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Attualità

CHARLIE/4 LE PERPLESSITÀ DOPO IL DOLORE

VINCENZO CIARAFFA - 16/01/2015

kouachi

I terroristi con la scarpa persa

Alcuni anni fa, mentre viaggiavamo in treno, un signore che organizzava eventi raccontò a noi suoi sconosciuti compagni di viaggio, vantandosene peraltro, come aveva fronteggiato un incidente sul lavoro in cui era morto un operaio: con i giornalisti si era inventato un atto eroico del poveretto che, a suo dire, si era coscientemente sacrificato per salvare un bambino dalla caduta di una gru. Lo sgradevole compagno di viaggio riferì, poi, che la stampa si tuffò su quell’aspetto dell’accadimento trascurando di parlare dei sistemi di sicurezza del cantiere e delle responsabilità degli organizzatori dell’evento.

Ciò è esattamente quello che, secondo noi, è accaduto in Francia dopo l’eccidio nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e l’uccisione di tre poliziotti e quattro clienti del supermercato ebraico di Parigi. L’inadeguatezza del ministro degli interni, l’ingenuità, l’impreparazione e la sciatteria dei servizi di sicurezza sono passate, infatti, in second’ordine al cospetto di quelle innocenti vittime che il presidente Francois Hollande ha prontamente battezzato “eroi” chiamando, poi, la Francia a dare testimonianza di fede nella libertà di stampa e nella democrazia nella patria della rivoluzione del 1789.

Tuttavia, nonostante i milioni di francesi e una cinquantina di capi di Stato e di governo che hanno sfilato per le vie di Francia, vorremmo soffermarci sugli antefatti degli accadimenti, sui fatti e anche sulle loro conseguenze partendo da due gruppi di osservazione, uno politico, l’altro operativo. Politicamente parlando è forte il sospetto che – ricordando ciò che accadde al premier spagnolo José Maria Aznar all’indomani degli attentati di Madrid dell’11 marzo del 2004 – Hollande, che è già piuttosto debole politicamente, abbia voluto pararsi il fondoschiena calcando perfino troppo la mano sul fatto che i mandatari dei tre terroristi fossero stati al – Qaeda oppure l’ISIS. Come dire che essi, per quanto smaccatamente francesi, erano da considerarsi un’aggressione dall’esterno e non, invece, dall’interno com’è stata, ottenendo i due risultati che di solito realizza la convinzione di avere il “nemico alle porte”: compattamento dei cittadini e la loro acritica chiusura degli occhi su tutto il resto.

Ma sono stati veramente al – Qaeda o ISIS a organizzare gli attentati in Francia? Perché l’intelligence non ha preso in seria considerazione l’allarme attentati lanciato dall’Algeria il giorno prima della carneficina? Per la parte politica siamo sicuri che su queste due domande, nei prossimi giorni, Marine Le Pen farà vedere i sorci verdi a monsieur le Président, per cui preferiamo dilungarci un po’di più su di un altro aspetto che se non è strano è perlomeno insolito: è stato come se, nella circostanza, al – Qaeda e l’ISIS avessero giocato di rimessa! In qualche maniera la pubblicità è l’anima del commercio anche del terrore per cui delle organizzazioni che, come nel caso in specie, hanno grandi risorse finanziarie e informatiche tengono a far sapere in tempo reale di essere stati gli organizzatori di certi, devastanti attentati contro i miscredenti occidentali, mentre la loro già antinomica rivendicazione per i fatti di Parigi è giunta molto “dopo” e anche piuttosto sbiadita e di malavoglia. Come se le due organizzazioni si fossero trovate davanti a un fatto compiuto.

Non è stato, però, soltanto quest’aspetto a lasciarci perplessi. Se, infatti, gli organizzatori degli attentati di Parigi fossero stati veramente al – Qaeda o ISIS di certo non avremmo visto all’opera i terroristi più imbranati e smargiassi della storia. I fratelli Kouachi, dopo aver perso una scarpa e massacrato dodici persone, sono scappati a bordo di un’utilitaria in cui è mancato poco che non lasciassero anche il numero della taglia delle loro mutande oltre alle carte d’identità. Dalla serie: «Siamo stati noi, e lo dovete sapere».

Amedy Coulibaly, l’assassino di una poliziotta e di quattro ostaggi nel supermercato ebraico, prima di fare la fine che si era scelto si è addirittura filmato ed ha anche telefonato alla stampa cui ha dichiarato di appartenere a ISIS mentre i fratelli Kouachi, con i quali si sarebbe coordinato, avevano precedentemente comunicato di essere stati finanziati da al – Qaeda dello Yemen.

Ebbene, tali dichiarazioni, specialmente quelle di Coulibaly, sono sembrate delle millanterie di fanatici alla ricerca di “punti” per emergere nell’organizzazione terroristica, un po’ come facevano i picciotti della mafia. A quel punto nessuno, tra amici e nemici, aveva più convenienza a smentirli. E, poi, per quanto queste organizzazioni siano entrambe riconducibili all’estremismo sunnita, non si amano molto e sarebbe la prima volta che organizzano una serie di attentati insieme e senza un minimo di coordinamento centrale o, peggio, affidandosi ai tre funesti scalzacani di Parigi.

E le armi? Se e quando verrà, tale risposta probabilmente affosserà l’intelligence e il governo francesi perché secondo noi le armi adoperate dai terroristi erano già in Francia da prima dell’attentato, arrivate in qualche container via mare, senza che nessuno se ne fosse accorto, magari dai tempi delle ultime rivolte delle banlieue abitate prevalentemente da francesi di origine nordafricana.

Per carità, lungi da noi l’idea di voler vedere chissà quale mistero di fantapolitica nella strage di Parigi, anzi, per noi la spiegazione non è per niente fantascientifica: i francesi della grandeur, della force de frappe si sono fatti semplicemente cogliere alla sprovvista come dei peracottari da tre (micidiali) quaquaraquà del terrorismo. Oddio, dal punto di vista dell’immagine il dopo attentato è stato gestito con un bel senso della regia laddove sono stati invitati a sfilare a Parigi una cinquantina di capi di Stato e di governo per gridare “Je suis Charlie” in faccia al terrorismo. Peccato che tra essi vi fossero anche il rappresentante russo Lavrov, quello ungherese Orbàn e il premier turco Davutoglu, appartenenti a Paesi che, notoriamente, mettono in galera i giornalisti se soltanto osano muovere qualche critica a chi detiene il potere.

In Francia molte cose cambieranno dopo gli attentati ma, soprattutto, cambierà la percezione che i francesi hanno del multiculturalismo. Per quanto ci riguarda, e nonostante gli avvertimenti americani, possiamo stare abbastanza tranquilli. I terroristi provenienti dall’orbe islamico si guarderanno bene dal fare attentati nel nostro Paese, per non portare scompiglio in una comoda base di transito e di stazionamento, dove mobilitano addirittura la Marina Militare per trasportarti a terra, in comodi alberghi, quando arrivi illegalmente magari mischiandoti con profughi veri. Fare un attentato in un Paese del genere sarebbe un crimine. Contro l’Islam.

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