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Ambiente

QUANDO IL SINDACO FA LO GNORRI

ARTURO BORTOLUZZI - 19/12/2014

amici-della-terraAbbattimenti e crolli… Amici della terra Varese, di cui sono il rappresentante legale, ha scritto al sindaco del Comune di Gallarate per pretendere una sua risposta a una lettera inviata a gennaio di quest’anno e rimasta incredibilmente inevasa, malgrado un nostro sollecito e ben tre del Difensore civico regionale. Nella lettera traevamo spunto dal già avvenuto abbattimento del teatro liberty e dal malincuore che avevamo letto presente nel sindaco per questo evento (che non era possibile per lui contrastare), ma che faceva seguito ad altri casi in provincia di Varese, dove infatti abbattimenti o crolli per incuria si erano ripetuti: a Gallarate, a Varese, a Busto Arsizio…

In relazione al fatto che molti altri beni storici e artistici erano comunque presenti nel territorio, chiedevamo al sindaco stesso di essere artefice di un dibattito di protesta per quanto accaduto in passato e forse programmatico per il futuro. Doveva, come si deve tuttora, sostenere che una città si basa sull’equilibrio tra architetture moderne e antiche, che non vanno disperse, ma riferimento e relazione per l’inserimento delle novità. Ebbene, il sindaco non ha risposto, quasi che la nostra fosse una intromissione indebita, essendo “entrati” nel Palazzo proponendogli nuove iniziative.

Vogliamo contrastare con forza questo atteggiamento che non tiene conto delle novità in dottrina e in giurisprudenza. Partecipazione, collaborazione e rappresentazione di interessi avvertiti come prioritari dalla collettività in un dato momento storico-politico sono i pilastri sui quali viene edificato anche il principio di sussidiarietà orizzontale, in base al quale dev’essere organizzato il rapporto tra soggetti pubblici e privati nella realizzazione delle finalità di interesse collettivo.

L’azione dell’ente pubblico si pone come sussidiaria rispetto a quella del privato, singolo o associato, per garantire lo sviluppo della società civile partendo dal basso, dal rispetto e dalla valorizzazione delle energie individuali, dal modo, certamente più realistico, con cui coloro che ne fanno parte liberamente interpretano i bisogni collettivi.

La mutevole realtà socio-economica e il rapido e incessante progresso che investe tutti i segmenti della società, richiedono osservatori attenti e vigili, capaci di interpretare ed evidenziare gli interessi espressi dalla collettività e di imporsi quindi come veri e propri alleati dell’amministrazione, che non può più da sola e secondo tradizionali paradigmi riuscire ad affrontare e vincere le sfide attuali.

V’è necessità, dunque, di un nuovo modo di amministrare, non alternativo bensì complementare a quello classico, che modifica il rapporto tra politica, amministrazione e cittadini, affrancandolo dalla rigida impostazione di tipo verticale, bipolare, fortemente gerarchizzata e unidirezionale. A essere promosso è il modello dell’ “amministrazione condivisa”, che trova nell’articolo 118, ultimo comma, della Costituzione il proprio fondamento e di cui la migliore cultura del diritto pubblico, negli anni Novanta si occupa per diffondere il messaggio della ormai necessaria integrazione del governo pubblico con apporti spontanei della cittadinanza.

Anche la scienza politica americana (Putman) si sofferma sull’inscindibile rapporto tra buone performances delle istituzioni e presenza massiccia di capitale sociale, ovvero di cittadini colti, attenti, competenti e dotati di senso civico. I cittadini che si attivano, ai sensi dell’articolo 118 (ultimo comma) della Costituzione esercitano una libertà nuova che non rientra né fra i diritti di libertà tradizionali (libertà personale, di opinione, riunione, associazione ecc.), né tra i diritti sociali (libertà dal bisogno), bensì si caratterizza per essere una forma di “libertà solidale e responsabile”, da cui traggono vantaggi sia il soggetto che la esercita sia ogni altro soggetto; per tale ragione i cosiddetti nuovi diritti, quali la salute e l’ambiente, trovano una naturale collocazione all’interno di questo nascente sistema.

