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Ambiente

RISCHI IDROGEOLOGICI, LE RESPONSABILITÀ

ARTURO BORTOLUZZI - 30/05/2014

Danni del nubifragio del 2009 a Varese

Ancora sul dissesto idrogeologico del nostro territorio. In qualità di presidente di Amici della Terra Varese ho scritto alla Protezione civile, al responsabile di AIPO, all’assessore alla Ecologia della Regione Lombardia, a coloro che possono essere interessati nel Comune di Varese facendo presente come, in passato, l’associazione Amici della Terra Varese si fosse occupata del caso umano della signora Alessandra Bacchetta e della sua giusta protesta, per poter avere il risarcimento per il gravissimo danneggiamento dei locali in cui esercitava la sua attività economica e dei relativi materiali.

Questa situazione si era verificata a causa dell’eccezionale esondazione del fiume Olona, tracimato nei locali del ristorante-albergo ove la signora Bacchetta con i suoi genitori esercita la propria attività. Dato che l’alluvione del 2009 non costituisce fenomeno isolato, essendosi ripresentata pur in presenza di eventi atmosferici d’entità e portata minori (luglio 2012 e dicembre 2013), pur con l’allagamento del medesimo edificio, ho scritto di nuovo a tutti coloro che avevo sentito invitandoli ad approfondire la questione della messa in sicurezza del fiume Olona.

Non ritengo corretto che le pubbliche amministrazioni possano dare consenso all’apertura e alla conduzione di esercizi economici che vengono poi colpiti non da uno ma da plurimi danni ambientali. Danni plurimi accaduti anche in casi non eccezionali. Ho più di un motivo per credere che in questi casi le autorizzazioni vengano date con troppa faciloneria.

È giusto meditare su di un simile andazzo che poi prescinde dalla prestazione di adeguate garanzie sulla sicurezza di chi in questi luoghi soggetti a violenti fenomeni naturali, vi esercita attività, oltretutto aperte al pubblico. Si è pretesa quindi, come Amici della Terra Varese, la collaborazione delle istituzioni a ciò deputate e obbligate a farlo per legge, perché possano essere svolte nella massima sicurezza le attività economiche il cui fiorire diventa un beneficio per tutti.

L’insussistenza di gravi rischi ambientali dev’essere sempre accertata. Pertanto domandato agli enti cui mi sono rivolto: 1) di accertare la bontà delle autorizzazioni a loro tempo concesse e la loro attuale validità, alla luce dei danni da esondazione patiti anche di recente dal Relais Ca’ dei Santi, perché possa essere avviata e portata in avanti l’attività economica lì svolta; 2) di accertare e verificare che le autorizzazioni concesse, sia stato debitamente sentito l’AIPO (ex magistrato del Po); 3) se – in attesa della promessa di “mettere in sicurezza l’area di via Molini Trotti”, così come assicurato di recente, a mezzo stampa, dall’Assessorato regionale competente – siano stati compiuti da ciascun ente tenuto a farlo dalla Legge, atti volti a consentire la pulizia del fiume, il potenziamento degli argini dello stesso, insomma la sua messa in sicurezza anche attuale; e ciò in considerazione dei recenti accertamenti eseguiti dalla Protezione civile riguardo le pericolosità del territorio varesino, pericolosità che poi, è stata recepita dal nuovo piano per la sicurezza idrogeologica e idraulica comunale che ha modificato in termini ancor più restrittivi di quelli già evidenziati dal Piano di protezione civile del 1998, l’area in cui si trova il Relais Ca’ dei Santi; 4) di verificare, con la massima attenzione, se l’impianto di smaltimento delle acque chiare e scure sia stato realizzato a regola d’arte e se, in caso di piogge violente e/o perduranti per giorni, non si verifichi il rischio della contaminazione della falda del fiume Olona con le acque nere; 5) di sapere, infine, se, a tutela di chi si trovi nel Relais per lavoro o soggiorno, sia stata considerata, l’ipotesi di sospendere l’attività ivi esercitata, in attesa che l’area sia messa in sicurezza. Si permetterebbe così di evitare situazioni di rischio anche grave a persone e/o cose nell’eventualità di eventi atmosferici avversi e non necessariamente straordinari.

Che cosa c’è di buono e che cosa può essere migliorato nella visione del problema rischio idrogeologico a livello istituzionale, tra gli esperti, nei media e nella pubblica opinione? È un dato di fatto che, se piove in maniera molto significativa, alcune aree andranno sott’acqua e altre daranno frane. È anche un dato di fatto, però, che il più delle volte i danni vengono creati in quanto si è intervenuti malamente sul territorio oppure perché la sua manutenzione non esiste.

In questo campo, la responsabilità degli enti locali è primaria. La manutenzione del territorio è il vero problema italiano, per quanto riguarda l’entità del rischio idro-geologico. Se si volesse evitare di proseguire con spese a… pioggia, senza un quadro d’insieme o almeno a livello di bacino, sarebbe prioritario un serio censimento degli investimenti fatti negli ultimi dieci anni per la riduzione del rischio idrogeologico, con l’obiettivo di censire le opere realizzate e soprattutto controllarne l’efficienza attuale. Il censimento dovrebbe essere fatto dallo Stato (già iniziato da Ispra), con l’ausilio delle Autorità di bacino, alle quali dovrebbero essere assegnate principalmente funzioni di coordinamento degli interventi per la messa in sicurezza secondo precise priorità, in un quadro coordinato e integrato. A livello centrale sarebbe utile avere un solo centro di spesa per la riduzione del rischio idrogeologico, che oggi vede l’intervento della Presidenza del Consiglio e di vari Ministeri, che complicano e ritardano gli interventi.

È assolutamente necessario che la Protezione civile nazionale, in caso di allerta meteo, dia notizie più precise sull’entità e sulle modalità dell’evento in arrivo, cosa che con le attuali conoscenze è possibile. È assolutamente necessario che la Protezione civile locale abbia un controllo reale del proprio territorio, individuando situazioni di rischio ed eliminando almeno quelle dove siano necessari interventi fattibili con i mezzi in dotazione (per esempio l’utilizzo di macchinari e di personale delle istituzioni locali). È necessario, altresì, che in caso di evento meteorico eccezionale sia sul campo al fine di informare in tempo su situazioni di rischio per la popolazione.

 Sarebbe utile che gli addetti ai lavori (esperti, nella terminologia corrente) sviluppassero studi sulle tecniche d’intervento per la riduzione del rischio, sia a livello strutturale, che non strutturale, tenendo conto dei vari contesti territoriali e climatici del territorio italiano.

Un altro tema di interesse, potrebbe essere quello dello studio delle casistiche di avvenuto dissesto (alluvioni o frane), al fine di individuarne le cause nella loro interezza e quindi fornire informazioni utili affinché quanto accaduto non si ripeta. Sarebbero anche molto utili modellazioni delle possibili alluvioni e frane in un dato territorio, utilizzando dati di precipitazioni e dati di terreno

Le Istituzioni (la politica) dovrebbero fare in modo che tutto quanto sopra indicato si realizzi tenendo conto della situazione socioeconomica del Paese; in altre parole, se necessario, facendo opere di prevenzione con priorità valutate sulla base di banche dati di quanto già speso e realizzato; non trattando questo problema come usualmente fatto e perciò con spese a danno avvenuto.

 

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