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Lettere

PRIMA CAPPELLA, IL RISCHIO AMBIENTALE

- 11/05/2014

Il comitato Varese 2.0 e l’amministrazione comunale sono impegnati in un duro confronto sul parcheggio interrato alla Prima Cappella.

Il comitato mette in evidenza gli aspetti distruttivi e i rischi associati alla realizzazione e futura conduzione dell’opera e non sono pochi. L’amministrazione al contrario da ampie assicurazioni verbali sull’assoluta sicurezza e integrazione dell’opera nel tessuto paesaggistico e culturale della Prima Cappella e si dice certa dell’inesistenza di soluzioni alternative.

Come spesso accade questi confronti si fermano agli aspetti di superficie che in alcuni casi hanno carattere di evidenza immediata ad esempio l’inevitabile distruzione di piante protette e di pregio che caratterizzano il profilo spirituale e paesaggistico della seicentesca chiesa dell’Immacolata. In altri si presentano come asserti autoreferenziali come le affermazione dei responsabili dell’amministrazione sulla totale assenza di rischi ambientali a loro dire certificata negli atti della procedura che ha portato all’approvazione della Giunta e al lancio della gara d’appalto.

Come cittadino mi sono permesso di esaminare gli atti relativi all’aspetto ambientale dell’opera e non solo non ho trovato in questi quelle certezze di cui parlano il sindaco Fontana e i suoi assessori ma in questi stessi atti spiccano non poche improprietà, omissioni e debolezze sostanziali.

Cerco di riassumerne in breve il contenuto insieme alle mie osservazioni.

L’area destinata al parcheggio non è solo all’interno del Parco del Campo dei Fiori ma è anche parte di un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) denominato “Grotte del Campo dei Fiori”. Le attività all’interno di questo sito sono soggette alle procedure e restrizioni imposte dalla Direttiva 92/43/CEE (Habitat) e dalle legislazioni derivate. Gli interventi su un SIC richiedono un’analisi e valutazione ambientale (art. 6, paragrafi 3 e 4 Direttiva Habitat) concettualmente articolata in 4 fasi (Screening, Valutazione appropriata, Valutazione delle soluzioni alternative, Valutazione delle misure di compensazione).

Il parere positivo dell’Ente Parco Campo dei Fiori al parcheggio è dato nel Documento al Protocollo n.1473/2013 sulla base di uno studio di incidenza parte del progetto definitivo redatto dallo stesso raggruppamento temporaneo di professionisti che ha elaborato l’opera (pertanto con potenziale interesse a minimizzare gli aspetti negativi dell’incidenza ambientale).

Dallo studio di questi documenti emergono le seguenti improprietà e debolezze:

  1. Conflitto d’interessi nella conduzione e redazione dello studio di incidenza ambientale;
  2. Omissione della “valutazione delle soluzioni alternative” prevista dalla Direttiva Habitat
    senza dichiarazione formale dell’inesistenza di alternative;
  3. Contenuto tecnico della relazione di incidenza affetto da  sostanziali debolezze metodologiche e fattuali (metodo induttivo) riconosciute nel testo dagli stessi progettisti.

Mi si dirà va bene ci sono debolezze e improprietà negli atti ma dov’è il rischio ambientale?

Purtroppo questo rischio ambientale c’è ed ha un carattere di non immediata percezione perché è sotto nella roccia che sarà frantumata con mine chimiche. Sotto la Prima Cappella e nelle sue vicinanze si articolano decine di grotte interconnesse da un reticolo sotterraneo  di cunicoli ipogei di natura carsica in cui si muovono le acque. Queste grotte che sostengono il più importante habitat del SIC  “Grotte del Campo dei Fiori” si estendono in tutto il versante sud della montagna.

La realizzazione del parcheggio e il suo successivo esercizio pone il rischio di una contaminazione di queste acque e pertanto di una incidenza fortemente negativa sull’habitat, rischio che non viene  quantificato o neutralizzato dalle misure di compensazione proposte dai progettisti la credibilità dei quali è inficiata da un evidente conflitto di interessi. Ci vorrebbe uno studio indipendente per verificare sia la reale efficacia di queste misure che il vero livello di rischio che i progettisti minimizzano.

I responsabili sanno bene che gli effetti di una contaminazione del reticolo ipogeo si manifesteranno lontano nel tempo trattandosi di un processo lento e si sentono al sicuro perchè se e quando si manifesteranno i possibili effetti avversi loro saranno protetti dall’inesorabile scorrere del tempo che porta via tutto anche le responsabilità.

Flavio Argentesi

 

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