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Attualità

BRIVIDI SULLE VIE STORICHE

SERGIO REDAELLI - 19/06/2015

I passi alpini d’alta quota e la colonizzazione walser, le vie medievali dei pellegrini diretti a Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela, le “strade delle obbedienze” nell’Italia settentrionale, il passo del Monginevro in epoca romana, l’antica rotta da Venezia al Santo Sepolcro e il diario di viaggio dello scrittore inglese Samuel Butler, spirito anticonformista e libero pensatore alla scoperta delle Prealpi varesine di cui era innamorato: sono alcuni degli avventurosi itinerari che vi propone il sito www.viestoriche.net curato da una coppia d’impenitenti viaggiatori, Dario Monti e Rosalba Franchi, marito e moglie, lui ingegnere ed esperto topografo appassionato di montagna, di fotografia e di storia alpina, lei insegnante scolastica, giornalista e autrice dei testi.

Qualche settimana fa hanno tenuto insieme, all’Università dell’Insubria, una conferenza promossa dal CAI di Varese sui passi alpini e le comunità walser insediate intorno al Cervino, a Macugnaga e nell’alta Val Formazza. Lui parlava e lei selezionava con cura le foto da abbinare: “Qualche anno fa un censimento contò diecimila abitanti delle Alpi che si rifanno alla tradizione walser e parlano il dialetto tedesco ma sono italiani da ottocento anni – dice Dario –. Discendono dalle comunità che nel Medioevo scesero dal Vallese verso sud quando i valichi alpini erano coperti dal ghiaccio e colonizzarono i pascoli d’alta quota. Approfittavano magari dell’estate per migrare dal passo di San Teodulo tra Zermatt e Cervinia cercando luoghi più tiepidi”.

 “Questi valichi – prosegue – hanno avuto un forte sviluppo a partire dall’Ottocento con la costruzione di alberghi, luoghi di sosta e una fiorente industria delle attrezzature che curiosamente vedeva in prima fila gli inglesi, attratti dai panorami alpini che in patria non hanno e spinti in Italia dal fascino del Grand Tour e dai libri di scrittori romantici come Byron e Wordsworth. Verso la metà del secolo furono conquistate le cime alpine più importanti e non passava mese senza che comparissero grandi articoli sul Times che narravano le imprese degli scalatori inglesi. Gli imprenditori investivano in alberghi moderni e riscaldati, sull’esempio di quelli che già esistevano in pianura. Nacquero società e si mosse soprattutto la classe media inglese con la prima agenzia turistica fondata da Thomas Cook”.

L’alpinismo s’impose anche come sport per le donne, ragazze giovani che dovevano affrontare viaggi pesanti, anche tre settimane senza cambiare abito, in condizioni inospitali, con pioggia e tormenta, chiusi nei rifugi alpini. Il primo viaggio organizzato inglese sulle Alpi svizzere è del 1863 e lo raccontò una donna, Jemima Morell, con un diario di viaggio che rimase nel cassetto quasi un secolo prima di essere pubblicato nel 1940. Famoso è l’incidente che toccò alla spedizione di Edward Whimper sul Cervino nel 1865 in cui morirono quattro scalatori. Fu illustrato dall’incisore Gustave Doré con corpi umani che precipitavano con le braccia spalancate mentre cercavano di aggrapparsi alla corda spezzata, con binocoli e picozze.

Come si viveva e che cosa si mangiava negli alberghi ottocenteschi che aprivano la strada ai lunghi e pericolosi viaggi in montagna? “Parlando ancora del Cervino – risponde Dario – Zermatt aveva alberghi di lusso dove si cenava con dodici portate, in menù salmone con salsa-crema e gallina bollita. Si mangiava una sola volta al giorno, la sera, e si partiva alle tre del mattino. Se i viaggiatori si spingevano fino ai rifugi, la situazione era ben diversa. Trovavano un unico locale arredato in modo rudimentale con un tavolaccio per sdraiarsi e qualche panca. Si mangiava pane e formaggio, scatolette di carne e di zuppa di cipolle, si beveva limonata e caffè in un ambiente reso quasi irrespirabile dal fumo delle stufe”.

Del resto dai valichi alpini, anche quelli minori, erano passate le spedizioni militari e Napoleone Bonaparte era sceso in Italia dal Gran San Bernardo, l’unico passo allora affrontabile con un esercito. Il Generale si era tuttavia trovato in difficoltà perché attraversare la Valle d’Aosta con tanti uomini, armi, cavalli e masserizie aveva provocato pesanti rallentamenti; così appena arrivato a Milano aveva deciso che occorreva aprire un valico nuovo e più sicuro per far passare i cannoni e all’occorrenza sfruttare nuove alternative commerciali. In questo modo era nata la strada napoleonica del passo del Sempione: tutto ben raccontato nel sito viestoriche.net.

Visitandolo, si scoprono gli antichi percorsi giubilari dei pellegrini – un argomento d’attualità ora che papa Francesco ha annunciato l’apertura dell’Anno Santo il prossimo 8 dicembre – e le strade del contado del Seprio, i segreti della Via Francigena e i passi del Bernina, dello Spluga, del San Bernardino, le vie dei monasteri del Lucomagno e altri itinerari emozionanti di oggi e del passato. È un’incredibile serie di avventure raccontate e fotografate passo dopo passo, sul ciglio di profondi burroni e nel cuore di deserti boschi, sulle mulattiere abbandonate e lungo i percorsi devozionali di cui si è perso il ricordo; ma anche percorsi di tutti i giorni come le strade del Vergante.

Insieme Dario e Rosalba hanno partecipato alla redazione di due libri per l’editore Macchione sul passo del Sempione e sul passo del Gottardo e di varie monografie sul tema dei valichi alpini e delle vie storiche. Il loro punto di vista è sempre originale, anche per itinerari a portata di mano: “A chi va al Sacro Monte di Varese consiglierei d’iniziare la salita da Oronco per rendersi conto di come anticamente si affrontava il percorso devozionale e per ammirare le meridiane che si trovano sulla strada – osserva Rosalba – una passeggiata che consiglio a tutti è quella che va dal Campo dei Fiori al forte di Orino, pianeggiante, da cui si godono eccellenti scorci panoramici sul Monte Rosa e fino al Monviso, sia d’estate che d’inverno”.

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