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Storia

UN LETTERATO IN ESILIO

FERNANDO COVA - 26/05/2017

orrigoniFilippo Picinelli nel suo “Ateneo dei Letterati Milanesi” così introduce la vita dell’Orrigoni: “Il Borgo di Varese, con particolari benedittioni dalla prouidenza diuina è gratiato, poiche iui, e la terra produce frutti d’isquisita bontà, e gli huomini generano figliuoli di viuacissimo ingegno. Si vanta quel Borgo d’esser illustrato da nobilissime famiglie Castiglioni, Albutij, Biumi, Bianchi, Orrigoni &c. per tanto da quest’ultima nacque, come spiritoso ruscell, da copiosa fonte il Sig. Carlo Giuseppe…”.

Carlo Giuseppe Orrigoni, discendente da famiglia aristocratica e benestante, nacque verso il 1595, studiò dai Gesuiti a Brera e successivamente a Pavia ove si laureò nel 1618.

Dopo la laurea ebbe una dura vertenza legale con la Biblioteca Ambrosiana: interrogato dall’Inquisizione milanese confessò di avere consultato in quella istituzione, ove conduceva studi filosofici – letterari, varie opere messe all’Indice e di averne trascritti numerosi passaggi. Tale accusa richiese l’intervento del Sant’Uffizio sollecitato da Federico Borromeo in persona; dopo un duro processo a Roma subì un lungo periodo di prigionia e condannato a pagare una notevole multa preferì commutarla con la pena dell’esilio.

Si stabilì a Genova verso la metà degli anni Venti sfruttando l’amicizia di alcuni figli dell’aristocrazia repubblicana, suoi compagni di studi a Pavia con un forte appoggio delle conoscenze nella amministrazione spagnola a Milano. La Spagna e Genova infatti erano alleate.

Con scarse risorse economiche e con solo alcune pubblicazioni occasionali, ma con buone conoscenze, riuscì a inserirsi nel milieu degli intellettuali e da questi elogiato per l’altissimo profilo e presentato come uomo perseguitato dalla sfortuna.

La sua ascesa continuò a tal punto che negli anni Quaranta entrò a far parte dell’Accademia degli Incogniti dialogando anche ai più alti livelli della vita politica repubblicana italiana ed europea.

 La sua produzione fu impressionante soprattutto generi encomiastici, epistole, epitalami, odo, prose nuziali ed eroiche, sonetti panegiristici non senza disdegnare la lirica amorosa, l’idillio e la prosa morale.

Dal 1627 al 1640 è scrittore ufficiale e sempre presente nell’ambito delle pubblicazioni repubblicane riconosciuto come poeta adatto alle celebrazioni in versi di qualsiasi progetto. Dedicò varie opere agli appartenenti delle famiglia Doria ma anche al governatore dello stato di Milano Alvaro II di Bazan, marchese di El Viso, successivamente comandante generale della flotta napoletana o al cardinale milanese Gian Giacomo Teodoro Trivulzio.

Nei cambiamenti politici che avvennero a Genova, l’Orrigoni si adattò molto bene, spesso intuendo e anticipando gli eventi, riuscendo sempre a mantenere il successo fino alla morte che dovrebbe essere avvenuta dopo il 1647 in quanto nel “Teatro d’Huomini Letterati” di Girolamo Ghidini pubblicato nel 1647, viene indicato che “ha pronto per la pubblicazione “ Il Caduceo de’ Genovesi nel quale…”, ma viene anche indicato che soffre di poca salute.

Per documentare la flessibilità e la versatilità elenco alcune opere che spaziano in vari generi: Pensieri poetici; Poesie… All’ill.mo et eccell.mo Gio. Andrea Doria; Discorsi amorosi… All’illustrissimo signor Alessandro Saoli; Idilli All’illustrissimo signor D. Aluaro Bazano…; Rime liriche; Poesie eroiche; Le glorie del Vaticano. Encomio alla santità di N.S. Urbano VIII; La porpora. Encomio all’emin.mo e rev.mo sig.re il Signor Cardinale Odescalco; Poesie; Le giuste contentezze. Epitalamio nelle felicissime nozze de gl’ Illustrissimi Signori Conte Carlo Doria e Settimia Spinola.

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