Amministrazione e cittadini, perciò, diventano insieme protagonisti delle azioni e delle iniziative volte al perseguimento di obiettivi generali, di finalità pubbliche, determinando, in ossequio alla Costituzione, un ampliamento della gamma di strumenti sperimentabili a tal fine e non un restringimento di funzioni e poteri dello Stato e dell’amministrazione. Sebbene sostenuta dai cittadini, l’amministrazione pubblica non può sottrarsi alle proprie funzioni costituzionali, nemmeno in presenza di iniziative e di attività spontanee e promozionali di questi ultimi. Con la costituzionalizzazione del principio di sussidiarietà orizzontale, si valorizza il ruolo delle associazioni ambientaliste nelle politiche di difesa e protezione dell’ambiente; ruolo di condivisione della governance ambientale, gradualmente e faticosamente conquistato sul campo e fondato, innanzitutto, sulla convinzione che le grandi questioni del nostro tempo non possono più essere gestite solo da poteri pubblici e da modelli autoritativi.

Strategie e azioni di difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini devono essere pianificate e concertate con essi e con le organizzazioni della società che si fanno carico di problemi che opprimono il territorio e che rischiano di dilaniarlo se non arginati in tempo. Questo è il senso del principio di sussidiarietà orizzontale, scritto nella Costituzione, il quale non va interpretato come strumento per determinare la distruzione del servizio pubblico, costringendo i cittadini a rivolgersi ai servizi privati o alle attività offerte dal mercato ma come sollecitazione di interventi che, in quanto provenienti da formazioni sociali e dalla “società”, riescono a individuare più facilmente le anomalie da correggere e le modalità con cui operare in un determinato contesto.

Maggiore governance ambientale e maggiore condivisione, da parte della società, delle attività e dell’impegno per la protezione dell’ambiente: lo spirito dell’articolo 118 della Costituzione (riferito alla materia ambientale) va letto come un input per i cittadini a intraprendere iniziative utili per difendere e valorizzare il patrimonio ambientale. La riforma del 2001 incide significativamente sull’assetto dei poteri, forgiando nuovi criteri di distribuzione, di allocazione di compiti e funzioni e, soprattutto, portando a termine un percorso di autonomia non più collegato al fenomeno della entificazione, ma correlato più semplicemente alla società civile e al suo sviluppo democratico a livello quasi sempre volontario.

Le implicazioni che derivano per l’ambiente risultano evidenti: potenziamento del ruolo delle associazioni ambientaliste e “amministrazione condivisa” per favorire dialogo, collaborazione tra amministrazione e cittadini, non più relegati nella precaria condizione di amministrati, bensì elevati ad autentici ed indispensabili alleati. Facciamo presente come dell’atteggiamento del sindaco di Gallarate non sia rispettoso della normativa italiana riguardo il rapporto tra la pubblica amministrazione e la società civile riguardo la trasparenza, la disponibilità come della particolare attenzione che deve essere prestata alle proposte che provengono dalle Associazioni ambientaliste.

In primo luogo, egli non ha rispettato la Costituzione italiana e la Legge che istituisce il ministero dell’Ambiente riguardo i diritti che spettano alle associazioni ambientaliste, né ha rispettato la Legge 241-1990 (che stabilisce un obbligo di risposta a carico degli amministratori locali). Neppure ha utilizzato nei confronti di Amici della terra Varese comportamenti applicativi dei principi di dedizione ovvero di trasparenza che dovrebbero informare l’attività dei pubblici amministratori.

Il sindaco ha dichiarato sulla stampa che avrebbe risposto ad Amici della terra Varese, per un dovere di educazione. Eh no! I canoni di educazione vanno applicati come sono stati posti e non vanno costruiti a proprio uso e consumo. Non si può scegliere, imbandendo un tavolo dove mangiare, se si debba mettere il coltello a destra o a sinistra. Il coltello occorre metterlo sempre a destra. Così è scritto. La cortesia vuole, infatti, che si risponda appena possibile.

E questo il sindaco non l’ha fatto. Nemmeno si è peritato di chiedere scusa rispondendo in ritardo. Il sindaco, tuttavia, non è chiamato a essere educato ma a essere rispettoso della legge.

La Legge che dice? La 241 del 1990 pretenderebbe che si risponda entro trenta giorni dal ricevimento di una nota ovvero entro sessanta giorni in caso vi sia una particolare complessità che comunque occorre segnalare sempre entro trenta giorni. Scegliendo di violare questa norma, che non ha alcuna sanzione, il sindaco non ha voluto soggiacere a un importante principio per la vita sociale.

Ancora, a onore di cronaca, è trascorsa più di una settimana e non s’è avuta alcuna risposta a un invito attuale e sempre in necessario. È per questo motivo che Amici della terra Varese ha chiesto le dimissioni del sindaco e del presidente del Consiglio comunale di Gallarate e di assumere cortesemente gli specifici obblighi quanto a porre al dibattito la richiesta dell’associazione e a distribuire la lettera propedeutica a tutti i gruppi consiliari.

 

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