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Garibalderie

L’INFERNO È ANCHE QUI

ROBERTO GERVASINI - 28/02/2014

“Non è stato Lui, Dio, a creare l’inferno! Siamo stati noi. Lui non ci aveva nemmeno pensato!”. Quindi nel piano della creazione di Dio non era contemplata l’esistenza dell’inferno. Lo hanno creato i diavoli! Anch’io spesso durante gli esorcismi ho chiesto al demonio: “Hai creato anche tu l’inferno?”. E la risposta è sempre la stessa: “Tutti noi abbiamo collaborato” (Padre Candido, esorcista). La prova che l’inferno esiste la si può trovare anche possedendo una TV, una radio, leggendo molti giornali.

Per questa ragione sempre più umani mettono in soffitta gli schermi e vivono più serenamente. Il gossip dei partitini e dei partitoni è avvilente. Oggi leggiamo ad esempio che si potrebbe tornare al nucleare e privatizzare l’acqua, col governo Renzi. Siamo nella tradizione, nulla di nuovo: si abolì il finanziamento pubblico dei partiti con un referendum. Sappiamo poi come è andata. Il Popppolo è sovrano.

Ciascuno di noi si può scegliere una strada per uscire dalla sofferenza e dal rischio di caduta nella demenza precoce, prima dell’inferno, che è anche qui. La prima via è quella di uscire dalla tossicodipendenza radiotelevisiva. Dopo alcune settimane, chi ha percorso questa strada, capisce di esser circondato da drogati che parlano del nulla, a volte si indignano, tra un caffè ed un grappino, al bar, per poi riprendere la storia, aggiornata, il dì seguente.

Vitale allora è discutere cosa ha detto questo, cosa gli ha risposto quell’altro, e poi Floris, Santoro, Sallusti, Fazio: il gossip sul nulla diventa pane quotidiano per tossici incalliti.

Poi c’è la radio (l’aradio) dove si tocca il sublime, raramente, ma anche tanta spazzatura. Chi si è convinto di avere le idee chiare è bene che butti anche la radio o ascolti dopo aver ben appuntato ora e programma, per ragioni di salute fisica e mentale.

Ci si potrebbe rifugiare su programmi di sola musica, magari da vecchi nostalgici, su Radio Italia, solo musica italiana, perché di sole canzonette in inglese ne abbiam piene le tasche e le teste, colonizzati al punto che per sentire qualcosa in neolatino, francese, spagnolo e portoghese, brasiliano, ci si deve sintonizzare sulla Radio Svizzera 2. Ci si chieda qui ed ora quando si è ascoltato qualcosa di cantato in francese l’ultima volta sintonizzati su una frequenza di una radio italiota. In momenti di serenità interiore ci si può tranquillamente sintonizzare su Radio Padania, valida contro gli stati depressivi e malinconici; per chi soffre d’insonnia c’è invece Radio Radicale, nella notte, quando Pannella per ore parla, parla e forse neppure lui sa di che cosa. Sublime, amabile, adorabile. Soporifero.

Ma allora che cosa resta? Resta la possibilità di essere protagonisti e non schiavi di ciò che i media ci siringano nella testa ogni giorno. Ma può essere la seconda notizia di un telegiornale in ore di punta il deragliamento di un treno locale senza vittime? O un incidente stradale con tre vittime? Tutti i giorni ci sono incidenti e morti, come tutti i giorni mangiamo, beviamo e, se fortunati, facciamo l’amore. Ci parlino del Mondo, dell’Africa, dell’Uruguay, dell’Ecuador, dell’America latina dove arrivano messaggi di speranza e non solo per Papa Francesco, un tornado di gioia, e poi di arte, di libri, di internet, di analfabetismo di ritorno, di leggi e non di gossip del nulla. La libertà mentale si migliora in internet, nella rete, dove ciascuno diventa vittima solo della sua propria e vera curiosità, cerca ciò che lo appassiona, che l’intriga, che lo incuriosisce. Legge, studia, cerca, elabora e non sta supinamente schiavo davanti ad uno schermo, per sentire le ultime notizie, quelle che il sistema decide. Aprendo un quotidiano sarà più facile vedere le notizie che mancano, dopo esser usciti dalla droga. La rete è pericolosa. Non la si controlla facilmente, al potere.

Abbiamo bisogno di cose concrete fatte, di progetti, di fatti, di sogni anche, ma realizzabili.

E poi c’è sempre un libro da leggere, in cima alla pigna dei non letti. Disintossichiamoci!

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