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Storia

“COSTRUTTORI” DI MUSICA

FERNANDO COVA - 13/10/2017

I Pelitti sono stati una famiglia di costruttori di strumenti musicali a tastiera e a fiato attiva a Varese nel secolo XVIII, poi a Milano dal terzo decennio del secolo XIX.

 Fondatore, a Varese, fu Luigi Giulio Melchisedech Pelitti, nato nel 1736 e figlio di Francesco Aquilino Giacob; scopo sociale dell’impresa era la realizzazione di «clavicembali e organi da chiesa».

 L’azienda fu fondata probabilmente dopo la metà del Settecento da Luigi Giulio che morì dopo il 1785. L’attività fu proseguita  dai figli Paolo (nato nel 1765, morto dopo il 1797) e Giovanni (nato nel 1775, morto dopo il 1820), questi decisero di diversificare la produzione inserendo anche gli  strumenti d’ottone; il più giovane si dedicò anche al commercio degli strumenti.

Il secondogenito di Paolo (nato nel 1795, morto dopo il 1815), prese i voti come francescano con il nome di Aquilino, ma continuò per diletto a costruire strumenti a tastiera.

 Giovanni Pelitti ebbe nove figli e tre di questi, Paolo, Giuseppe e Carlo, continuarono a dedicarsi alla costruzione degli ottoni.

Paolo, nato nel 1802, trasferì la fabbrica da Varese a Milano verso il 1822.

Giuseppe, nato nel 1811, e Carlo, nato nel 1818, si stabilirono anch’essi nel capoluogo lombardo. Quando Paolo si trasferì a Genova nel 1828 per impiantarvi una nuova azienda (ivi morì nel 1844), Giuseppe rilevò la fabbrica milanese.

 Nel 1835 a Carlo fu affidato il ruolo di capo-officina, ch’egli mantenne fino alla morte, avvenuta a Milano nel 1864.

Si deve però a Giuseppe Pelitti, “uomo straniero quasi alle lettere, ma pur dotato di uno squisito sentimento artistico e di una rara potenza inventiva”, come recita un documento dell’epoca, l’imponente successo ottenuto dalla ditta a partire dagli anni Trenta, nonché l’invenzione di vari strumenti musicali a fiato, alcuni dei quali ebbero duraturo successo.

 Un catalogo dell’esposizione degli strumenti musicali milanese del 1861 così lo Presenta: “Andrà ripetendo cosa del pari notissima dicendo che il Pelitti non è soltanto costruttore, ma inventore benanco di molti strumenti e fortunato modificatore di altri”.

 Nel 1835 Giuseppe ideò il ‘bombardino’, strumento a fiato, che riscosse grande consenso nelle bande italiane. Dieci anni più tardi sottopose otto strumenti diversi al giudizio dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, tra cui il ‘pelittifono’ e il ‘controfagotto metallico’, descritto come “molto più sonoro del controfagotto comune”.

 A questi va aggiunto il ‘bombardone’, che ottenne dalla commissione dell’Istituto un lusinghiero giudizio interlocutorio; ripresentato nel 1847 chiamato ora ‘pelittone’, era accompagnato da attestazioni di numerosi e autorevoli musicisti che ne confermavano la validità, ciò che gli valse l’ambita medaglia d’oro.

 Il figlio Giuseppe Clemente, nato nel  1837, dimostrò precoci doti tecniche e imprenditoriali e  che affinò durante un viaggio di studio nelle  più rinomate fabbriche di strumenti a fiato tedesche e francesi; nel 1860, aprì una propria officina, assumendo 40 operai.

Alla morte di Giuseppe, nel 1865, le due aziende vennero accorpate e la nuova impresa si trasferì in via Castelfidardo a Milano verso il 1870.

 Alla morte di Giuseppe Clemente, il 16 marzo 1905, la gestione della fabbrica passò per alcuni anni alla vedova  poi passò a Carlotta Gola fino al 1915, che vendette la ditta Pelitti ai fratelli Amedeo e Mario Bottali, già proprietari della fabbrica Antonio Bottali.

 Fu grazie alle doti imprenditoriali di Giuseppe Clemente, che la già florida azienda Pelitti ebbe dunque ulteriore impulso, sia ampliando la gamma dei prodotti, sia esportando in molti Paesi con depositi a Buenos Aires, Lima e Montevideo.

 Partecipò alle Esposizioni di Londra nel 1851 e 1857; di Parigi nel 1853 e 1855; di New York nel 1853; di Firenze nel 1861.

 Altre invenzioni, oltre a quelle citate, furono  il” duplex” costituito da  due strumenti abbinati in un unico corpo, quelli personalizzati per fanteria, cavalleria e marina, adatte per le esecuzione durante la marcia, a cavallo da seduti; la ‘tromba alla bersagliera’ (1870) venne adottata dappertutto in Europa, in Germania per ordine dell’imperatore Guglielmo venne adottata dall’esercito; essa è tuttora conosciuto nel mondo anglosassone con il nome bersag horn.

 Su esplicita richiesta di Giuseppe Verdi vennero realizzate le trombe per la ‘prima’ dell’Aida al Cairo.

 La più importante serie di strumenti a fiato Pelitti, alcune decine di esemplari, si trova a Roma nel Museo nazionale degli strumenti musicali, dove è conservata anche la collezione privata della famiglia.

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