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Attualità

STORIA E PATRIMONIO DA CONDIVIDERE

OVIDIO CAZZOLA - 26/09/2014

castelloHo accompagnato alcuni giorni fa un gruppo di amici invitati dall’associazione ‘Floreat’ per conoscere le vicende storiche di Belforte. Dal Barbarossa al Lazzaretto, alla battaglia risorgimentale del 26 maggio 1859.

Con Elena Ermoli ho accompagnato i presenti alla visita del Castello e ho illustrato con trentasette diapositive la sua storia e la sua progressiva rovina che non trova ancora una ulteriore difesa con iniziative adeguate dell’Amministrazione comunale, maggiore proprietaria dell’edificio.

Desidero ricordare i valori e le vicende che hanno caratterizzato questa storia. L’altura di Belforte ha avuto almeno fin dall’alto Medioevo una notevole rilevanza strategica. Sulla via da e verso il passo alpino di Lucomagno nell’alto attuale Canton Ticino lungo la valle del fiume Olona, che offriva il percorso preferibile tra Milano e la valle del Reno presso Coira.

All’intersezione con la Val Sorda, altro percorso di rilievo nella guerra tra Como e Milano dell’undicesimo secolo. Ma il maggiore rilievo del luogo è legato al passaggio di Federico Barbarossa (1123-1190) re di Germania e dei romani (1152-1190), imperatore del Sacro Romano Impero (1155-1190). I documenti che testimoniano la sua presenza a Belforte sono raccolti nella grande opera tedesca ‘Monumenta Germaniae historica’. Ricordano che il 4 ottobre 1164 dal ‘Burg Belforte’ egli decreta ampia autonomia amministrativa e protezione, nella sudditanza all’impero, per i fedeli ‘milites’ della Valcamonica giunti qui per onorarlo. Il 5 ottobre, “intercedente et postulante Karissima consorte nostra Beatrice Romanorum imperatice augusta” Federico concede al fedelissimo marchese Guglielmo di Monferrato, ampio territorio in feudo soltanto sottoposto all’autorità dell’imperatore.

Il complesso edificato con i terreni agricoli circostanti è acquisito dalla famiglia Biumi di cui un membro già nel 1157 era stato nominato da Federico rappresentante e giudice già nel 1157. Non sappiamo la consistenza delle fortificazioni federiciane certamente localizzate, per evidenti ragioni di controllo, sulla parte alta della collina dominante la valle.

Le murature ancora esistenti nel complesso dell’edificio risalgono anche al tre-quattrocento, ma la parte di maggior rilievo viene realizzata dai Biumi tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600.

Il progetto era ambiziosissimo. Se completato, sarebbe stato il palazzo di maggiore rilievo nelle vicinanze di Varese. Si è ipotizzata una progettazione del Richino, l’architetto di maggiore prestigio operante in Milano. Ma forse vi operò il nostro Bernascone come alcuni caratteri del progetto possono far supporre. Tutto si interruppe probabilmente negli anni ’20 del ‘600 per la scomparsa del committente. Anche Bernascone scompare in quegli anni, gli anni della terribile peste ricordata dal Manzoni. Delle quattro ali del palazzo una sola venne realizzata.

Questo è il lascito, con le parti più antiche dell’edificio, che è affidato a noi. Da qualche decennio studio questa realtà. Nel 1999 ho effettuato un rilievo e nel 2001 ho preparato una progettazione preliminare per conto del Comune di Varese. Che ha fatto eseguire la nuova copertura dell’ala seicentesca acquisita con altre parti per donazione di privati.

La situazione attuale deve registrare diffusi crolli di coperture e murature preziose. In parte anche appartenenti oggi a residue, limitate proprietà private.

Le Associazioni culturali di Varese hanno chiesto all’Amministrazione comunale di attivarsi con urgenza per evitare ulteriori irrimediabili gravissime perdite. Hanno evidenziato la necessità di emettere ordinanze a carico dei privati interessati perché siano conservate le parti di loro competenza per evitare, oltre a ulteriori crolli, pericoli evidenti per persone e cose.

L’edificio seicentesco ancora abitato alcuni decenni fa, come gli edifici adiacenti in parte perduti, ha una robustezza che consente un ragionevole suo reimpiego come luogo di accoglienza di funzioni e reperti della storia varesina. Presenta ancora imponenti, ancorché rustici, saloni.

Le Associazioni stanno programmando, come già anticipato all’Amministrazione comunale, un convegno di analisi di questa storia secolare e di proposta di protezione e di ruolo per la città del castello.

Ho personalmente assunto l’impegno di presentare un programma di protezione delle parti che hanno subito crolli e di ripresa di vita della parte seicentesca. Confidiamo che l’Amministrazione comunale si renda disponibile per avviare una ricerca urgente dei finanziamenti necessari presso la Regione e le Fondazioni esistenti.

 

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