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Noterelle

GIOIA E CRUDELTÀ

EMILIO CORBETTA - 06/02/2015

gioiaÈ struggente la gioia dei bimbi di fronte agli eventi più semplici, che tuttavia ai loro occhi sono importantissimi, splendidi ed affascinanti.

Un foglio di carta bianco da vergare con una matita. È stupendo vedere in quel foglio cose meravigliose, paesaggi con grandi alberi, fiori fantastici, il ritratto delle persone che si amano. Un comune sasso diventa il gioiello più bello e prezioso del paese. Un pezzetto di legno può essere tutto: una bacchetta magica, un martello, un pennello, lo scalpello che incide sulla sabbia, che ovviamente non è tale, ma viene trasformata in un marmo bianchissimo. Tutte cose meravigliose ….. perché la vita è meraviglia!
In Madagascar ho visto un’asticella di legno, munita di due rotelle a una estremità ed un volante simulato da una latta dall’ altra estremità, diventare per quel bimbo miracolosamente la “Ferrari” più bella del mondo. Questo forse spiega perché gli occhi dei bimbi sono sempre belli.
Una semplice magica candelina scintillante diventa il più sontuoso dei fuochi artificiali che inneggiano al nuovo anno o a qualche altro momento felice. La serata si trasforma in una grande festa, bella, sincera con l’ affetto dei cari. Bellissimo, ma ancor più bello è vedere le scintille rispecchiate negli occhi del bimbo!
Si dice che un grande artista, Picasso, abbia affermato che lui a 16 anni dipingeva come Raffaello, ma che poi studiò tutta una vita per dipingere come un bimbo. Lui era convinto d’esserci riuscito, ma io molto spesso di fronte a certe sue opere sento falsità oppure mi rendo conto che in esse la semplicità e nello stesso tempo la grandiosità del pensiero dei bimbi manca.

Gesù disse “…. per entrare nel regno dei cieli dovete essere come questi semplici…” Un pensatore del secolo scorso (Bertrand Russel) affermò un po’ malignamente che Gesù voleva i suoi fedeli ignoranti come i bimbi. Evidentemente Russel non capiva nulla dei bambini e non voleva capire nemmeno Gesù. In effetti non è facile capire che cos’è “il regno dei cieli”
Noi adulti abbiamo perso la capacità di bere la vita con la stessa intensità dei bambini. Incapaci d’accettare la realtà che viviamo, vorremmo avere sempre di più, restando vuoti e tristi. Forse questo è il motivo per cui, quando vediamo i bimbi contenti e felici, anche nella realtà più povera e desolata, ad esempio nelle favelas brasiliane o nelle periferie delle grandi città della maggior parte del mondo, siamo conquistati e ci avvolge una dolce profonda malinconia. Può sorgere in noi un moto d’invidia: in loro c’è la vita che sboccia, che sogna un futuro immenso e felice.

Poi arriva il processo della maturazione, arrivano quelli che pretendono di educare, oppure più drammatico, che violano la loro l’innocenza o addirittura arriva l’abbandono da parte dei genitori. Incombe la sofferenza, la necessità della competizione per la vita, la fame che distrugge tutto.
Poi i drammi della crudeltà degli adulti ignoranti e perversi, degli “orchi” li definirei,che mettono loro in mano le armi costringendoli ad essere i bambini soldato. Pieni di paura devono annullare la vita degli altri se non vogliono perire loro. L’odio al posto dell’amore, i pugni al posto delle coccole, il terrore al posto della poesia.
Recentemente ho vissuto un grande dolore quando, sulle pagine di un quotidiano, ho visto a sinistra la foto d’un bimbo che puntava una rivoltella alla nuca di due adulti, a destra i morti di una strage realizzata facendo esplodere un bambina imbottita di tritolo.
L’uomo, stupendo angelo quando è un cucciolo, invece spaventoso, crudele, perverso, diabolico (forse il diavolo è meno cattivo) da adulto, quando invece potrebbe creare la felicità se coltivasse l’amore invece che la guerra.

È incomprensibile l’eterno ripetersi dell’errore di usare la morte per raggiungere uno scopo; la morte invece genera sempre e solo nuova morte. Sono incomprensibili le contraddizioni di questa stolta umanità sorda alla voce del perdono e tanto pronta a cedere alla sete di vendetta da arrivare addirittura a definirla “dolce”

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