappella dell’Addolorata nel Santuario, ove il contrasto tra i colori accesi degli abiti e le luci perlacee accrescono la forte intensità emotiva dell’episodio; affrescò il piccolo oratorio di sant’Ambrogio con due figure a grandezza naturale di San Luca e Sant’Ambrogio insieme a numerosi Angeli. Sono opera di Legnanino la maggior parte degli affreschi della XIV cappella detta dell’Assunzione. La luce intensa e i colori soffusi dipingono angeli e santi ingentiliti e allungati fittiziamente, per consentire che si ‘affaccino’ in uno spazio-palcoscenico intorno alla figura della Madonna che assurge in cielo, sorretta da un tripudio di cherubini osannanti tra fasci di luce dorata che prefigurano la gloria. E’ questa l’ultima opera del maestro, che riassume tutti gli elementi della sua cifra pittorica.

Il catalogo che accompagna la mostra è curato da Daniele Cassinelli, Marina Dell’Omo, Samanta Gaber, Paolo Vanoli.

Legnanino e la grande decorazione barocca al Sacro Monte sopra Varese
Fino al 26 gennaio 2014
Varese, Sala Veratti, via Veratti 20
Orari: da martedì a domenica 9.30 – 12.30 / 14.00 – 18.00 – Ingresso gratuito
Informazioni: Castello di Masnago tel. 0332.820409.
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