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Garibalderie

ONORE AI NOSTRI CADUTI

ROBERTO GERVASINI - 15/05/2015

 

La prima guerra mondiale è anche la quarta guerra d’Indipendenza oppure l’ultima del Risorgimento. Potrebbe esser anche la penultima del Risorgimento se vogliamo fare della Resistenza una seconda liberazione o la terzultima guerra di indipendenza se domani mattina i pochi garibaldini veri rimasti in circolazione si rimettessero a sparare liberandoci una seconda, terza, quarta volta, contro mafia, camorra, malaffare, banditismo partitico e associazionismo senza altri fini del lucro. Ogni italiano le guerre se le numera come crede, siamo una nazione di liberi classificatori.

La prima guerra mondiale è prima mondiale per tutti, questo è un punto fermo.

Dell’epopea risorgimentale garibaldina affascina la tattica dell’assalto all’arma bianca che fino al 1859 fu adottata con successo dal Pepin nazionale che presto ricorderemo a Caprera, il 2 giugno, data della sua morte nel 1882 ed anche festa della Repubblica. Incredibile, ma non in Italia.

Qualche frescone di generale italiano nel 1916 pensava ancora di imitare Garibaldi ma contro le mitragliatrici: geniale, di qualsiasi partito politico fosse e a prescindere dalle raccomandazioni.

Quanti morti ha fatto l’imbecillità dei Comandi rispetto al fuoco del nemico? Viva la Repubblica.

Noi dell’Associazione “Varese per l’Italia 26 maggio 1859” siamo scesi sul campo di battaglia in pochi e senza mezzi, in un anno buio come il 2009 ed abbiamo vinto. Oggi anche a Varese la bandiera della Lega sventola tra i tricolori: neofasci e legaioli si stanno meticciando contro natura e se nel 2009 ministri della Repubblica dicevano di nettarsi il deretano col tricolore, oggi il tricolore se lo trovano in casa, e si spera dopo un bel bucato.

La mostra Ricordi della Grande Guerra è la più impegnativa iniziativa che i garibaldini di Varese hanno organizzato per questo 2015 a cento anni dall’inizio della inutile strage con dieci milioni di morti ed un esercito di grandi invalidi.

La mostra è visibile gratuitamente fino a domenica 24 maggio presso la Camera di Commercio in Piazza Monte Grappa a Varese ed è di sicuro interesse per documenti, cimeli, uniformi,fotografie in gran parte collezionati da Arnaldo Alioli, nome di prestigio del collezionismo che spazia dal Risorgimento alla Seconda Guerra mondiale.

Di sicuro interesse è il poter cogliere i cambiamenti avvenuti sia nell’abbigliamento che nell’armamento nei primi tre anni di guerra sul fronte italiano e ben frubile è l’allestimento, con chiare didascalie. La mostra ha avuto grande successo di pubblico nella prima settimana, e risulta particolarmente attraente per i più giovani.

Chi scrive ha proposto di piazzare all’uscita dalla mostra – si rammenti, con ingresso gratuito – una bella scatola tricolore, modello salvadanaio, con la scritta “Noi abbiamo messo il nostro impegno, Voi metteteci il vostro”.

La proposta di sparare alla schiena a chi scende dalle scale della Camera di Commercio senza dare segni di riconoscimento è stata bocciata dal Consiglio Direttivo dell’Associazione, senza valide motivazioni, secondo chi scrive ed ha proposto. Pazienza.

L’impegno di Varese per l’Italia 26 maggio 1859 è sempre mirato a mantenere la memoria storica ed onorare il sacrificio dei fratelli che la stupidità delle guerre hanno subito insieme a quanti hanno invece creduto di battersi senza risparmio per quegli ideali di libertà, indipendenza e progresso dal primo Risorgimento in poi. Che il rinfrescare le memorie serva a far riflettere anche sulle vane vittorie.

Non si vince solamente sui campi di battaglia. Garibaldi vecchio e paralizzato tornò a Palermo nel 1878, ancora acclamato dal popolo minuto che aveva visto in lui un’occasione di riscatto, invano. Si rese conto che le sue vittorie sul campo non avevano portato ad alcun giovamento tra il popolo e si lasciò andare ad un’amara affermazione: “Se avessi saputo come sarebbe andata a finire non avrei mai iniziato l’impresa”. Un popolo senza memoria storica non ha futuro.

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