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Storia

SACCO, MULTIFORME INGEGNO

FERNANDO COVA - 29/09/2017

La lapide a Sacco all’università, già Ospedale Maggiore, di Milano

La lapide a Sacco all’università, già Ospedale Maggiore, di Milano

“Ad erudirsi ognor più viaggiò per Italia, e fu sempre bramoso di visitare l’America; ma senz’effetto gliene rimase il desio; una volta quasi al momento di partire ne venne distolto dalle preghiere, per non dire comando, d’una regnante principessa: felice impedimento! chè il vascello, al cui bordo avrebbe dovuto trovarsi il nostro dottor Sacco, fece naufragio!!”. Così nella “Vita e opere del grande vaccinatore italiano Dottor Luigi Sacco… del dottore Giuseppe Ferrario” edito a Milano nel 1858.

Oltre che bravo anche fortunato!

Luigi Sacco nacque a Varese (1769 – Milano 1836) in casa Ghirlanda, diventò il celebre medico che introdusse in Italia la vaccinazione antivaiolosa messa a punto da Jenner, vincendo le paure insite in questo nuovo metodo.

In campo medico oltre alla vaccinazione antivaiolosa, sperimentò l’uso dell’agopuntura, dello iodio per curare certe infermità, del cloro per il contagio petecchiale e della litotrizìa o litotripsia ovvero la procedura e tecnica che mira alla frantumazione e riduzione dei calcoli così da agevolarne l’eliminazione, per la quale fece appositamente costruire un semplicissimo letto d’operazione.

Così un contemporaneo “Il nostro dottore Sacco non lasciava passare veruna novità medica o chirurgica, senzadio non vi fermasse la sua attenzione”.

Oltre che alla medicina si dedicò ad altre attività, sempre finalizzate al miglioramento della qualità della vita e al progresso della scienza.

Dopo il blocco napoleonico ai prodotti provenienti dall’Inghilterra, trovò prodotti alimentari alternativi e ricevette nel 1811 un premio “per avere il primo eretto nel Regno una Fabbrica di Zuccaro di Barbabietole” in alternativa allo zucchero di canna o d’ uva. Presentò anche: “Saggi particolari di siroppi, di zucchero, di rum, caffè e tabacco tratti dalle cosiddette barbabietole; macchina per accelerare l’evaporazione del succo ed impedire che una quantità di zucchero cristallizzabile non si converta per avventura in mucoso zuccherino”.

L’I.R. Istituto del Regno Lombardo-Veneto, nella Festa del 4 Ottobre 1820, premiava il dottore Sacco con Medaglia d’Argento, per una nuova macchina atta a ben preparare il lino e la canapa senza macerazione.

Grandiosa fu l’operazione d’idraulica agraria, nella palude del Pian di Spagna di Colico, unitamente al francese Giacomo Rousselin; dopo tale bonifica la popolazione del paese passò da mille a duemilacento abitanti e nei terreni bonificati trovarono lavoro oltre quattrocento persone.

 Fu anche un appassionato floricoltore amante delle camelie, fiore che viene dall’Oriente: dalla Cina ed dal Giappone e che, per caso fortuito, è stata introdotta in Europa a metà del XVIII secolo.

Ai tempi, infatti, i paesi dell’Est asiatico esportavano la pianta del tè (Camelia sinensis) nel vecchio continente e per errore caricarono sulle loro navi alcuni esemplari di camelia da fiore.

A Milano in corso Monforte, Sacco coltivava camelie in vaso ed a terra; il suo giardino era stato attrezzato con ampie serre dove nel pavimento scorreva dell’acqua calda e proprio in questo giardino fiorì la prima camelia “lombarda” nel 1793-94, seguita poi da numerosissime altre, tanto che a un certo momento egli poté vantare il possesso di ben 12.000 esemplari, in rappresentanza di 400 varietà.

Nella Biblioteca del Museo civico di Milano si possono ammirare 59 tavole di camelie dipinte ad acquarello tra il 1830 e il 1833 da un ignoto artista, riprodotte dal vero nel giardino di corso Monforte.

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