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Politica

LISTE CIVICHE: REALISMO

GIUSEPPE ADAMOLI - 30/04/2015

liste civicheL’astensione elettorale è aumentata molto negli ultimi decenni e si preannuncia in ascesa anche nelle prossime competizioni sia politiche (Parlamento e Regioni) sia amministrative. Si tratta per tanti aspetti di un fenomeno di disaffezione comune a tutte le società nelle quali la democrazia non è considerata in pericolo chiunque vinca le elezioni.

Molte cause affondano in Italia nella crisi della politica, nella confusione delle visioni strategiche, nella difficoltà di capire chi è responsabile di che cosa, nella diffusa sensazione che i “santuari” dei partiti siano impenetrabili: “Se il mio voto non incide perché mai dovrei sobbarcarmi la fatica di votare?”

Un discorso in parte diverso merita il voto per le città. Qui l’elettore conta, può scegliere sindaco e consiglieri, individuare meriti e responsabilità, conoscere i progetti delle varie liste. L’impulso al disimpegno sta nel fatto che anche nelle città il voto diventa spesso una delega in bianco ai partiti e tra una votazione e l’altra il controllo e la partecipazione dei cittadini sono scarsi o come tali percepiti.

Il mio punto di vista è chiaro. I partiti da soli, nemmeno nelle comunità locali, ce la faranno in questa fase a colmare il gap di fiducia con i cittadini. Lo dico da persona che ritiene fondamentale e insostituibile la funzione dei partiti, da persona che ha sempre appartenuto ad un partito fin dall’età di 17 anni e che ancora oggi, pur senza incarichi operativi, è iscritta e attiva nel PD.

Non è di poco significato che in molte città (tra cui Varese) la mobilitazione popolare sui problemi cittadini sia largamente avvenuta per iniziativa di movimenti civici. A volte con idee discutibili, con carenze organizzative, con una limitata presenza di giovani, con impetuosità polemica, ma con un patrimonio di energie, vitalità, intelligenze che sottovalutare sarebbe un grave errore. Alcuni di questi movimenti si muovono perché vogliono presentare delle liste civiche? Meno male, è un’evoluzione partecipativa da apprezzare e incoraggiare.

Qui viene per loro il punto decisivo, il rischio di sopravvalutarsi. Queste liste civiche possono presentarsi orgogliosamente in solitaria ma darebbero soltanto una bella e probabilmente sterile prova di testimonianza. Se vogliono contribuire a guidare una città debbono scegliere da che parte stare, con quali partiti allearsi. Il primo criterio è trasparente, i movimenti che hanno combattuto un’amministrazione hanno già marcato il campo di gioco con le forze politiche che hanno fatto altrettanto.

In questo quadro la responsabilità maggiore spetta ai partiti senza dei quali non si governa affatto una città. Se pensano di utilizzare strumentalmente le liste civiche senza prima aprire un confronto sui progetti, sui candidati sindaci, sulla squadra da schierare sbagliano di grosso. Avrebbero solo l’appoggio di liste “civetta” che servirebbero a poco.

La scelta della coalizione deve essere fatta per tempo. Se ci saranno le primarie, come è vitale in questi casi, tutti devono poter giocare su un piano di pari dignità, sia i candidati espressione dei partiti sia quelli espressione della lista o delle liste civiche. Sarebbe un vero peccato se per mancanza di apertura culturale e di coraggio il centrosinistra perdesse l’occasione di issare sul Palazzo Estense la bandiera del cambiamento.

 

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