Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Storia

NOBILE FIORE D’INGEGNO

FERNANDO COVA - 09/10/2015

Villa Cicogna Mozzoni a Bisuschio

Villa Cicogna Mozzoni a Bisuschio

Una eventuale antologia dedicata agli antichi scrittori e poeti di Varese e del Varesotto non dovrebbe dimenticare il poeta Gian Battista Oddoni.

La sua famiglia é registrata come residente nel borgo nei censimenti del 1573/4, pubblicati da Paolo Faré. Nell’Ateneo dei letterati milanesi pubblicato nel 1670 Filippo Picinelli scrive:

 Fra l’amene delitie del Borgo di Varese, quasi fiore nobilissimo d’ingegno, nacque Gio. Battista Oddone. Fattasi un Parnaso della sua patria, si tratteneva con vivacissimo spirito a delitiar con le Muse, riuscendo nell’opere poetiche di non ordinaria eccellenza…

Tale descrizione é in parte una traduzione dal latino della biografia dell’Oddoni pubblicata nel 1645 da Filippo Argelati.

La data di nascita non é nota, comunque si può collocare negli ultimi anni del XVI secolo. Era figlio di Branda e di Doralice Trotti di Castellazzo, quest’ultima possedeva beni nel Varesotto, tra Castelseprio e Malnate. Giovan Battista aveva anche un fratello probabilmente cadetto, Ippolito, dedicatosi alla carriera ecclesiastica, in San Pietro in Gessate a Milano.

Non si conosce nulla sul suo percorso formativo, sia Picinelli sia Argelati identificano l’interesse letterario di Oddoni come un fiore di nobilissimo ingegno> sbocciato in un contesto prettamente locale: fattasi un Parnaso della sua patria.

La prima prova poetica di Oddoni sono gli Idillii (Gli amorosi affetti/ I piaceri d’amore/ Infedeltà rimproverata / Le lodi Dedicati alla Illust.ma Sig.ra Contessa Angela Cicogna ) pubblicati a Milano per i tipi di Giacomo Lantoni nel 1618.

La dedica, compilata a Varese e datata 10 gennaio 1618 é consacrata alla contessa e recita (questi idilli) nacquero, si può dire, in sua casa a Besuscio, ove l’amenità di quel cielo e l’umanità singolare de’ Signori miei padroni, che con tanti regali e cortesie mi favorirono, mi diede instinto e vena di scrivere questi pensieri.

Angela Mozzoni aveva sposato nel 1581 il conte Giovan Pietro Cicogna junior, membro del Consiglio Segreto, capitano della fanteria spagnola e commissario generale delle tasse e dell’esercito per lo Stato di Milano. Oddoni servì, come egli stesso vanta nella dedica, presso la grande residenza familiare dei Cicogna Mozzoni di Bisuschio; essendo al servizio di questo importante casato, che possedeva numerosi beni immobili a Milano, poté inserirsi nel circolo culturale dell’importante editore Giacomo Lantoni.

Ottenuti successo e visibilità, l’Oddoni nel 1621 si propone alla corte di Mantova presentato al gran cancelliere di corte Alessandro Striggio da Francesco Nerli, ambasciatore dei Gonzaga a Milano:

 Il signor Giovanni Battista Oddoni, per professione poeta e per valor di tal merito che per l’opere sue posso credere sia molto ben da Vostra Signoria Illustrissima conosciuto, desidera farsi conoscere da Sua Altezza, et a quest’effetto se ne viene a Mantova. M’ha ricercato d’esser appoggiato alla protezione di Vostra Signoria Illustrissima per introduzione all’Altezza Serenissima, et io non ho voluto mancare di servirlo.

Oddoni presenta una tragedia: l’Edemondo, pubblicata da Lantoni nel 1621, con una dedica indirizzata alla “Altezza Serenissima di Mantova”, il duca Ferdinando Gonzaga, invocato, prematuramente, come Serenissimo Signor mio e Padron colendissmo.

La tragedia alla corte mantovana non suscitò entusiasmi; in data 1 aprile 1622 da Varese scriveva al duca domandando umilmente un’opinione sulla tragedia (pubblicata ormai da un anno) e inviando un’anticipazione di rime da pubblicarsi di lì a poco.

Le Rime, pubblicate nel 1623, sono dedicate all’Altezza Serenissima di Mantova, contengono cinquantun sonetti nella prima parte e la ripubblicazione con numerose correzioni e rifacimenti degli Idillii.

Non avendo conseguito il successo finanziario, il poeta continuava a svolgere il ruolo di “postaro” per la distribuzione di olio d’oliva prodotto da un’impresa agricola nel 1624 a Varese. Sempre negli anni Venti, Oddoni sembra aver contratto matrimonio e dall’ unione erano nati almeno due figli, Carlo Antonio e Francesco.

In questo periodo, per motivi giudiziari non identificati, fu costretto a lasciare Varese abbandonando il progetto di raggiungere Mantova. Si trasferì, facendo il salto di qualità da anni ricercato, alla corte torinese di Carlo Emanuele I, re incline al mecenatismo e simpatizzante delle più innovative tendenze artistico-letterarie.

Pubblicò il componimento Il pastor d’Adda e successivamente una favola piscatoria, dedicata a Carlo Emanuele I e intitolata L’Arione.

Nel 1628, nel periodo torinese, pubblicò l’idillio “Nel felice natale del nuovo Serenissimo Prencipe di Carignano”, stampato senza alcuna indicazione tipografica. L’ultima composizione di Oddoni fu un poema encomiastico dedicato a Carlo Emanuele I che rimase incompiuto per la morte dello scrittore avvenuta a Torino, nel 1630 causata dal contagio pestilenziale, cogliendolo in ancor giovane età. Diversi studi inerenti alla vita e opere di Oddoni sono stati effettuati da Giuseppe Alonzo.

 

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login