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Editoriale

ARCELLI NEL PARADISO DEI BENEMERITI

MASSIMO LODI - 30/06/2015

Arcelli-archivioSe n’è andato in fuga, come non era mai solito fare quando correva, lui dal passo misurato, tranquillo, regolare. Uno scatto, e via, per ora irraggiungibile. Lassù, in cima, nel paradiso dei benemeriti.
Ci ha lasciato d’improvviso, nel primo torrido giorno d’estate, Enrico Arcelli. Un maestro di atletica, di preparazione fisica, di scienza dell’alimentazione. E di molto altro. Un maestro, anche e soprattutto, di vita: il tratto cortese, lo spirito paziente, l’attenzione verso chiunque gli si rivolgesse. Qualche anno fa, quando gli chiedemmo di scrivere per RMFonline, rispose di sì, nonostante i tanti impegni cui doveva assolvere. Partecipò con entusiasmo alla nostra impresa di volontariato, l’arricchì nobilitandola del suo sapere, ebbe grande seguito tra i lettori. Gliene siamo e gliene saremo grati.
Arcelli è stato molto. Moltissimo. Indagatore dei segreti del corpo umano, ha portato oltre soglie prima di lui non conosciute la medicina sportiva. Gli si deve il miglioramento delle prestazioni in numerose discipline (valga come esempio il record dell’ora battuto da Moser a Città del Messico, sotto la sua guida); e poi il corretto modo d’ottenere il massimo senza deviare nel proibito, avversando risolutamente il doping; e ancora la capacità d’essere formidabile divulgatore del running. Il libro “Correre è bello” fu un successo mondiale, e accostò a una disciplina sino ad allora poco praticata (Anni Settanta) legioni di appassionati.
A Varese Arcelli è stato lo sport. Protagonista (avanguardista) nel calcio, nel basket, nell’atletica, nel ciclismo. Rivoluzionò i sistemi d’allenamento ed ottenne qui da noi i primi, straordinari, memorabili successi. Il Varese-tourbillon di Fascetti, che strabiliò per la sua potenza muscolare, gli fu grandemente tributario. Idem l’Ignis tricolore ed europea di Gamba, che proseguì l’epopea della Valanga Gialla di Messina e Nikolic. La maratona dell’Expo, che si disputerà sulle strade attorno al lago il 27 settembre, non può che essergli intitolata.
Pur non varesino di nascita, egli infatti lo è stato d’elezione. E come pochi altri, forse come nessuno nella contemporaneità, ha esportato un’immagine di serietà ed efficienza, di umiltà e modestia. Addio carissimo Enrico, ti avremo sempre nel nostro cuore.
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Alla moglie e ai figli le condoglianze dell’editore, della redazione e dei collaboratori di RMFonline

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