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Cultura

OGM E DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

LIVIO GHIRINGHELLI - 16/05/2014

È sempre di stretta attualità e fattore di contrasti il tema dell’introduzione degli OGM (Organismi geneticamente modificati) in agricoltura e delle biotecnologie. Si tratta spesso di polemiche muro contro muro, tutt’altro che ispirate al dialogo e alla ricerca di soluzioni razionali, che ci garantiscano per un verso da fatali compromissioni in materia di conservazione dell’ambiente, per l’altro da fobie ideologiche preconcette.

Lontani sono oramai i tempi della cosiddetta rivoluzione verde, per cui nel 1970 fu attribuito il Nobel per la pace a Norman Borlaug (1914-2009) in ragione del suo impegno a favore degli affamati in Messico, grazie a una migliore e più vasta produzione di frumento. Questo come frutto del lavoro svolto nei laboratori di ricerca con l’estensione dell’applicazione pratica dei risultati sui campi. Di qui dal 1986 l’assegnazione del World Food Prize per il contributo più significativo in materia di miglioramento della qualità, quantità e disponibilità di cibo nel mondo. Di contro le campagne di Occupy the World Food Prize, che richiedono di eliminare un sistema agroalimentare dominato dalle grandi multinazionali per la realizzazione di un’agricoltura più sostenibile.

Preoccupazioni riguardano la sicurezza alimentare per tutti e la qualità della vita delle popolazioni rurali, la biodiversità a evitare la scomparsa di specie viventi e la sostenibilità a lungo termine. Il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa dedicato a Giovanni Paolo II, maestro di dottrina sociale, testimone evangelico di giustizia e di pace, edito dalla Libreria Editrice Vaticana nel 2005, assegna all’uso delle biotecnologie nove paragrafi, dal 472 al 480, riferendosi ai campi dell’agricoltura, della zootecnia, della medicina e della protezione dell’ambiente.

Si esprime un giudizio positivo sulla liceità degli interventi dell’uomo sulla natura, ivi inclusi anche gli altri esseri viventi e, allo stesso tempo, un forte richiamo al senso di responsabilità. “La natura non è in effetti una realtà sacra o divina, sottratta all’azione umana. È piuttosto un dono del Creatore alla comunità umana, affidato all’intelligenza e alla responsabilità morale dell’uomo”. Comunque “nell’ambito degli interventi tecnico-scientifici di forte e ampia incisività sugli organismi viventi, con la possibilità di notevoli ripercussioni a lungo termine, non è lecito agire con leggerezza e irresponsabilità” (par.473).

Le moderne biotecnologie vanno valutate secondo i criteri etici, che devono sempre orientare le attività e i rapporti umani nell’ambito socio-economico e politico. Esigenza primaria i criteri di giustizia e di solidarietà (par. 474). Va facilitato in primo luogo l’interscambio commerciale equo, libero da vincoli ingiusti. È indispensabile favorire anche la maturazione di una necessaria autonomia scientifica e tecnologica da parte dei popoli più svantaggiati e sottosviluppati, trasferendo conoscenze e tecnologie (par. 475). La solidarietà comporta anche un richiamo alla responsabilità di quelle autorità politiche in ordine alla politica commerciale e all’interscambio di tecnologie atte a migliorare le condizioni alimentari e sanitarie delle loro popolazioni. Il fine è la protezione del bene comune mediante un’accorta gestione dei rischi (par. 476).

Scienziati e tecnici impegnati nel settore delle biotecnologie non devono dimenticare che le loro attività riguardano materiale appartenente all’umanità come un patrimonio destinato anche alle generazioni future. È perciò loro necessaria una coscienza limpida e onesta (par. 477). Gli imprenditori e i responsabili degli enti pubblici impegnati nella ricerca, produzione e commercio dei prodotti derivati devono tener conto non solo dei legittimi profitti, ma anche del bene comune. (Oggi invece imperversa la speculazione finanziaria, per cui si trattano come una merce qualunque gli alimenti a scapito della destinazione primaria. Brevetti e diritti di proprietà intellettuale sono legittimi, ma è necessario monitorarli e regolarli. Qualsiasi monopolio è pericoloso). Meta sono traguardi promettenti per quanto riguarda la lotta contro la fame, contro le malattie e per la salvaguardia dell’ecosistema, patrimonio di tutti (par. 478).

Si eviti che le decisioni vengano dettate da pressioni provenienti da interessi di parte. Sia favorita in proposito una corretta informazione dell’opinione pubblica. Un compito importante spetta altresì in merito ai responsabili dell’informazione tenuti a criteri di prudenza e obiettività (par. 479-480).Criteri di trasparenza.

In un discorso ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze (23 ottobre 1982) Giovanni Paolo II aveva sottolineato come le nuove tecniche di modificazione del genoma, in casi particolari di malattie genetiche o cromosomiche, costituiscano motivo di speranza per una grande quantità di persone colpite da quelle infermità e parimenti gli importanti vantaggi che provengono dall’aumento di prodotti alimentari e dalla formazione di nuove specie vegetali a vantaggio di tutti e specialmente delle popolazioni più bisognose. La garanzia di cibo e sostentamento alle popolazioni non deve comunque distruggere la natura (Allocuzione ai partecipanti della XXIV Conferenza della FAO, 13.11.1987). Vanno sempre rispettati l’ordine, la bellezza e l’utilità dei singoli esseri viventi e la loro funzione nell’ecosistema.

E Benedetto XVI nella Caritas in veritate del 2009, inserendo la sicurezza alimentare tra i problemi globali urgenti che richiedono un grado superiore di ordinamento internazionale, ha chiarito la necessità di coinvolgere le comunità locali nelle scelte e nelle decisioni relative all’uso della terra coltivabile. Vanno studiate le soluzioni maggiormente accessibili a livello locale.

Papa Francesco nell’omelia per l’inizio del ministero petrino (19 marzo 2013) ha messo in rilievo che la vocazione del custodire l’intero creato, la bellezza del creato non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede ed è semplicemente umana, riguarda tutti. “Non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!”.

Nell’udienza generale del 5 giugno 2013 papa Francesco ha ripreso il discorso. “Stiamo veramente coltivando e custodendo il creato?”. L’indicazione a farlo non è solo dell’inizio della storia, ma è parte continua del progetto di Dio. “Vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo, perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti”. Cogliendo il ritmo e la logica della creazione va allargata la nostra idea di ecologia.

In Vaticano si parla di un prossimo intervento papale in materia grazie a una nuova Enciclica.

 

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