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Società

PALLONE VIETATO A TIMBUKTÙ

MARGHERITA GIROMINI - 06/03/2015

timbuktuNon fosse stato per il bellissimo “Timbuktù”, scarno e agghiacciante film sull’ISIS, candidato agli Oscar come miglior film straniero, il nome per me sarebbe rimasto quello del luogo di una filastrocca francese contenuta nell’Antologia della fiaba, filastrocca il cui refrain è:

Vieni da lontano o da vicino?
Da mille miglia e un pezzettino,
da mille miglia e un po’ di più:
arrivo adesso da Timbuctù.

Timbuktù, città del Mali, assediata dai fondamentalisti islamici.

Gli abitanti si trovano nelle mani dell’ISIS: niente musica, vietati i canti, abolite le sigarette; le donne velate dalla testa ai piedi, le mani coperte dai guanti anche quando, al mercato del pesce, serve averle libere per lavorare. E poi i matrimoni obbligati, le esecuzioni sommarie, l’emarginazione e l’eliminazione delle poche persone libere di pensiero, le lapidazioni degli adùlteri e le frustrate fino allo sfinimento per i disobbedienti.

Tutto sotto il controllo di guerriglieri, armati fino ai denti, che impongono silenzio e intimidiscono persino un mite imam che predica la tolleranza.

Lo sapevamo, sì, l’avevamo letto, l’avevamo visto nei filmati di propaganda. Anche immaginato.

Però la notizia che segue l’ho appresa da questo coraggioso film di Abderrahmane Sissako: è vietato a chiunque, bambini inclusi, giocare al pallone!

Nel film si vede un campetto di calcio ormai dismesso, sotto le mura dell’antica città, con la polvere del deserto che sta invadendo le malmesse attrezzature sportive. Arrivano i ragazzini del villaggio, incuranti del passaggio nervoso delle camionette degli occupanti. Cominciano a giocare tirando calci ad un immaginario pallone. Le squadre si inseguono, calciano nel vuoto, un giocatore cade e si rialza, un goal silenzioso finisce in una porta quasi distrutta. Certo è che non si può nemmeno acclamare la propria squadra né incalzare con le grida l’avversario. Ma i guerriglieri non possono sequestrare un pallone che non c’è, né disperdere dei ragazzini che rincorrono l’aria.

Mi torna alla mente il libro della Morante: “Il mondo salvato dai ragazzini”. E anche il bambino della fiaba dei vestiti nuovi dell’imperatore, che grida per strada che “Il re è nudo”!

Solo dei ragazzi hanno potuto inventare il football senza pallone. Alle proibizioni assurde, con il coraggio dell’età, oppongono l’unica risposta possibile all’oppressione: l’idea di un mondo migliore, dove il gioco e la fantasia abbiano cittadinanza.

Dei 97 minuti di gelo che percorreva la sala non riuscirò a dimenticare questa scena.

«Timbuktù ». Titolo originale Le chagrin des oiseaux. 97 min. – Francia, Mauritania 2014

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