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Società

DEMOCRAZIA, ONDA LUNGA DEL VANGELO

PIERO VIOTTO - 11/07/2014

Premetto che la religione, essendo la relazione dell’uomo con Dio, una relazione che sorpassa tutte le differenze culturali e politiche, perché viene dall’alto, è al di sopra dello spazio e del tempo.  Premetto che con l’Incarnazione di Gesù è nata la Chiesa universale, come comunità cristiana, che non è greca o latina, di destra o di sinistra, democratica o non democratica, ma è il popolo di Dio in cammino verso l’eternità; e passo a considerare le vicende della nostra storia prima di parlare di “Europa cristiana”.

Alla costruzione storica dell’Europa moderna, comprendendo il territorio che va dall’Inghilterra alla Russia, hanno contribuito, sia pure in modo diverso, anche l’ebraismo in diaspora, e molte volte perseguitato, in tutti i paesi europei, anche l’islamismo che è giunto con la guerra alle porte di Parigi e di Vienna, ma che in Spagna per un certo periodo ha realizzato una società pluralista.

 Intanto il cristianesimo si è frantumato, prima con lo scisma delle Chiese orientali, poi con il protestantesimo nelle sue diverse forme da quelle luterane a quelle anglicane. Sul piano storico il tessuto culturale comune dell’Europa moderna è stata la democrazia come rispetto della dignità e della libertà della persona umana, anche se in regimi sociali diversi dalle Monarchie costituzionali alle Repubbliche.

Secondo Bergson,  Maritain e De Gasperi questo germinare in Europa della democrazia è una conseguenza dell’influenza del Vangelo sulla cultura e sulla società. È un errore storico attribuire solo al pensiero laico, a Voltaire e a Rousseau, il sorgere delle democrazie, dopo gli Stati assoluti, che alla pace di Augusta (1555) hanno subordinato la libertà di coscienza allo Stato e infeudato la religione alla politica con il famoso principio “cuius regio eius religio”, cioè il suddito deve avere la religione del Re; principio confermato anche dalla pace di Westfalia (1648).

La democrazia implica la laicità dello Stato, la distinzione tra religione e politica, il rispetto della libertà di coscienza. Ora questi valori hanno la loro radice nel principio evangelico di “dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”. Durante l’età barocca, con l’alleanza tra trono e altare, non sempre gli uomini di Chiesa hanno rispettato questo principio, e anche in campo cattolico si è affermata a lungo l’idea di uno Stato cattolico, ma al Concilio Vaticano II si è finalmente riconosciuta la laicità dello Stato con la Dichiarazione sulla libertà religiosa “Dignitatis umanae” (1965). Questa distinzione era già ben presente nella filosofia politica di san Tommaso, ma dopo di lui a incominciare da Machiavelli e Cartesio è andata persa.

Non c’è a livello di riflessione teoretica un’affermazione netta della libertà di coscienza nell’ebraismo e nell’islamismo. La Chiesa cattolica si è liberata dello “Stato della Chiesa” e utilizza lo spazio minimo della “Città del Vaticano” per la sua amministrazione. In Europa ebrei e musulmani condividono leggi e costumi democratici.  L’ebraismo, che è una religione,  si accanisce ad avere uno “Stato di Israele”, la Costituzione di quello Stato ne riconosce la laicità, ma lo Stato occupa territori non suoi. L’islamismo insiste nel volere identificare religione e politica, fino a provocare nuove guerre di religione, ed è una contraddizione storica vedere giovani europei, neofiti musulmani,  partire per andare a combattere guerre di religione in Medio Oriente. Ci può essere una guerra giusta, perché si ha il diritto di difendersi, ed il dovere di difendere il debole, dagli aggressori, ma non può esserci una guerra santa, perché per Dio siamo tutti suoi figli a qualunque religione, cultura, civiltà si appartenga.

La democrazia è l’onda lunga del Vangelo nella storia, il cristianesimo ha favorito nel travaglio della storia il sorgere di una cultura e di un costume democratico, è auspicabile che il diffondersi della democrazia favorisca anche nelle altre culture la distinzione tra Chiesa e Stato. Ma la democrazia va conquistata ogni giorno, rispettando la libertà di coscienza, testimoniando la verità in cui si crede, senza pretendere di averne l’esclusiva. Lo Stato democratico a riguardo delle diverse confessioni religiose presenti sul suo territorio, non deve essere neutro, alla maniera del laicismo francese, ma neutrale, rispettando le diverse tradizioni religiose.

L’Europa può dirsi cristiana perché ha promosso nel mondo l’avvento di una società democratica, perché ha rinunciato a istituzionalizzare nelle sue strutture una religione, ha saputo raccordare evangelizzazione e promozione umana. Ma la democrazia non è esportabile, lo dimostrano le tragiche vicende di questi giorni, la democrazia nasce dal cuore dei popoli evangelizzati.

Infine non si dimentichino anche gli errori dell’Europa che, quando si è allontanata dal pensiero cristiano, con Hegel e con Marx ha proclamato che lo Stato ha sempre ragione, ha rifiutato il diritto naturale e ha generato i totalitarismi di destra con il fascismo e di sinistra con il comunismo, che, essi pure, sono straripati nel mondo, basti ricordare la Cina.  La Chiesa non può identificarsi con la democrazia, sarebbe ancora una confusione tra politica e religione, deve evangelizzare in tutte le società, ciò non toglie che il Vangelo, se realizzato nei costumi di un popolo, di fatto, promuova la democrazia.

 

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